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Il Gorgonzola piace perché...?

Novara - Si è svolto mercoledì 11 aprile all’Hotel Westin Palace di Milano l’incontro “Il Gorgonzola piace perché…?” organizzato dal Consorzio per la tutela del Formaggio Gorgonzola. L’incontro, che riunisce annualmente sotto lo stesso tetto i produttori di Gorgonzola, è stato l’occasione per presentare anche alcuni dati sul consumo e la produzione di questo formaggio, terzo tra quelli vaccini per giro d’affari dopo i due grana, ma anche per sfatare alcuni miti relativi alle sue proprietà nutrizionali.

Presentati da Emanuela Folliero, sono intervenuti lo chef Antonino Cannavacciuolo, Martina Colombari, la nutrizionista Samantha Biale, il comico Andrea Pucci, la blogger Francesca Guatteri, Giuseppe Minoia di GFK e il Presidente del Consorzio Gorgonzola Renato Invernizzi che ha fatto gli onori di casa.

Il 70% delle famiglie, oltre 18 milioni di italiani, consuma abitualmente il Gorgonzola, rivela Giuseppe Minoia di GFK aggiungendo che l’Italia è il primo Paese al mondo per amore verso il cibo. In un popolo di “food passionate” come il nostro, che mette cioè il gusto al primo posto, ciò che piace particolarmente del “re degli erborinati” è il fatto di portare con sé il territorio in cui viene prodotto. Inoltre - aggiunge Minoia – la versatilità e la facilità di utilizzo del Gorgonzola sono particolarmente amate dai millennials, autentici rappresentati della categoria di “food playing”, cioè di coloro che in cucina amano esplorare, sperimentare e condividere.

A questo proposito la blogger Francesca Guatteri - autrice di www.vivereperraccontarla.com – dichiara che le foto del Gorgonzola condivise sui social non conosco stagionalità e che le ricette fanno abitualmente incetta di “like”.

Il Re degli erborinati, come rivelato dalla gente comune protagonista di un “gustoso” filmato registrato per le strade di Milano, non lascia indifferenti e chi lo ama lo fa incondizionatamente nonostante qualche timore per il colesterolo.

Fa chiarezza la nutrizionista Samantha Biale, sottolineando come un etto di Gorgonzola abbia la stessa quantità di colesterolo di un etto di carne MAGRA di vitello, di fuso di tacchino, di pollo (senza pelle), di bresaola o di orata o branzino di allevamento.  Aggiunge inoltre che, secondo la psicobiotica, ovvero la scienza che studia come i batteri presenti nell’intestino siano capaci di influenzare il nostro umore, il Gorgonzola, grazie alla sua fermentazione, può essere definito un “mood food” grazie alla sua capacità di contrastare l’ansia e aumentare il tono dell’umore

Martina Colombari, vera fitness addicted, ha rivelato di non consumare carne e di mettere spesso il gorgonzola in tavola proprio perché contiene vitamina B12, presente solo nel regno animale e molto utile per favorire la produzione di globuli rossi e combattere l’anemia, oltre ad essere ricco di zinco che aiuta a rafforzare il sistema immunitario. La Colombari, da sempre molto attiva nel sociale, racconta anche del rapporto speciale con la lega alle persone con disturbi alimentari ricoverate a Villa Miralago, in provincia di Varese, ottenendo l’impegno del Presidente del Consorzio Gorgonzola, Renato Invernizzi, ad individuare una fonte di collaborazione.

Tra gli interventi dissacratori di un irrefrenabile Andrea Pucci, non sono mancati i consigli di cucina del bistellato Antonino Cannavacciuolo, testimonial del Consorzio da un quinquennio, che lo abbina agli ingredienti più insoliti, dalle cozze, al sedano rapa fino alla mela verde.

Alla domanda iniziale “Il Gorgonzola piace perché…?” pare esserci quindi un’unica risposta possibile: perché è buono e fa bene!

La qualità e l'autenticità del GORGONZOLA, inserito nella lista dei prodotti D.O.P. dal 1996, sono assicurate da una severa legislazione che definisce la zona geografica per la raccolta del latte e la stagionatura, oltre agli standard di produzione.

Forse non tutti sanno che solo il latte degli allevamenti bovini delle provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato può essere utilizzato per produrre il gorgonzola conferendogli la denominazione d’origine protetta.

Ogni forma di gorgonzola deve essere marchiata all'origine e riportare sempre l'indicazione del caseificio in cui è stata prodotta. Perché possa essere venduto come tale, il gorgonzola D.O.P. deve essere avvolto in fogli di alluminio recanti la  del Consorzio senza la quale il formaggio semplicemente non è gorgonzola!

Il Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola è stato creato nel 1970 ed ha sede a Novara.E’ un ente senza fini di lucro che raggruppa 37 caseifici che rappresentano il 100% della produzione globale. Il Consorzio, che dipende direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha il preciso scopo di vigilare sulla produzione e sul commercio del gorgonzola DOP e sull'utilizzo della sua denominazione al fine di tutelare produttori e consumatori. Il Consorzio promuove tutte le iniziative tese a salvaguardare la tipicità e le caratteristiche del gorgonzola preservandole da ogni abuso, concorrenza sleale, contraffazione, uso improprio della DOP e comportamenti illeciti. Inoltre, in collaborazione con le Università, gli Istituti di ricerca e gli Istituti Tecnici Lattiero-Caseari, il Consorzio promuove ricerche tecnico-scientifiche.

I NUMERI DEL GORGONZOLA

  • Il Gorgonzola è il 3° formaggio di latte vaccino per importanza nel panorama dei formaggi DOP italiani, dopo i due grana.
  • 720 milioni di euro circa è il volume d’affari del gorgonzola al consumo oggi.
  • 4.732.715forme è stata la produzione globale di Gorgonzola Dop (Dolce e Piccante) nel 2017.
  • La tipologia “Piccante”, con le sue 518.099 forme prodotte nel 2017, dato in costante crescita, rappresenta l’11% della produzione totale
  • 37 aziende associate e 1.800 aziende agricole sono dedicate alla produzione di Gorgonzola nella zona consortile.
  • 16  le province, distribuite tra Piemonte e Lombardia, che costituiscono la zona consortile.
  • In Italia le vendite si suddividono per il 65% al nord-ovest, 19% nel nord-est, 9% nel sud e nelle isole e il 7% al centro.

 

  • Circa un terzo della produzione è destinato all’esportazione, prevalentemente nell’Unione Europea (con la Germania e la Francia che assorbono più del 50% dell'esportazione totale), ma anche negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone, paese in cui il consumo di formaggi italiani è in forte crescita.