Casale Corte Cerro - Quello di Sara Ottini si può definire in molti modi: coraggio, slancio, impegno civile. Ma noi preferiamo pensare sia consapevolezza, umana e sociale. Perché Sara Ottini scopre che il suo bellissimo Fabio detto Bubi è un bimbo autistico e attraversa un primo momento di smarrimento ma poi “rinasce” con lui. Di rinascita si può parlare perché Sara Ottini e il marito nonché papà di Fabio cominciano una nuova vita. Una vita di scoperte, crescita, entusiasmo e tenacia. Fabio adesso ha tre anni e mezzo, una condizione autistica non genetica e di causa non nota, due genitori che camminano con lui e un vero e proprio team di specialisti che fanno terapia comportamentale.
Incontriamo Sara Ottini che ci dice che «Fabio e loro sono una famiglia felice» perché hanno trovato serenità in un percorso di conoscenza e di condivisione, riescono ad organizzare la loro quotidianità insieme, investono energie e risorse per il percorso di autonomia fondamentale per Bubi.
Il piccolo Fabio riceve il possibile dai servizi sanitari pubblici ma non basta. Fortunatamente, ci spiega Sara, «la nostra situazione economica ci consente di avere più logopedia e psicomotricità e un revisore che segue l’evoluzione di Bubi.»
Su questa esperienza, Sara Ottini scrive “Il sogno di Bubi”, una favola per adulti e bambini il cui primo obiettivo è informare perché vuole che tutti possano capire cosa vuol dire essere persone autistiche, ma che ha anche la speranza di spalancare una finestra sull’inclusione.
«Bubi, Lollo e Beber sono persone autistiche, non con l'autismo. Essere è diverso da avere. L'autismo non si cura, si comprende» così scrive Sara. In effetti i protagonisti del libro sono Bubi, Lollo e Beber, non personaggi di fantasia ma bambini in carne ed ossa (Fabio e due suoi amichetti) e quello che la Ottini trasmette è un messaggio potente: più che combattere malattie dobbiamo combattere pregiudizi.
Le etichette, l’ignoranza, l’emarginazione, sono in effetti i mali peggiori con i quali ci confrontiamo ogni giorno in una dimensione che troppo spesso esclude ogni differenza invece di includerla come ricchezza.
Sara e il marito fanno tantissimo per Bubi ma anche, forse soprattutto, con Bubi. La chiave di consapevolezza è proprio questa: gioire per le espressioni della vita e imparare ad accogliere le avventure, le difficoltà, le sofferenze. In tutto c’è un risvolto positivo che possiamo e dobbiamo tirar fuori.
«Ho voluto scrivere un libro per diffondere conoscenza sulle persone autistiche, per aiutare le famiglie con figli autistici e in generale perché occorre davvero una visione diversa e profonda della disabilità.»
Quella di Sara Ottini è anche una “denuncia” di amore e responsabilità. Lei ha i mezzi per sostenere moltissimo il cammino di Bubi per la sua massima autonomia ma molti altri genitori non hanno le stesse possibilità e questo è molto, anzi troppo penalizzante. Forse ognuno di noi può trarre da “Il sogno di Bubi” anche questa lezione, quella di favorire una maggiore attenzione per questi bisogni e di curare sempre la solidarietà.
Il ricavato della vendita di “Il sogno di Bubi” è stato interamente devoluto all’Associazione Kenzio Bellotti, alla Parrocchia di Casale Corte Cerro e all’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Persone con autismo) del VCO.
A noi non resta che complimentarci con Sara per la favola e per lo splendido esempio e abbracciare Bubi, Lollo e Beber!