Miasino - La Carovana nazionale Antimafia ha fatto tappa tappa a Miasino, al castello che dopo tanta attesa, grazie al lavoro di istituzioni e società civile dallo scorso febbraio è di nuovo libero: un esempio positivo di un percorso possibile. «Nel mio intervento ho voluto ricordare il lungo, troppo lungo, percorso che ha portato a ritorno del Castello nelle disponibilità dello Stato» spiega il consigliere regionale, Domenico Rossi, che ha dapprima proposto e quindi fortemente sostenuto la decisione della Regione di acquisire la struttura. «Molte cose non hanno funzionato in questi anni e non solo per le scelte della famiglia Galasso che ha cercato di mantenere in possesso del bene, ma anche perché troppo spesso è mancato il coraggio o la volontà di intervenire: penso ad esempio alla richiesta di disponibilità all'acquisizione, nel 2012, da parte dell'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, cui nessuno rispose affermativamente».
Una ragione in più per spingere sull'acceleratore del riuso sociale del bene. «Il nuovo percorso – commenta Rossi - è cominciato nell'ottobre 2014 e dopo 12 mesi ci ritroviamo qui: non possiamo permetterci tempi tanto lunghi nella lotta alla mafia. Grazie all'impegno di molti siamo ad una svolta cruciale di cui ciascuno di noi, politico, amministratore o semplice cittadino, deve sentirsi responsabile: occorre fare in fretta, per questo lo ricordo settimanalmente all'Assessore Parigi, che ha ricevuto incarico dalla Giunta si seguire l'iter, al fine di essere tempestivi non appena la Regione sarà in possesso del bene». Una sollecitazione a rimboccarsi le maniche e lavorare in squadra raccolta dai molti rappresentanti delle istituzioni, dai Sindaci del Territorio al presidente dell'Anci Piemonte, Andrea Ballarè e all'Onorevole Davide Mattiello, presenti al parco del Castello con una cospicua rappresentanza di giovani e del mondo dell'associazionismo. «L'ho già detto altre volte – conclude Rossi - credo che i beni confiscati e riutilizzato siano un simbolo importante, un monumento da mostrare ai ragazzi, un luogo dove portare gli studenti, perché simbolo di una comunità capace di opporsi e di riscattare se stessa».