Borgomanero - La celebrazione del 77esimo anniversario della Liberazione, si è tenuta “in presenza” lunedì 25 aprile : alle 9.45 a Palazzo Tornielli a Borgomanero il ritrovo a cui è seguita una Messa nella Collegiata, celebrata da don Marco Borghi, in memoria dei Caduti. Alle 10.45 in piazza Martiri il ritrovo con la delegazione di Cureggio a cui è seguito un corteo verso il parco della Resistenza con la deposizione di una corona al monumento dei Caduti. E’ seguito il saluto dei Sindaci di Borgomanero Sergio Bossi e Cureggio Angelo Barbaglia. Le riflessioni degli alunni delle Scuole cittadine, tra cui quella di Yuliya Velichko, ragazza ucraina frequentante al momento la 3 C, hanno chiuso la cerimonia.
Questo il discorso del sindaco Bossi: "Cittadini, Autorità Militari, Cari Ragazzi, è per me un vero onore portare il saluto dell’Amministrazione Comunale alla celebrazione per il 77esimo anniversario della Liberazione. Quella di oggi è, e deve essere, soprattutto una Festa. La Festa della speranza, della civiltà. La Festa di tutti coloro che credono nei principi che sono alla base del nostro Stato di diritto, di tutti coloro che si riconoscono nella comunità internazionale e nei valori che ne ispirano l’operato. La Festa di chi ha creduto nella rinascita del nostro Paese e nell’Europa come fulcro di pace tra i popoli e di benessere sociale. Vorrei dedicare la ricorrenza che celebriamo oggi ai giovani, a coloro che rappresentano il presente ed il futuro di questa Città e dell’intera Nazione. Il 25 aprile è, innanzi tutto la loro Festa, perché i valori che ispirarono i giovani in quelle drammatiche fasi della storia sono gli stessi valori posti a fondamento della nostra Costituzione e della vita dell’intera comunità nazionale. E’ anche per questo che è giusto e doveroso tramandare la storia alle future generazioni; la memoria nazionale è infatti il principale baluardo affinché le tragedie vissute nel novecento non possano più accadere, non possano più ripetersi. Le istituzioni tutte devono farsi carico di approfondire, spiegare, raccontare cosa significò la privazione della libertà, l’instaurazione della dittatura, la vergognosa politica razziale, la tragica deriva della guerra. Così come c’è bisogno di far conoscere le storie ed il coraggio di chi non si piegò al regime, chi seppe resistere, chi sacrificò la propria vita per il bene comune, per la costruzione di quell’Italia democratica e pacificata che noi abbiamo ereditato e che dobbiamo ogni giorno preservare e armare. Noi ne abbiamo un fulgido esempio nelle due medaglie d’oro Mora e Gibin. La Liberazione è anche il frutto di tante storie come questa, di storie di italiani che dobbiamo onorare e tramandare, insieme a quei valori di libertà e democrazia che ne rappresentano la più preziosa eredità. Oggi stiamo combattendo una battaglia ben diversa, ma altrettanto piena di sofferenze e difficoltà. Il nemico invisibile che due anni fa ci costringeva in casa, oggi purtroppo porta spesso a scontri, dettati dalla stanchezza e dall’esasperazione del vivere nell’incertezza economica. Dopo due anni dall’inizio della pandemia siamo diventati diffidenti, meno pazienti, più inclini all’egoismo e all’indifferenza. Eppure, dobbiamo trovare in noi la forza di mettere da parte la sfiducia e la paura: agire insieme per il bene di tutti è l’unica via che possiamo intraprendere per uscire da questo periodo difficile e rialzarci. Ciò che sta succedendo in Ucraina deve farci pensare e riflettere seriamente. I venti di una guerra, anche se lontana dai nostri confini, possano per scelte sconsiderate colpire l’Europa ed il mondo intero. Per questo il nostro impegno deve essere rivolto a conseguire la pace. Come ha detto il Santo Padre, piantare una bandiera su una montagna di relitti non è una vittoria né una soluzione di pace. Facciamo in modo che l’Italia promuova e solleciti tutti gli Stati, in particolare quelli europei, a raggiungere in tempi brevissimi il traguardo della pace. Vorrei dire soprattutto ai giovani di oggi: il ricordo, la consapevolezza del dolore, dei sacrifici, dei tempi bui che, nel corso del tempo, abbiamo più volte attraversato, ieri come oggi, ci tengono uniti. Ci fanno riconoscere nel nostro comune destino. Quel ricordo è il cemento che tiene insieme la nostra comunità. Viva il 25 aprile, viva la Repubblica, viva l’Italia".