Novara - I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Novara hanno individuato una ingente evasione fiscale perpetrata da una Società ubicata nel medio novarese ed operante nel settore della commercializzazione di materiale ferroso. L’attività ha preso avvio allorché i militari della Sezione Tutela Entrate, direttamente coordinati dal S.Ten. Sammarco, a seguito di un accesso presso la sede societaria notavano come, a fronte di un volume d’affari dichiarato di svariati milioni di euro, la potenzialità operatività aziendale - in termini di personale, macchinari, beni strumentali, magazzini - fosse pressoché inconsistente. Inevitabile, a quel punto, l’avvio di una complessa serie di accertamenti che hanno portato ad acclarare come l’impresa in questione costituisse parte di un articolato meccanismo fraudolento, definito in gergo “frode carosello”, finalizzato alla frode dell’I.V.A. e delle Imposte Dirette.
Tale meccanismo criminoso prevede, di norma, l’interposizione di uno o più soggetti economici (definiti “cartiere”) che effettuano acquisti fittizi dai fornitori, rivendendo successivamente le merci al reale compratore assumendosi così l’integrale debito di imposta, salvo poi omettere la presentazione delle previste dichiarazioni fiscali procedendo all’occultamento od alla distruzione delle scritture contabili, senza dunque corrispondere all’Erario alcuna imposta sul valore aggiunto; il reale acquirente si trova, di contro, ad utilizzare fatture alle quali è regolarmente applicata l’I.V.A., in relazione alle quali assume il diritto alla detrazione. Si tratta, generalmente, di soggetti economici che quasi sempre hanno vita operativa brevissima e ai quali vengono sostituiti dopo poco tempo altri analoghi, al fine di impedire - o rendere quantomeno estremamente complessi - gli accertamenti da parte degli Organi preposti. L’impresa individuata dalle Fiamme Gialle novaresi è effettivamente risultata utilizzatrice di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse proprio da società “cartiere”, dalle quali figurava di aver acquistato materiale ferroso, procurandosi così componenti negative di reddito fittizie; tali società, ubicate nell’hinterland milanese, erano ovviamente completamente sconosciute al Fisco.
Inoltre, in relazione ad ulteriori tre società, tutte ubicate in territorio estero comunitario e con le quali l’Azienda novarese ha intrattenuto rapporti commerciali, è stato interessato il competente Organo collaterale per una verifica circa la veridicità o meno delle transazioni asseritamente poste in essere. Nel corso dell’attività ispettiva, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria hanno pertanto provveduto a ricostruire il magazzino dell’Azienda, riscontrando peraltro l’assoluta inattendibilità dei relativi valori indicati in bilancio.
Le indagini hanno consentito infine di quantificare la base imponibile sottratta al Fisco in circa 20 milioni di euro in materia di imposte dirette (dei quali 17 milioni di euro a titolo di costi non deducibili derivanti, come detto, dall’utilizzo di fatture false) e violazioni all’I.V.A. per complessivi 300.000 euro. Al termine del controllo, i militari hanno segnalato alla competente Procura della Repubblica il responsabile dell’impresa, R.A., 50enne di origini lombarde e residente in provincia di Varese, in relazione alle fattispecie delittuose fiscali di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture false nonché di dichiarazione infedele, in relazione ai valori di magazzino contabilizzati. In tale contesto, è stato altresì evidenziato come l’Azienda, seppur obbligata dalla normativa civilistica alla vigilanza da parte di un collegio sindacale, non abbia mai ritenuto di istituire tale organo di controllo. “Il meccanismo fraudolento individuato - commenta il Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle, Col. t.SFP Angelo Russo - ha effetti rilevanti anche sul prezzo del prodotto e turba la leale concorrenza nel mercato. La ditta cartiera, per la sua natura meramente fittizia e quindi estranea ad ogni logica commerciale, può permettersi di praticare qualsiasi prezzo sul prodotto, abbassandolo notevolmente e permettendo all’acquirente finale di praticare prezzi più bassi per vincere la concorrenza di chi invece opera correttamente”.