Romagnano S. - E’ stato festeggiato il 75° anniversario della Liberazione. Quest'anno però, date le limitazioni, erano presenti solo il Sindaco, il Presidente della Sezione A.N.P.I. e Mons. Federico Ponti. Dopo la deposizione della corona innanzi al monumenti dei caduti in piazza Libertà il Sindaco ha rivolto un pensiero in diretta sui social.
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“25 aprile 1943 - 25 aprile 2020. Quanto tempo è passato, quanta cronaca ormai è divenuta storia lontana ma presente. Non voglio entrare nella lettura di ciò che è stata la Resistenza e la giornata di liberazione nazionale perché - ha dichiarato il Sindaco - oggi più che mai, in questo 25 aprile 2020 abbiamo bisogno di sottolineare la necessità di vivere ed agire nell’interesse del bene comune. Certamente data sofferta e simbolica, data che libera dalle catene di sistemi dittatoriali e totalitari (come quelle del nazifascimo) che hanno fortemente minato la libertà dell’uomo. Data che ci offre la possibilità oggi di poter partecipare liberamente alla vita politica senza il timore di essere schiacciati da un pensiero unico e prevalente. La libertà è il dono più prezioso che sia stato posto nelle mani dell’uomo, è il dono in forza del quale cresce il nostro essere cittadini responsabili. La libertà di agire, di pensare ci porta a un impegno attivo e costante”. Poi ha ricordato le parole di una canzone di Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione e l’unico modo per meritarla è occupare spazio nella democrazia. Quanto sangue e quanto dolore è stato versato per arrivare a comprendere di quanto importante possa essere il considerarsi cittadini liberi. Dietro ogni militare ucciso nella seconda guerra mondiale, dietro ogni partigiano caduto nella speranza di trasmettere il desiderio di cambiare le pagine della storia si nasconde l’impegno di far trionfare la libertà e ridare dignità all’uomo”.
Pensando alla situazione che stiamo vivendo in questi giorni ha sottolineato che: “La libertà è messa a dura prova, una dignità umana che involontariamente, per necessità, è stata anche schiacciata. Uomini lasciati morire da soli, non accompagnati, non sostenuti dall’amore delle persone care. Siamo stati a casa in questi giorni per tutelare l’uomo e abbiamo anche potuto riflettere sulla responsabilità individuale e collettiva oltre alla possibilità di vivere in un paese libero”. Oggi più che mai, ha ricordato Carini, sono vere le parole di Pietro Calamandrei: “Libertà che è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia”.
“La Liberazione che oggi festeggiamo – ha concluso – con i suoi valori di libertà, fratellanza, solidarietà non è la festa di qualcuno, ma degli italiani. Valori che abbiamo riscoperto in questi giorni. Anche per ripartire dobbiamo guardare alla Liberazione: un’Italia uscita dalle macerie che ha saputo con spirito di ricostruzione, orgoglio e identità nazionale risorgere”.
“Ritroviamo tutti, guardando al coraggio degli uomini e donne della Resistenza, ai nostri padri costituenti, tutti insieme nell’unità e nel bene comune quello slancio vitale di energie nuove, che sono stai resilienti e liberi per e non liberi di o da”.
Un omaggio floreale è stato poi portato al monumento di piazza XVI Marzo dove Mons. Federico Ponti ha impartito una benedizione a tutta la comunità.