Borgomanero - In Kenya per salvare i bambini. Il Dottor Piero Frediani, borgomanerese, dal 12 al 31 gennaio 2016 si è recato, volontariamente come da vent’anni a questa parte, in Kenya nella regione di Nyeri per operare chirurgicamente, bambini vittime di malformazioni o incidenti. Il tutto al Centro Sanitario “Disable Children” gestito dalle Suore Francescane di Padova. Frediani, che ha ricoperto prestigiosi incarichi presso l’Ospedale Santissima Trinità di Borgomanero e di Gallarate ed ora lavora alla clinica San Gaudenzio di Novara, faceva parte della equipe medica dell’Ospedale Gaslini di Genova: equipe che svolge la sua attività al Centro Disabili di Naru Moru.
Al momento in Kenia la situazione presenta criticità? “Noi abbiamo lavorato in una struttura ‘cristiana’ che ospita un centinaio di persone sofferenti. Siamo stati sconsigliati nel frequentare luoghi pubblici come la capitale Nairobi, per motivi legati soprattutto a possibili episodi di violenza e terrorismo”
Come si è trasformata la regione in questi anni? “Si vede qualche macchina, qualche mezzo di locomozione in più rispetto al passato. Attualmente i cinesi stanno costruendo una serie di infrastrutture stradali. Devo dire che, per quanto riguarda l’ospedale, realizzato dai Missionari della Consolata di Torino nel 1905, dall’Europa a causa della crisi economica che la attanaglia, giungono sempre meno fondi”
Ci sono dunque evidenti difficoltà nella gestione? “Sino a qualche decina di anni fa non sussistevano enormi problemi. Ora che le suore sono ritornate alla Casa Madre in Italia, il tutto è sotto la gestione del Vescovo locale. Al momento, nonostante le sale operatorie siano state rifatte dall’Associazione Genova per l’Africa, dall’Italia, Ordine Francescane di Padova e dalla Svizzera tedesca giungono meno fondi, si nota una mancanza di fiducia anche a causa del fattore terrorismo”.
Ritornerà in Kenya, anche alla luce degli eventi negativi che hanno coinvolto lo stato africano? “Penso proprio di si. Ci sono tanti bambini che soffrono e hanno bisogno del nostro aiuto. Non possiamo abbandonarli a se stessi, nemmeno davanti alla paura della violenza e del terrorismo; e poi l’Africa è il nostro futuro”.