Ghemme - Vietare la realizzazione e l’ampliamento degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti nelle aree caratterizzate da importanti falde acquifere: è questa la richiesta che verrà avanzata in Regione mediante un’azione collettiva che vede l’associazione Terra del popolo insieme ad oltre 40 Comuni piemontesi, alla Provincia di Vercelli ed a numerose altre associazioni ambientaliste, tra cui il comitato Dnt di Carpignano Sesia e il coordinamento dei comitati Coordite. L’idea è partita da Andrea Chemello, sindaco di Tronzano Vercellese, in Valledora, dove sonopresenti numerose e problematiche discariche, a cui si aggiungono ulteriori progetti per la creazione di nuovi impianti. Al primo incontro, giovedì 22, a Tronzano, hanno preso parte moltissimi amministratori pubblici oltre che dei Comuni vercellesi, tra cui ad esempio Santhià, Alice Castello e Ghislarengo, anche degli enti locali novaresi, ad esempio Carpignano Sesia; biellesi; torinesi e dell’alessandrino; tra le Associazioni, in primo piano, Terra del popolo, che ha partecipato con una delegazione guidata dal Presidente Sabrina Marrano, insieme al tesoriere Angelo Platini, all’ingegnere Vittorio Agabio ed a Salvatore Piredda di Trino Vercellese.
“L’obiettivo dell’appuntamento era il confronto finalizzato al coordinamento di un’azione collettiva per dare forza alla richiesta, da presentare all’Assessorato all’ambiente della Regione, di inserire all’interno del Piano di tutela delle acque (Pta) una prescrizione che vieti la costruzione o l’ampliamento di nuove discariche e di strutture di trattamento degli scarti nelle zone di ricarica, ovvero le aree di importanza idrogeologica strategica, grazie ai preziosi bacini acquiferi contenuti nel sottosuolo -illustra Marrano- Tutti i presenti hanno convenuto sulla necessità di effettuare in forma coordinata una pressione sull’ente regionale, ai fini dell’introduzione della suddetta norma, a fronte dei numerosi progetti di smaltimento e trattamento rifiuti che differenti proponenti privati hanno predisposto per il territorio piemontese, destando la preoccupazione dei cittadini. Infatti, in molte aree, tali impianti, se approvati nelle diverse conferenze di servizi, andrebbero ad insediarsi su delle zone già fortemente compromesse a livello ambientale, a causa delle attività di medesimo tipo già insediatesi sul territorio e che, in diversi casi, hanno già provocato un documentato inquinamento delle falde acquifere superficiali”.