Novara - Personale della Squadra Mobile e dell’Ufficio Minori della Questura di Novara ha tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Novara, su richiesta della locale Procura della Repubblica, C. S. A., nato in Togo nel 1970, residente a Novara, in regola sul territorio nazionale. Gravissimo il reato contestato: violenza sessuale aggravata e continuata (dall’aprile 2009 al maggio 2012) ai danni delle due figlie minori, di anni 13 e 15. La vicenda trae origine da una segnalazione fatta dai locali Servizi Sociali a questo Ufficio Minori ove si evidenziava una situazione di grave pregiudizio in cui versava una delle due figlie dell’arrestato. La ragazza aveva chiesto aiuto scrivendo un’accorata lettera in cui descriveva gli abusi che subiva da anni e che ha consegnato ad un’assistente sociale.
Immediatamente la minore, unitamente alla sorella anch’essa minore, sono state sentite in Questura e, considerato che le violenze erano ancora in corso, è stato subito adottato un provvedimento d’urgenza a tutela delle due minori, che sono state collocate in una struttura protetta. Nel corso delle indagini anche l’altra sorella ha confidato di essere stata vittima di ripetute e quotidiane violenze sessuali consistite in rapporti sessuali completi di ogni tipo. L’uomo costringeva le due figlie a tali rapporti con la minaccia di rimandarle altrimenti in Africa, di sospendere l’aiuto economico alla di loro madre ed alla nonna ammalata, che vivono nel Benin. Diceva loro che il destino dei loro congiunti era nelle loro mani. Le minori sottostavano a quelle minacce ritenendo tali richieste un necessario “dazio” da pagare, benché procurasse in loro un grave disagio psicologico che si estrinsecava in una costante tristezza che le accompagnava durante tutto il giorno, rilevata peraltro anche dai loro compagni di classe ed da chi le conosceva.
Solo quando hanno compreso che esisteva una possibilità di vita diversa, l’una attraverso un’amicizia con un ragazzo di Novara - che l’ha portata in contatto con una quotidianità di vita familiare “normale” -, l’altra con la collocazione nell’ambiente protetto della comunità e l’interazione con gli educatori e gli operatori di questo Ufficio Minori, hanno deciso di chiedere aiuto.
La “rete” del territorio (servizi sociali – Questura – Procura - Tribunale), attivatasi immediatamente dopo la ricezione della citata missiva di una delle ragazze, ha permesso una pronta tutela delle minori che attualmente vivono in una struttura protetta in altra regione, frequentano con profitto scuole professionali ed appaiono serene. Esperti psicologi le aiuteranno ad elaborare l’orrenda esperienza vissuta. L’invito rimane quello di denunciare immediatamente, anche solo in caso di sospetto, analoghi fatti onde evitare che eventi traumatici di questo genere si protraggano nel tempo.