Novara - Costituire una solida alleanza fra le città (del mondo) per combattere il diabete e scongiurarne la crescita nei prossimi anni, studiare i dati, mappare le abitudini, identificare le traiettorie del fenomeno e stimolare comportamenti virtuosi per la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini di tutto il pianeta, sono solo alcune delle parole chiave che accompagnano Cities Changing Diabetes (CCD), un programma internazionale nato nel 2014 per rispondere al drammatico incremento del diabete negli ambienti urbani, realtà che ospitano circa due terzi delle persone affette da questa patologia. Cities Changing Diabetes ha come attori principali lo University College London (UCL), il danese Steno Diabetes Center e l’azienda Novo Nordisk; i partner in Italia sono Health City Institute e ANCI.
L’Università del Piemonte Orientale, il Comune di Novara, l’Asl di Novara e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara hanno deciso di fare sinergia per sensibilizzare e modificare l’impatto del diabete, dell’obesità e delle malattie croniche non trasmissibili nella città di Novara e nella sua provincia presentando, presso il Campus Universitario Perrone dell’UPO, il progetto Novara Changing Diabetes.
Alcuni studi clinico epidemiologici su Novara stanno già evidenziando la connessione fra lo stile di vita degli abitanti in alcune aree della città e la prevalenza del diabete, dell’obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. Ciò significa che nel definire le politiche di lotta a questa patologia si deve tenere conto del contesto urbano in cui essa si manifesta con maggior forza: risulta, dunque, fondamentale pianificare lo sviluppo e l’espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche per incoraggiare comportamenti e stili di vita salutari.
I dati indicano che nell’ASL NO quasi 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: il 30% risulta in sovrappeso e l’8% è obeso. La diagnosi di diabete viene riferita da circa il 5.4% della popolazione tra i 18 e i 69 anni, corrispondente nell’ASL NO a circa 15-16mila residenti. È noto che la prevalenza di diabete cresce con l’età (circa 10% tra i 50 e i 69 anni e ancora maggiore dopo i 70 anni) ed è maggiore nelle fasce di popolazione svantaggiate per istruzione (15% tra chi ha scolarità elementare) o condizioni economiche (10% tra chi dichiara molte difficoltà).
Oggi, secondo le ultime stime della Federazione Internazionale del Diabete (IDF-International Diabetes Federation) a livello mondiale, circa 537 milioni di adulti nel mondo convivono con questa malattia, una cifra che però dovrebbe salire a 784 milioni entro il 2045 se non verranno intraprese azioni preventive. Solo nel 2021 il diabete è stato responsabile di 6,7 milioni di morti e ha causato almeno 966 miliardi di dollari in spese sanitarie. Dato l’enorme costo umano ed economico che il diabete e le sue complicanze comportano sugli individui, sulle comunità e sulla società, questa traiettoria sta assumendo tratti di evidente insostenibilità.
Novara e la sua provincia godono indubbiamente di una posizione geografica strategica come punto di congiunzione tra Piemonte e Lombardia, a metà strada tra Torino e Milano, fulcro di un continuo interscambio culturale, economico e sociale tra differenti realtà. Proprio tale circostanza permetterà dei confronti con i capoluoghi di regione che sono già entrati da diversi anni nel Network di CCD Italia
Il programma che gli Enti coinvolti porteranno avanti in maniera congiunta si svilupperà in tre fasi:
1. Definire il problema (mapping): reddito, occupazione ed educazione sono fattori chiave per lo stato della salute delle persone, al punto da poter stabilire una relazione chiara fra questi determinanti socio-economici e gli anni vissuti in salute, la frequenza di malattie croniche e più in generale la longevità. Sono questi i cosiddetti determinanti sociali di salute, assurti da qualche anno alla ribalta della sanità pubblica e delle conseguenti politiche di salute.
2. Condividere le soluzioni (sharing): la seconda fase, immediatamente successiva ad una massiccia azione di raccolta e analisi dei dati, prevede la diffusione delle “best practice” e l’identificazione delle possibili strategie di intervento che possano essere utilizzate dai policy maker che condividono scenari e priorità.
3. Promuovere azioni (acting): l’ultima fase si concentra sulla scelta delle priorità di intervento e sulla condivisione della strategia di azione migliore, e che si adatta meglio alla città di Novara, che possa essere adottata con il supporto delle autorità e delle istituzioni.
L’adesione della città di Novara al network City Changing Diabetes è stato illustrato il 12 giugno 2023 presso il Campus Universitario Perrone, in un evento durante il quale hanno preso voce l’Università del Piemonte Orientale, con il rettore Gian Carlo Avanzi, il Comune di Novara, grazie all’assessora alle Politiche sociali Teresa Armienti, l’ASL di Novara e l’AOU “Maggiore della Carità” con i rispettivi direttori generali, Angelo Penna e Gianfranco Zulian. Il programma di Novara Changing Diabetes (NCD) è stato introdotto dal professor Gianluca Aimaretti, Direttore del Dipartimento di Medicina traslazionale e della SCDU di Endocrinologia del “Maggiore” che coordina NCD, e dal professor Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health City Institute.
«Su questo Pianeta fatto da città, dove più della metà di noi vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani, infatti ad oggi dove vivi è un fattore predittivo che ti permette di poter determinare se morirai presto o soffrirai di malattie, per questo rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età», ha spiegato il professor Andrea Lenzi. «Si deve quindi intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che tenga in considerazione l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. È una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città. La rete italiana di Cities Changing Diabetes è la più diffusa a livello internazionale, e l’ingresso di Novara, con un Ateneo sempre attento alle tematiche sulla salute, permette di accrescere il patrimonio di conoscenze nella ricerca di un urban health sostenibile.»
Il programma Cities Changing Diabetes coinvolge, oggi, 41 città nel mondo, per un totale di 220 milioni di persone. «Un tempo – ha aggiunto il professor Lenzi – il diabete era una malattia riferibile soprattutto alle classi abbienti, dovuta a una sovrabbondanza alimentare che oggi coinvolge una fascia di popolazione decisamente più grande. L’influenza del trash food sta accelerando un processo pericoloso. Se nel 2000 l’incidenza del diabete nella popolazione era del 4%, oggi si attesta al 7% e vi è il serio rischio che entro il 20250 si giunga a percentuali dell’11-12%, con evidenti problemi per la salute globale e per il sistema sanitario.»
Il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, professor Gian Carlo Avanzi, ha detto che «La promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste una posizione di centralità negli obiettivi della Terza Missione Universitaria: la politica urbana sta diventando una forma di medicina preventiva. Bisogna studiare a fondo, in un’ottica interdipartimentale e multidisciplinare, i processi decisionali che coinvolgono tutti noi come cittadini e utenti dei servizi cittadini. L’Università sta mettendo a disposizione della comunità tutte le proprie migliori competenze e in questo senso, per esempio, vanno anche gli sforzi della nuova Biobanca di Ateneo, che grazie al Novara Cohort Study metterà a disposizione dei ricercatori e dei decisori pubblici dati di estrema rilevanza sulla salute e sugli stili di vita delle persone coinvolte.»
«Includere la salute nello sviluppo urbano è un fattore di crescita e di coesione per il Paese, ma anche un fattore di inclusione sociale che porta un’azione concreta per il clima e l’ambiente – ha dichiarato il professor Gianluca Aimaretti –; è necessario promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Dunque, sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno risulta ormai non trascurabile.»
L’assessora Teresa Armienti ha ringraziato l’Ateneo per il supporto scientifico che sta mettendo a disposizione della comunità. Ha poi aggiunto che «ogni cittadino ha diritto a una vita sana e integrata nel proprio contesto urbano. Oggi occorre rendere la salute dei cittadini il fulcro delle politiche urbane, incoraggiando stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie e ampliando e migliorando l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo così lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo. Questo porterà alla promozione di un assetto One Health che tiene conto delle connessioni tra salute umana e ambientale.»
Il Direttore generale dell’ASL di Novara Angelo Penna ha detto che «le Aziende Sanitarie Locali devono affrontare le politiche legate alla salute urbana all’interno del Piano Regionale della Prevenzione, che è il principale strumento di governance dell’ambito della prevenzione e promozione della salute, rafforzando sinergicamente le reti della prevenzione, anche con il potenziamento della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, con l’obiettivo del miglioramento dello stato di salute della popolazione.»
Per Gianfranco Zulian, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, «l’Ospedale può e deve essere un supporto sinergico e strategico per il territorio in cui opera, per alimentare la prevenzione e la cura delle malattie croniche non trasmissibili. Per questo aderiamo con vigore e impegno al progetto di Novara CCD, con l’obiettivo di studiare e curare il diabete e l’obesità per prevenire le complicanze sanitarie.»
La professoressa Ivana Rabbone, direttrice della Struttura di Pediatria a conduzione universitaria del “Maggiore”, ha sottolineato che «negli ultimi anni si sta registrando un preoccupante aumento delle diagnosi di diabete di tipo 2 anche in età pediatrica. Questo fenomeno va contrastato promuovendo stili di vita corretti sin dalla giovane età, possibilmente sensibilizzando le famiglie anche in fase prenatale. Sono in netto aumento, infatti, i casi di obesità nelle fasce più giovani della società.»
È intervenuta, infine, la dottoressa Chantal Ponziani, direttrice della Struttura semplice a valenza dipartimentale di Malattie metaboliche dell’Asl di Novara, che ha ribadito che «la realtà novarese e il suo territorio si trovano di fronte a una grande sfida. Una delle criticità maggiori che stiamo riscontrando riguarda quelle fasce di immigrazione che per ragioni diverse non seguono stili alimentari corretti e che vanno, pertanto, sensibilizzate nella maniera più ampia possibile.»
Il comitato scientifico di Novara Changing Diabetes è coordinato dal professor Gianluca Aimaretti ed è composto dalla dottoressa Chantal Ponziani e dai professori Ivana Rabbone, Paolo Marzullo, Flavia Prodam e Simonetta Bellone.