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Antonio Piciaccia racconta il suo incidente in bici

Viene investito da un cinghiale; provvidenziale avere avuto il casco

Novara - Gli incidenti stradali con animali sono in costante aumento, a causa, soprattutto, dello scarso rispetto delle norme del codice della strada. Non sempre però la responsabilità del sinistro ricade sul conducente in quanto gli animali hanno una condotta imprevedibile e possono sconcertare anche i più accorti causando sciagure inevitabili. Questo quanto è successo al giovane imprenditore novarese Antonio Piciaccia che, in tarda mattinata, nella giornata del 7 Ottobre in zona Cellio, vicino a Borgosesia, come consuetudine si allenava con la sua bici da corsa quando si è visto sbucare fuori quattro cinghiali, pur andando piano, poiché consapevole del pericolo costante in quanto mancano i controlli, le barriere e una segnaletica funzionale. Questa tipologia di animali possono accidentalmente collidere con le vetture condotte dagli utenti della strada, causando danni alle auto stesse, ma anche e soprattutto alle persone. In questo caso ad un ciclista affermato. In ipotesi come queste, una preoccupazione di non poco conto, a prescindere dai profili di responsabilità, è indubbiamente quella delle modalità con cui proteggersi nonostante la prontezza di reagire di fronte ad un incontro nemmeno così inconsueto in quel percorso. Piciaccia che oltre tutto è promotore di condizioni e modalità con cui correre in regola con le vigenti norme sulla circolazione, sterzando, non è riuscito a evitare uno degli ungulati e così ha sbattuto la testa e nonostante il casco, rotto in due parti, ha perso i sensi riportando vari lesioni su tutto il corpo. Ed è grazie ad uno dei compagni di squadra Gabriele Cusenza, che prestando soccorso lo ha fatto rinvenire attivandosi anche per il trasporto all'ospedale di Novara. Fortunatamente Piciaccia, ora, è fuori pericolo nonostante la diagnosi di una lunga riabilitazione.

I cinghiali sono animali dotati di una forza erculea, sono stato fortunato a non essere stato attaccato e a non aver avuto conseguenze pesanti - ci dice Antonio - il casco fidatevi… salva la vita!”.

Francesca Riga