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Cercasi filantropi per restauro una pala danneggiata

Lumellogno - Il quadro del Tanzio da Varallo presente nella parrocchiale di Lumellogno è "capitombolato" "e nel cadere - racconta Carlo Migliavacca - ha subito uno squarcio nella tela, per fortuna non in un punto delicato come poteva essere la Madonna o i Santi; comunque il danno c'è e si vede. Purtroppo piove sempre sul bagnato! Oltre alle tante spese che la nostra parrocchia sta affrontando, adesso don Fabrizio Mancin si deve accollare anche questa grana. Cerchiamo di pubblicizzare al massimo con la speranza di trovare qualche Sponsor che possa contribuire al recupero".

Nella relazione, scritta dal funzionario restauratore Emanuela Ozino Caligaris e dal funzionario storico dell’arte dott. Massimiliano Caldera, a seguito del sopralluogo ai primi di settembre si legge: "In seguito all’evento accidentale che in data 1 settembre 2017 ha comportato la caduta del dipinto in oggetto e il suo seguente danneggiamento, grazie a immediata segnalazione del parroco della chiesa e dei responsabili Diocesani, è stato attuato un sopralluogo dal Dott. Massimiliano Caldera e dalla restauratrice Emanuela Ozino Caligaris, funzionari della Soprintendenza di Novara. A seguito dell’ispezione, potendo visionare in modo parziale il dipinto, ricoverato in orizzontale nella zona del presbiterio dietro l’altare maggiore, si possono esporre le seguenti considerazioni: La tela ha grandi dimensioni: le sue misure sono di cm. 265 x 174, il danno che maggiormente compromette, oltre l’estetica, l’integrità e la funzionalità dell’opera è rappresentato dalla lacerazione nella parte alta a sinistra che attualmente non permette un regolare tensionamento del dipinto sul suo telaio perimetrale e nel tempo ne può pregiudicare la statica. L’area dell’urto, di circa 20 cm di altezza, presenta un tipico danno da impatto, con una notevole alterazione della planarità e conseguenti spanciamenti ed imborsamenti della tela, associati agli strappi contraddistinti dai bordi sfilacciati. La stabilità della pellicola pittorica e sua relativa preparazione in quella zona, è particolarmente compromessa. Diffusi micro e macro sollevamenti sono evidenti su tutte le parti interessate dal danno. Nella parte bassa del dipinto si notano limitate aree di deformazione del supporto, dove fortunatamente la tela non si è lacerata; sempre verso il basso, nella parte centrale, lo scivolamento dell’opera ha determinato sulla superficie la presenza di abrasioni e graffi. Considerando che il dipinto è stato foderato nel 1965 e che nel corso dell’ultimo intervento del 2009 è già stata fatta la scelta di non rimuovere la precedente tela, per non intervenire su tutto il manufatto con operazioni di “sfoderatura” e nuovo rintelo complesse e onerose, si può prevedere di eseguire un intervento localizzato nell’area danneggiata. Dopo aver assicurato la stabilità della pellicola pittorica, si dovrà eseguire la sutura testa-testa della lacerazione della tela originale, con inserimento di nuovi fili e con idoneo materiale di intervento. La sequenza delle operazioni dovrebbe prevedere un primo riadattamento delle deformazioni, la pulitura dei margini, l’allineamento di fili rotti, la restituzione della la giusta torsione ai fili rilassati, la ritessitura dei fili e l’eventuale inserimento di nuovi fili, infine la creazione dei punti di giunzione. In seguito, sollevando la foderatura ai bordi della lacerazione, sarà possibile applicare sul retro del dipinto una toppa di tessuto non tessuto con l’adesivo scelto. Successivamente si dovrà eseguire la sutura della tela da rifodero e come ultima operazione, rifare l'incollaggio della tela da rifodero della parte staccata. Le piccole parti deformate saranno trattate con operazioni di recupero della planarità. Chiaramente tutta la superficie dipinta dovrà essere revisionata nella sua stabilità. Al termine delle suddette operazioni verranno condotti gli interventi di recupero estetico: stuccatura delle parti mancanti e reintegrazione, infine si prevede la stesura di film protettivo. Considerata la complessità delle delicate operazioni da effettuarsi sull’importante opera, si suggerisce di affidarne l’esecuzione a restauratore specializzato nella particolare pratica di intervento. Si rimane a disposizione per il supporto scientifico dell’intervento e la fornitura di aggiornata bibliografia sulle tecniche di sutura testa a testa".

Cerchiamo ora di capirne di più su quanto avvenuto al quadro “La Vergine col Bambino adorata dai Santi Domenico e Francesco” di Antonio d’Enrico detto Tanzio da Varallo. "Domenica 3 settembre 2017 - si legge in una relazione - per cause non ben definite (si presume il vento) il quadro del Tanzio da Varallo presente  nella chiesa parrocchiale di Lumellogno è caduto dalla nicchia in cui era esposto e, cadendo, nella tela si è verificato uno squarcio, come visibile nelle foto.Viene spontaneo porsi una domanda: possibile che all’atto del riposizionamento dopo la mostra del 2009, avvenuta nella Basilica di San Gaudenzio in Novara, titolata: “Da Gaudenzio a Pianca” e organizzata in occasione dei 350 anni  della  sua  consacrazione, nessuno si sia posto il problema del fissaggio, onde evitare che cadesse? Questa “pala” è un olio su tela di cm 265 x 174 conservata e visibile nella chiesa parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano di Lumellogno. Antonio d’Enrico, detto Tanzio da Varallo, o semplicemente il Tanzio (Alagna Valsesia, 1575 circa – Varallo, 1633), è stato un pittore italiano tra i migliori interpreti di quel fervore di rinnovamento artistico che, in Piemonte e in Lombardia, si espresse, in modi diversi, sulla scia del lascito di spiritualità di San Carlo Borromeo e dell’Arte della Controriforma. Per molti decenni l’opera è stata conservata nell’area del presbiterio della parrocchiale, proprio sopra la porta della sacrestia da cui fu spostata solo per partecipare a importanti esposizioni: nel 1973 a Milano per “Seicento lombardo”, nel 1993 a Novara per una Mostra sul vescovo Bascapè e, nel 2000, ancora a Milano per la mostra “Tanzio da Varallo”. Dopo la mostra sopra citata del 2009, il parroco don Osvaldo Migliavacca ha fatto riposizionare la tela nel posto originale: sopra l’altare della cappella del Rosario, situato alla sinistra prima dell’altar maggiore. La datazione riguardante il luogo originario del posizionamento del quadro nella citata cappella non è certa. Negli atti della visita pastorale del 1639 si dice solo che nell’altare vi è un’icona non meglio specificata mentre negli atti del 1662 si indica che la cappella laterale è adornata da una “icona” della Madonna del Rosario in una “ancona di stucco” e in una nicchia laterale una statua della B.V. del Rosario (quella poi trasformata in una Madonna del Carmine e ancora esistente). Il vescovo Visconti nel 1697 definisce l’icona “elegantissime picta” e anche il Balbis Bertone la trova apprezzabile nella sua visita del 1760. Nel testo a commento della mostra del 2009 la commissione della tela viene attribuita alla Confraternita del SS. Sacramento, ma se veramente la tela è giunta a Lumellogno nel 1627, la committenza è più probabilmente da attribuirsi alla Confraternita del Rosario, allora esistente in Lumellogno, che aveva il patrocinio su quell’altare. Uno studio a “monocromo” per i due angeli nella parte alta dell’altare è conservato nella Pinacoteca di Varallo Sesia. Tra le memorie del curato De Paulis è conservata una lettera, con una nota a commento, riguardo al quadro della Madonna del Rosario conservato nella Chiesa parrocchiale".