Novara - Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Del Vecchio, segretario Cgil Novara: "Si è conclusa ieri la due giorni della prima fase del monitoraggio della situazione delle case di risposo della Provincia di Novara. Lo screening effettuato coi tamponi terminerà oggi 24 Aprile, con le ultimissime case di riposo. Sono circa 33 le case di riposo interessate, delle quali ad oggi coi dati esposti nelle riunioni fatte, circa la metà risultano, con varie dimensioni numeriche, con parte di anziani ospiti e operatori positivi al covid + per la stragrande maggioranza entrambi asintomatici. Nei giorni e settimane precedenti la nostra organizzazione aveva segnalato alle autorità competenti tutta una serie di forti criticità nei vari settori dei servizi alle persone con particolare riferimento alla mancata sorveglianza sanitaria agli operatori e utenti e alla scarsa fornitura di DPI nei vari servizi. Ad oggi, da queste due giorni di cabina di regia, possiamo dire che molti dei nostri appelli finalmente han trovato riscontro: • L’asl effettuerà i tamponi anche al personale ausiliario e amministrativo delle case di riposo; • Effettuerà poi la sorveglianza sanitaria ed un continuo screening coi tamponi al personale delle stesse risultato positivo e giustamente ora in isolamento fiduciario; • L’asl stessa ha confermato anche l’avvio (già incominciato) dello screening coi tamponi del personale dei servizi di assistenza domiciliare ad anziani e disabili, nonché delle altre strutture H24; • L’esercito è disponibile a mettere in campo loro personale per effettuare sanificazione straordinaria dei locali delle case di riposo del territorio; • Abbiamo appreso che ci sono 4 alberghi (2 a Novara, 1 a Borgomanero, 1 a Oleggio) disponibili ad accogliere personale sociosanitario e sanitario che preferisce non tornare a casa onde evitare di trasmettere un possibile contagio ancora non identificato ai loro familiari; Questi gli aspetti più positivi e pratici emersi dalla discussione. Rimangono però ancora dei punti sui quali si sta lavorando ma sui quali ancora non si trovano veloci ed immediate risposte: • Reperimento personale da integrare nelle case di riposo, con una particolare urgenza di personale Infermieristico in alcuni casi, in altri con priorità a quello di OSS. Su questo come O.S. abbiamo chiesto che si chieda alle forze armate, protezione civile, ma soprattutto all’Asl NO di supportare con loro personale le assenze dovute all’isolamento del personale ora positivo. • Fornitura dei DPI: pur essendo migliorata la situazione rispetto all’inizio, rimangono ancora delle difficoltà di reperimento e di tempistica nella fornitura dei DPI adatti, nonché dell’aggiornamento formativo del loro uso al personale delle case di riposo. • Non vi sono stati importanti e decisivi protocolli regionali/nazionali che abbiano dato linee di indirizzo forti e comuni a chi ha gestiti le case di riposo. Ognuna ha gestito in maniera autonoma senza una linea comune e protocollo condiviso con l’asl. Si ritiene necessaria ora invece una supervisione e affiancamento dell’Asl No alle case di riposo dal punto di vista sanitario e di sicurezza con Direttori Sanitari delle strutture e RSPP, sulla gestione dei reparti COVID + • È necessario un potenziamento delle USCA in termini di personale affinchè il supporto sia alle cdr che ai cittadini in isolamento al proprio domicilio sia il più forte e continuo possibile. • Rimane ancora incertezza, sul fronte della certificazione dell’infortunio all’operatore riscontrato positivo, di quale medico (se quello competente del lavoro o il medico di medicina generale) debba aprire la pratica dell’infortunio. Questo per quanto riguarda l’immediato e quello che sul livello territoriale si è fatto e si potrà ancora fare. Ma già ora si deve pensare a quella che è la fase due delle case di riposo e cioè di quale modello dovrà essere messo in campo. Questo perché se si ragiona per il futuro con il modello gestionale e di finanziamento che fino ad ora è esistito allora si farà del male a chi si assiste ed agli operatori impiegati, nonché alla sostenibilità economica concreta delle strutture stesse. Si deve, da subito, ripensare a nuovi modelli organizzativi delle RSA, perché in strutture dove vengono accolte centinaia di persone non autosufficienti, e con aspetti sanitari nuovi e importanti, non bastano più i modelli attuali, già critici nel dare la dovuta assistenza di qualità nonostante l’impegno e la professionalità degli operatori. Si devono pretendere linee guida nazionali omogenei per gli accreditamenti, che non guardino solamente i requisiti strutturali, ma valorizzino la qualità del lavoro, stabiliscano dotazioni organiche nuove al di sotto delle quali non si possa scendere, la presenza di tutte le professionalità necessarie alla nuova situazione epidemiologica, la formazione continua degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Non da ultimo un rigido rispetto dei contratti collettivi di lavoro, sottoscritti dalle Organizzazioni maggiormente rappresentative, prevedendo sanzioni per chi non li applica correttamente, perché la qualità del lavoro è qualità del servizio. La cabina di regia proporrà anche un documento propositivo che verrà inviato alle istanze superiori verso le quali si chiederà di fare la loro parte. Come abbiamo più volte sollecitato, anche unitariamente, nella discussione vogliamo produrre e chiedere fatti concreti da proporre a tutte le istanze istituzionali preposte ai vari livelli".