Share |

Frisia: L’allarme lanciato dal SAP era fondato

“Il Parlamento Italiano modifica l’art. 8 D.L. 92/2014

Novara – “Le recenti nuove norme sulla custodia cautelare in carcere - afferma il segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia, Michele Frisia - rischiavano di vanificare l’impegno quotidiano degli operatori dei settori sicurezza e giustizia, vietando nella maggior parte dei casi al Giudice di applicare la misura cautelare in carcere, indipendentemente dalle reali esigenze del caso. Con tutte le gravi conseguenze che questo avrebbe creato per la sicurezza dei cittadini. Il SAP aveva lanciato l’allarme, recepito dagli organi di stampa, e il dibattito era stato acceso fra i sostenitori di tale norma, giudicata utile nel risolvere i problemi di sovraffollamento, e chi invece la riteneva pericolosa per la cittadinanza. Sabato scorso il Senato ha convertito in legge il D.L. in una versione però profondamente modificata, soprattutto per quanto riguarda l’articolo 8. La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno quindi saputo cogliere quelle criticità che il SAP aveva già per tempo evidenziato. Sparisce quindi il divieto assoluto per il Giudice di applicare la custodia cautelare in carcere quando ritiene che la pena irrogata non sarà superiore a tre anni di reclusione, e compaiono invece una serie di importanti e doverose eccezioni. Il Giudice potrà continuare ad applicare la restrizione in carcere, indipendentemente dalle valutazioni sulla futura pena, nel caso si tratti dei reati di stalking, violenza sessuale, furto in abitazione; ma anche maltrattamenti in famiglia, incendio boschivo, rapina ed estorsione aggravate, nonché numerosi altri reati connotati da estrema gravità. Il Giudice avrà inoltre piena facoltà di scelta per tutti quei soggetti che hanno già violato precedenti misure meno afflittive applicate dal Giudice, con la possibilità quindi di modulare la risposta della giustizia in relazione al fatto che l’indagato si sia dimostrato rispettoso o meno delle disposizioni precedentemente impartite. Il Giudice potrà quindi, se lo ritiene opportuno, disporre il carcere per chi evade dagli arresti domiciliari, scongiurando la completa inutilità di tale istituto. E sparisce infine un cavillo che avrebbe permesso a molti di farsi beffa della giustizia: prima della modifica infatti, se un indagato avesse semplicemente dichiarato di non avere un luogo idoneo in cui scontare gli arresti domiciliati, il Giudice sarebbe stato costretto a lasciarlo in libertà: una bella scappatoia! Ora invece in presenza di tali condizioni il Giudice, se ritiene che la restrizione in carcere sia una scelta opportuna, potrà applicarla. Il Senato della Repubblica e prima di questo la Camera dei deputati si sono quindi resi perfettamente conto dei dubbi che il SAP aveva espresso e delle situazioni assurde, pericolose e frustranti che una norma come l’art. 8 rischiava di generare. In sede di conversione sono pertanto intervenute affinché, almeno in parte, fosse ristabilito il giusto equilibrio fra la tutela dei diritti dei carcerati da una parte e la sicurezza dei cittadini dall’altra”.