Novara - "Carissimi - scrive il Vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla in una lettera aperta ai fedeli della sua diocesi - sono appena tornato dalla visita ad limina Apostolorum, il viaggio a Roma sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo che i vescovi compiono ogni cinque anni, incontrando il Papa e facendo una relazione ai diversi dicasteri della Curia romana sullo stato della propria Chiesa locale. Essendo io da poco più di un anno nominato alla Sede gaudenziana, non ho dovuto fare alcun rapporto sulla Chiesa di Novara. È stata una settimana di gioioso incontro con Pietro, anche per la fortuna che ho avuto di abitare per cinque giorni nella Domus Sanctae Marthae, mangiando e pregando a pochi metri da Papa Francesco. Rientrato venerdì sera, dopo l'incontro con il Papa avvenuto alle ore 13 con i vescovi del Piemonte orientale, sono risalito in Ossola cercando di raccogliere le emozioni e i pensieri di quelle giornate romane. Sabato sera, a Villadossola, era previsto un confronto del Vescovo con i giovani. Organizzato così: i giovani presenti potevano porre domande libere, scrivendole su un computer che le proiettava sullo schermo. Ad un certo punto compare in modo sorprendente questa domanda: "Secondo Lei i gesti che fa papa Francesco sono autentici?!". Sapevano che avevo abitato con il Papa e avevo potuto osservarlo e incontrarlo. Ho intuito subito però che la domanda non era ingenua. Ho risposto prontamente: "Sicuramente sì!". E poi ho però ribattuto: "Perché secondo voi sono autentici..?". Silenzio generale. Allora ho ripreso: "Sono sicuro che nei gesti del Papa non c'è alcuna posa, perché Francesco ha finora condiviso la sofferenza e la fatica della sua gente. Da molti anni. Per questo si muove con assoluta naturalezza". È questa la prima grande impressione, avvalorata dalla sua presenza assolutamente spontanea, anche giovedì quando in Vaticano era la festa dell'Ascensione e c'erano pochissime persone. Nella sala da pranzo erano rimasti solo pochi ospiti. Come un amico è entrato, ha sorriso, ha salutato con la mano e poi ha pranzato in letizia e semplicità col suo segretario. Così è stato anche il nostro incontro dei sette vescovi con Lui. Ci ha ascoltato, ha commentato brevemente ascoltando le nostre ansie e le preoccupazioni sulla vita della Chiesa e sulla situazione delle nostre terre, condividendo con intensa partecipazione il momento delicato di crisi sociale. Ma ci ha detto di stare molto vicino alle persone, di consolare le ferite e di presentare il volto bello dell'amore, della vita e della famiglia. Soprattutto ci ha spronati a non rassegnarci alla crisi delle vocazioni, a diffondere intorno a noi una cultura capace di generare vita, solidarietà, prossimità. Dinanzi alla domanda sul nuovo volto della Chiesa di domani, ci ha detto chiaramente di accompagnare i sacerdoti, di coinvolgere i laici, per non perdere il contatto vivo con la vita della gente. E subito uno di noi gli ha fatto eco ricordando la sua bella espressione di "sentire l'odore delle pecore". Ci ha detto con voluta simpatia che non possiamo sperperare questo patrimonio della Chiesa italiana: la prossimità alla vita della gente comune. Per far sentire a tutti il profumo del Vangelo di Gesù. Mentre lo salutavo - lo potete vedere nella foto sul sito vaticano, dove il Papa sorride divertito - gli ho detto: "Caro Papa Francesco, ho una diocesi molto grande, con circa quindici valli. Le assicuro che da noi ci sono tutte le varianti dell'odore delle pecore. La aspettiamo!". E poi gli ho ricordato il bel gesto della squadra mobile della Questura di Novara, che ha dato a un piccolo trovato morto di fame e di freddo sotto un ponte ad Agognate il nome di Gabriele Francesco, un nome che ricorda l'angelo dell'annunciazione e il papa della tenerezza. Si è commosso accennando a un gesto di benedizione. Così è stato il mio incontro con Papa Francesco".