Novara - L’assemblea dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Novara ha tenuto la sua assemblea (che ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2021 e il preventivo 2022) al Teatro Faraggiana. Come da tradizione, sono stati ricordati i medici scomparsi nel corso dell’ultimo anno: Brusa Lorenzo, Catinella Marcello, Maggi Giuseppe, Mazzini Giovanni Valerio, Montanini Antonio, Sartore Aldo, Scavo Patrizia, Sessa Giuseppe, Spreafico Luca, Taddia Agostino Marino, Viana Paolo, Difonzo Tommaso, Peona Carla, Dell’Occhio Daniela, Sorbello Pierangela, Verzetti Giuseppe. A questo momento particolarmente commovente, ha fatto seguito la consegna delle medaglie d’oro ai medici che si erano laureati 50 anni fa: Croce Sandro, Faccenda Pier Angelo, Fortina Alberto, Gamberini Andrea, Gandini Cesare, Maini Piera, Martinengo Carlo, Mortara Franco, Ogno Gerardo, Pasetti Carlo, Pia Francesco, Pozzoli Giorgio, Spanna Giandomenico, Steffanini Maurizio, Tinivella Ernesto Natale, Torti Giancarlo, Tosi Massimo.
La tradizionale lettura del giuramento di Ippocrate è stata affiata al dott. Andrea Carletti. L’ospite della serata è stato il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, che nel suo intervento, oltre a ringraziare a nome della città tutti i sanitari che durante la pandemia si sono sacrificati oltre i propri limiti, ha guardato al futuro e ai prossimi interventi per la sanità pubblica che deve essere concepita come massima integrazione tra ospedale e territorio e con particolare integrazione tra gli aspetti sociali e quelli sanitari, ormai strettamente intrecciati.
E’ intervenuto anche il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara, il dott. Gianfranco Zulian, che ha ricordato come la situazione pandemica potrebbe ripetersi, anche se in maniera meno grave, anche in futuro e dunque, oltre a pensare al nuovo ospedale, occorre un nuovo concetto di sanità, con integrazione tra ospedale e territorio.
Il presidente dell’Ordine, il dott. Federico D’Andrea, ha sottolineato come sia stato necessario, durante la pandemia, spostare l’attenzione da una serie di attività tradizionali (dai corsi di formazione agli interventi più specificamente culturali e divulgativi) al sostegno dei medici impegnati quotidianamente nella “battaglia” contro il Covid, rifornendo loro dei dispositivi di protezione di cui vi era, soprattutto nella fase iniziale, grave carenza. E non ha mancato di lanciare l’allarme, su quello che è stato definito vero e proprio esodo dei medici dalla sanità pubblica: « I medici non ce la fanno più, sommersi da un carico di lavoro sempre più pesante e gravati da impegni burocratici non più sostenibili».