Novara - Ancora una volta l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Novara ritiene opportuno intervenire sui problemi di un Servizio sanitario nazionale che è al limite del collasso. «Non è il caso, in questa fase, di commentare l’ultima uscita del Governo che, rivedendo il sistema di calcolo delle pensione per i medici (e in generale per tutto il pubblico impiego), porta a penalizzazioni tali che è stato stimato come 4 mila dottori siano pronti a lasciare entro la fine dell’anno. Non commentiamo perché è stata preannunciata la possibile revisione della norma, ma non possiamo non sottolineare come il “sentiment” che ha prodotto quell’intervento sia assolutamente negativo» è la dichiarazione del presidente dell’Ordine provinciale, il dott. Federico D’Andrea.
«I problemi del SSN sono ormai noti da tempo e spesso l’Ordine novarese è intervenendo denunciando la precarietà della situazione – aggiunge il presidente – Il ridotto o nullo numero di specializzandi in alcune branche della medicina (Pronto soccorso, ma non solo), l’eccessiva burocratizzazione e un carico di lavoro sempre maggiore che sta portando alla fuga nel privato di molti ospedalieri o di medici di base, il sempre minor tempo che si può dedicare alla cura del paziente: tutte cose ben conosciute, così come la conferma del sempre più elevato numero di pazienti (quelli che possono permetterselo…) che ricorrono al privato».
«E’ bene sottolineare i risultati di un recentissimo rapporto del Censis, voluto da Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini), risultati che confermano, se mai ce ne fosse bisogno, il valore economico e sociale del Servizio sanitario nazionale» precisa D’Andrea.
In dettaglio: un euro speso per la sanità pubblica genera un moltiplicatore pare a 1,84 euro, ovvero la spesa sanitaria è un investimento e non un costo.
E ancora: il SSN ha 670 mila dipendenti (oltre 57 medici di medicina generale) ed è pertanto uno dei principali “datori di lavoro” del Paese ma ne 2011 erano 12 mila in più.
Altri dati: il livello di soddisfazione è del 54% degli italiani; il 76% preferisce una sanità pubblica (o comunque più pubblica che privata). Ma, per contro, il 69% del campione statistico pensa che la sanità risponda più a esigenze di bilancio che di salute, pur ritenendo (67%) che sia una sanità soddisfacente o comunque accettabile. Il 44% ha dichiarato di star risparmiando per cautelarsi a fronte di possibili spese sanitarie; e il 7% rinuncia a curarsi non potendoselo permettere. Il 90% ritiene che la sanità debba essere una priorità (o una delle principali priorità) del Governo.