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LA LIBERTÀ DI GIUDIZIO DEI DOCENTI È UN PRINCIPIO INVIOLABILE

Il Rettore Gian Carlo Avanzi costretto a difendere il principio di indipendenza dei docenti in seguito alle minacce subite dalla professoressa Ivana Rabbone dopo una seduta di esame
Gian Carlo Avanzi

Novara - La mattina di venerdì 17 febbraio, durante la seduta pubblica di esame finale della scuola di specializzazione in Pediatria, una specializzanda ha discusso la propria tesi e ha ottenuto il punteggio di 68/70. La sua famiglia, presente alla proclamazione, ha verbalmente assalito tutte le Docenti componenti la Commissione con pesanti contestazioni e insulti, minacciando anche possibili ritorsioni contro il figlio e i familiari della presidente della Commissione, professoressa Ivana Rabbone, che ha denunciato l’accaduto ai Carabinieri di Novara.  L’Università intera, attraverso il Rettore, professor Gian Carlo Avanzi, si schiera a fianco delle proprie docenti nello stigmatizzare l’accaduto. «Episodi come questi — dice il Rettore — vanno eradicati sul nascere. L’Università è un luogo aperto, inclusivo, che tenta di aiutare gli studenti in tutti i modi, con sostegno didattico, aiuto al discernimento vocazionale, servizi a supporto dello studio e della vita in comunità. Un comportamento come quello che si è verificato da parte della famiglia della neo-specializzata, oltre a essere spropositato e penalmente rilevante, reca i segni dell’ingratitudine e della profanazione del luogo deputato alla creazione e alla diffusione della conoscenza. È inammissibile – prosegue il Rettore Avanzi – che la delusione per il risultato di un percorso di studio possa degenerare in minacce e intimidazioni, che sottintendono addirittura un controllo del mondo privato della Professoressa. Qualunque attacco alla capacità e alla libertà di giudizio dei docenti, che sono un valore inviolabile di ogni Ateneo, va respinto con la massima energia. Ci riserviamo come Istituzione, dunque, la possibilità di adire a vie legali nei confronti di questi soggetti che hanno minacciato così gravemente l’Università intera attraverso gli attacchi a una docente stimata e apprezzata come la professoressa Rabbone».