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LA LOTTA ALLA MALARIA PASSA ANCHE DAI LABORATORI DI NOVARA

Coinvolta anche l’UPO in una partnership internazionale per curare i bambini di Brazzaville in Congo

Novara 300 bambini curati in un annoin 6 orfanotrofi, diminuendo moltissimo il ricorso a farmaci costosi, tre associazioni di volontariato (due italiane e una tedesca), un laboratorio universitario, una manciata di semi di Artemisia annua: sono questi i numeri del progetto “Artemisia: un seme per la vita”. La malaria è una malattia parassitaria causata dal Plasmodium falciparum e trasmessa dalla puntura della zanzara Anopheles, tuttavia non esiste attualmente un vaccino, ma solo cure farmacologiche efficaci, anche se con un numero elevato di recidive. Nonostante ciò, nei paesi tropicali la malaria uccide circa un milione e mezzo di persone ogni anno, per la maggior parte bambini, e 500 milioni sono le persone affette da malaria in tutto il globo di cui il 90% in Africa. Le medicine d’importazione che curano in modo efficace la malaria, oltre a essere molto costose, sono infatti fuori dalla portata della maggior parte delle persone che vivono a queste latitudini e mancano i fondi per la terapia di combinazione. Una situazione ulteriormente aggravata dal fatto che il plasmodio della malaria ha sviluppato la resistenza alla clorochina. Con queste premesse, poco più di un anno fa ad Anamed, in Congo (Brazzaville), è partito il progetto, guidato dall’associazione “Amici dei bambini e delle mamme di Makoua” onlus, in collaborazione con “Binda for Children”: con l’idea di avvalersi della medicina tradizionale cinese e in particolare dell’artemisinina (il principio attivo estratto dalla pianta dell’Artemisia annua, oggi l’antimalarico più prescritto al mondo) è stata avviata una piantagione di Artemisia annua. L’associazione tedesca “Anamed onlus” ha fornito i semi ibridi adatti ai climi tropicali; questi hanno dato vita a un’intera piantagione gestita da congolesi sotto la supervisione di un agronomo. L’Università del Piemonte Orientale è entrata in campo proprio a questo punto; la dottoressa Federica Pollastro, ricercatrice sotto il tutoraggio del professor Giovanni Appendino, presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco di Novara, ha accertato la presenza e determinato la concentrazione di principio attivo delle piante coltivate in loco.

«Grazie a questa collaborazione virtuosa – ha dichiarato Carlo Avveduto, presidente dell’Associazione – è stato possibile iniziare la nuova cura con i bambini ospitati nei nostri orfanotrofi, a costi contenuti e con minor effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali».