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La Novara sportiva e dell'imprenditoria saluta Francesco Montipò

Il fondatore dell'azienda da anni impegnata nel mondo dell'edilizia col fratello Gianfranco lascia la moglie Rita, il figlio Giovanni e tre splendidi nipoti
Giovanni e Francesco Montipò

Novara - Se n'è andato uno dei veri imprenditori novaresi che credeva nella propria attività, amava la sua città e si impegnava in prima persona per la sfera dell'associazionismo, in particolare per il Novara Calcio e il sociale. Francesco Montipò (classe 1947) è venuto a mancare la mattina di sabato 19 ottobre al Pronto Soccorso dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, dove era stato portato in seguito ad un malore. Lascia la moglie Rita, il figlio Giovanni, le nuore e tre splendidi nipoti. Col fratello Gianfranco aveva creato un'azienda di costruzioni da molti, dentro e fuori Novara, presa come esempio, alla luce soprattutto di quanto realizzato negli anni '80 e '90 per l'edilizia privata e anche per la realizzazione di attività (su tutti i centri commerciali di Novara e nel Piemonte orientale). Una persona che credeva fermamente e convintamente nella famiglia e nel duro lavoro fatto di sacrifici e tantissima passione. Due doti che aveva 'ereditato' dal suo primo sport: il pugilato. Era infatti stato pioniere della Novara Boxe. E poi il suo impegno nei Vigili del Fuoco: tanto che ancora oggi presso la sede c'è una statua di Costantino Peroni che raffigura il 'pompiere - tipo' ed è proprio l'immagine di Francesco Montipò, cui i VV.FF. novaresi gli avevano dato anche una medaglia d'oro al valore.

Ma per tanti anni la famiglia Montipò è stata legata anche alle vicende del calcio novarese e nel club azzurro guidato dal fratello era stato dirigente accompagnatore e un insostibuibile trait-d'union tra la società, i giocatori e la stessa tifoseria, con la quale aveva fondato il Club Forza Azzurri. Ha dato tutto se stesso sino a quel giorno maledetto dei play-off perso a Pistoia, dove Francesco al termine della partita aveva avuto un grave malore.

Di lui è ricordata anche un'autentica impresa, della quale se ne parla ancora oggi: nel 1982 sempre con l'inseparabile fratello Gianfranco aveva personalmente partecipato alle operazioni che portarono la statua del Cristo Salvatore 'a terra' per un doveroso restauro e pulizia, per poi rimetterla al suo posto in cima alla Cupola Antonelliana l'anno successivo. Un impegno gravoso, difficile, che richiedette grandi dose di coraggio e professionalità. Tutto... gratuitamente. 

"Perché lui era così - lo ricordano le tante persone che hanno avuto a che fare con lui - un uomo dal cuore grande, generosissimo e che non si tirava mai indietro, soprattutto se di mezzo c'erano dipendenti e maestranze dell'impesa di famiglia".

Innumerevoli gli enti e le associazioni rivolte al sociale che sono state aiutate dai fratelli Montipò; tra queste i Frati Cappuccini di Novara. Proprio nell'abbazia di San Nazzaro della Costa si terrà la mattina di mercoledì 23 ottobre alle ore 10 l'ultimo saluto. Dopo i funerali la salma sarà riposta nella tomba di famiglia nel cimitero della 'sua' Novara.

"Vorrei anche ricordarlo - spiega il figlio Giovanni - come un appassionato di arte e un fine cultore della pitto-scultura. Sarà nostro compito riuscire a riunire tutte le sue opere per farne una Personale a lui dedicata in un museo di Novara e raccogliere fondi che saranno devoluti in beneficenza".

Sarebbe bello che si organizzasse anche un torneo o un incontro sempre benefico di calcio con il Novara, quella squadra della quale chiedeva sempre risultati, curiosità e classifica anche negli anni in cui era bloccato per la malattia. Una persona così va ricordata perché possa essere d'esempio per tutti e mantenerne sempre viva la memoria.

Gianmaria Balboni