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Lettera aperta al Questore di Michele Frisia (ex Sap)

Novara - Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata al Questore di Novara, scritta da Michele Frisia, a lungo responsabile locale del Sap (sindacato autonomo di Polizia). "Gentile dottoressa Lavezzaro, non ho mai avuto l’onore di conoscerla e quindi mi presento. Sono il dottor Michele Frisia e sono stato in forza alla Polizia di Stato per quasi 14 anni, 12 dei quali proprio alla Questura che lei attualmente dirige. Poiché conosco bene come si svolge il vostro lavoro, non posso evitare di segnalarle un comportamento piuttosto anomalo. Nel pomeriggio di giovedì scorso, personale da lei dipendente ha cercato di notificarmi un atto, ma ha scoperto che mi trovavo all’estero per lavoro e sarei tornato domenica. Si trattava della risposta, da parte della Prefettura, a una richiesta che avevo depositato nel luglio 2017. Nulla di strano. Quello che però non capisco è come mai quella stessa sera, dopo cena, una Volante sia tornata presso il mio domicilio con l’intenzione di notificare quell’atto ai miei famigliari, generando spavento e timore come sovente accade quando la Polizia giunge inaspettata, in un’ora poco consona. Ben sapendo che mi trovavo all’estero e che sarei tornato dopo soli quattro giorni, qualcuno della sua Questura ha distolto una Volante dal servizio di controllo del territorio, per notificarmi a tutti i costi un atto rimasto addormentato per quasi due anni. Per di più un atto che non incide in nessun modo sullo status giuridico né mio né di altri. Non sussisteva quindi alcun tipo di urgenza. Mi chiedo: ma la sicurezza dei novaresi vale davvero così poco? Inoltre, la Prefettura è solita notificarmi tutti gli atti via PEC, all’indirizzo che ho riportato anche sulla richiesta del luglio 2017, e quindi non comprendo neppure il bisogno di cercarmi presso l’abitazione. Nemmeno si può dire che sia latitante o irreperibile, visto che mi capita spesso di venire presso la sua Questura per studiare, come è d’uso, gli atti prima dei vari processi ai quali sono ancora chiamato. Proprio dieci giorni fa ero nei suoi uffici, a leggere gli atti di un processo a carico di due soggetti assai pericolosi per la cittadinanza. Uno lo scovai quando, dopo essere fuggito da Novara, era latitante in Spagna, e l’altro lo arrestai nei sobborghi di Bologna dove si era rifugiato a seguito di un tentato omicidio avvenuto qui in città. Come vede conosco bene il suo mondo e quindi sono costretto a chiedermi perché mi sia stato riservato un modo di fare tanto atipico, che si usa di rado perfino con i pregiudicati, sorvolando sul fatto che la sua Questura e la Prefettura di Novara hanno impiegato quasi due anni per raccogliere informazioni sul mio conto, su di una persona che lavorava proprio per voi (mi chiedo quindi quanto impieghereste per raccogliere informazioni su un criminale). Ma lavorando nella Polizia di Stato ho imparato anche a chiedermi il perché delle cose, e quindi sono costretto a interrogarmi sul significato che può avere l’invio di una pattuglia, presso la mia abitazione, di sera. Perché purtroppo la memoria subito è tornata a una Questura che lei non ha mai conosciuto, quella di prima che lei arrivasse: arresti non convalidati in gran quantità, poliziotti nutriti in pieno inverno con insalata di riso fredda, trasferimenti a scopo intimidatorio, ragazze interrogate dai funzionari sul proprio ciclo mestruale e molto altro ancora, e come lei forse saprà in quel periodo non mi sono mai tirato indietro dal mio ruolo di sindacalista, denunciando tutto quello che non andava e mettendo in imbarazzo più di un dirigente. Alcuni dei quali, tra l’altro, sono ancora in servizio a Novara. Purtroppo sono fatto così, non sopporto la prepotenza, è il motivo per cui mi ero arruolato. Ma quando mi sono reso conto che è più facile per un dirigente fare il prepotente con un poliziotto, piuttosto che per lo Stato perseguire efficacemente un criminale, allora ho capito che la Polizia non era più il luogo adatto a me. Ma forse ciò che è accaduto giovedì scorso è stato solo un piccolo momento di debolezza. Come quei ragazzetti che per tutto l’anno si dimenticano di studiare, e la mattina dell’esame di chimica sperano che, leggendo qualcosa per i pochi ultimi minuti disponibili, saranno promossi. Forse qualcuno ha pensato che non era possibile aspettare quattro giorni per quella notifica, dopo aver lasciato passare più di 620 giorni dalla mia richiesta, che bisognava procedere subito, a tutti i costi, anche distogliendo una Volante dalla prevenzione del crimine. Io continuo a ritenere che la sicurezza dei cittadini sia più importante di una notifica, priva di qualunque urgenza, priva di qualunque effetto, a carico di un ex Ispettore, che magari ha messo in imbarazzo qualche dirigente che usciva dal seminato, ma che non si è mai tirato indietro quando c’era da produrre quella sicurezza a cui prima si è accennato. Distinti saluti, Dott. Michele Frisia"