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LOCANDA D’AGOSTO, FINALE PARTICOLARE ALLA CARITAS

Don Borroni: «Autorità civili e religiose non saranno invitati a cenare su tavoli diversi, ma a sedere al fianco degli amici che hanno condiviso con noi queste cene di fraternità»

Novara - Domenica 3 settembre, dopo un mese di attività, chiude la Locanda d’Agosto di Novara, la mensa per i poveri gestita dalla Caritas diocesana che ormai da diversi anni nelle settimane estive sostituisce quelle attive in città durante tutto l’anno. «Proprio per l’ultima sera – dice don Giorgio Borroni, direttore della Caritas – facciamo un invito a tutti coloro che hanno responsabilità all’interno della nostra comunità civile e religiosa: siate nostri ospiti a cena. Condividete, con i nostri volontari e con le persone e le famiglie che in questi giorni estivi hanno mangiato con noi, un momento di incontro e di conoscenza». 

L’invito è rivolto al sindaco, al prefetto, ai rappresentanti politici e delle istituzioni, ma anche ai parroci della città e ai benefattori che hanno consentito la messa in pratica dell’iniziativa.

«Questo invito, che faccio anche a nome del direttore del Centro Sociale Alessandro De Agostini che ha messo a nostra disposizione quest’anno la struttura – spiega don Borroni – vuole essere un segno di uno stile di vera attenzione e vicinanza per i poveri, che non si limiti solo alla risposta ai bisogni materiali. Sempre di più, incontriamo nuovi tipi di povertà: situazioni di fragilità e di solitudine, spesso meno evidenti di quelle economiche, ma che come quest’ultime (e forse anche in misura maggiore) collaborano a generare marginalità sociale».

Per rispondere a queste nuove povertà, serve che al sostegno concreto e alle risposte che la rete solidale e il welfare pubblico hanno elaborato sino ad oggi, se ne affianchino altre. «E il primo passo è fare sentire a chi è in difficoltà, che non è stato messo da parte. Per questo i nostri volontari della Locanda non hanno servito i pasti, ma per tutta estate hanno mangiato con gli ospiti. Sarà così anche per le autorità: non saranno invitate a cenare su tavoli diversi, ma a sedere al fianco degli amici che hanno condiviso con noi queste cene di fraternità».