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Mario Bonfantini 45 anni dopo

Un ricordo dell'autore a Novara con una mostra

Novara - Il 21 dicembre alle ore 18 in biblioteca Negroni a Novara si chiudono i Giovedì letterari in biblioteca con un omaggio a Mario Bonfantini, in occasione del quarantacinquesimo anniversario della morte, a cura dell’Istituto Storico Fornara. Al ricordo del grande scrittore, che pone un'attenzione particolare al testo Un salto nel buio, intervengono Elena Mastretta, direttrice dell'istituto, e Carlo Bonfantini, figlio dell'autore. Durante l'incontro si inaugura anche una mostra a pannelli che riproduce alcuni dei testi con dedica presenti nella biblioteca conservata in Istituto. Si tratta di 16 pannelli, tra cui la biografia e la bibliografia che il figlio Massimo aveva realizzato per il Centro Novarese di Studi Letterari, che permettono di farsi un’idea dei rapporti che Bonfantini intratteneva con colleghi, studiosi, protagonisti come lui della resistenza, ma anche con familiari ed amici. L’Istituto storico della resistenza e della società contemporanea nel novarese e nel Verbano Cusio Ossola oltre alla biblioteca di Mario conserva l’archivio Bonfantini, della consistenza di 120 buste, per 50 metri lineari, comprende lettere, appunti e ritagli di stampa, oltre che immagini e documenti sulla famiglia: dal padre Giuseppe ai fratelli Corrado, Sergio, Cino e Vera, ha deciso di mostrare l’originale del manoscritto all’interno di una mostra dedicata a questa importante figura.

Mario Bonfantini è nato a Novara, il 15 maggio 1904, primogenito di Giuseppe Bonfantini e Maria Ferrari. Segnato da un’educazione socialista e antifascista dal padre, che fu sindaco di Novara dal 1915 al 1922, e di spirito europeo e francese dall’università a Torino, si laurea sul Marino, ma la sua prima opera è il Baudelaire. E impegno e laica pietas si coniugano nella sua impresa giovanile di antifascismo morale e culturale: la direzione della rivista mensile “La Libra” (1928-1930; si vedano l’utile antologia curata da A. M. Mutterle nel 1969 per la Liviana di Padova e il reprint di tutti i dodici numeri dell’editore Forni, Sala Bolognese, nel 1980). L’altro pilastro di intellettuale militante, che chiude l’arco della lunga giovinezza, è nell’immediato dopoguerra la direzione a Milano di “Società nuova”, mensile «politico e letterario» (1945-1946). In mezzo, una fitta e avventurosa esistenza di libri e lezioni private, di saggi e traduzioni, di elzeviri e cronache sportive e sceneggiature, di giornate in bici, sul Rosa o sul Ticino. Una vita che culmina in due exploit. Nell’agosto-settembre 1939 il primo, di lieta esuberanza, il viaggio in barca a remi, con la moglie Mary Molino, sposata due anni prima, e con l’amico d’infanzia Giorgione De Blasi, da Novara a Ferrara. La grande prova il secondo, quando si getta, il 22 giugno 1944, dal treno in corsa, dal vagone piombato che lo deportava in Germania (da qui il romanzo Un salto nel buio); seguirà l’esaltante premio di una parte di primissimo piano nella Repubblica partigiana dell’Ossola. Ma dopo la Liberazione, la carriera universitaria non gli è più preclusa per motivi politici. Così si decide a fare il professore. Vince la cattedra di Letteratura francese nel 1955. Insegna a Napoli e poi a Torino, dove muore, vedovo da qualche anno, il 23 novembre 1978. In questi ultimi trent’anni ha tradotto Rabelais e Baudelaire, ha scritto Stendhal e il realismo e molti saggi, anche di italianistica, ha ritratto il paesaggio e la civiltà del Novarese, dell’Orta, della Valsesia, e ha anche messo insieme cinque libri di narrativa. I suoi racconti sono raccolti in La svolta e tutti i racconti. 

Prima dell'incontro dedicato a Bonfantini, sempre giovedì 21 dicembre in Biblioteca Negroni, ricordiamo i due eventi a cura di Maria Adele Garavaglia: alle ore 16 "Un viaggio tra generazioni":l'appuntamento con il libroforum su Il Caleidoscopio. Sguardi sulla vita di Laura Dulio e Maria Lionti (Bonfirraro). Alle ore 17 il gruppo di lettura dedicato a Dada e il mistero dei Topi di Teatro di Marco Scardigli.