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Non sono mostri. Sono nostri...

Novara - Non sono mostri. Sono nostri. Con questa massima si è concluso il convegno “Ho incontrato Caino: storie di lotta alla Mafia” coorganizzato da Aiga Novara e Libera Novara ieri, ad una settimana dalla commemorazione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci, in cui il persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, che ha veduto l’intervento del Presidente dell’Ordine degli Avvocati Remigio Belcredi, oltre ad altre autorità presenti nell’Auditorio. L’incontro introdotto dal Tesoriere di Aiga Novara Avv. Giuseppe Franco e dal del Referente di Libera Novara Jessie Ryan Coretta, moderato dalla Vice Presidente di Aiga Novara Avv. Lucia Gallone, ha visto come relatori Don Marcello Cozzi, membro della segreteria nazionale di Libera, autore del libro “Ho incontrato Caino” e l’Avv. Alessio Cerniglia Presidente di Aiga Novara. La toccante testimonianza di Don Marcello, per più di vent’anni a contatto nel proprio mandato pastorale con i pentiti di Mafia, alcuni dei quali dai nomi eccellenti come Gaspare Spatuzza, ha fatto conoscere il mondo della Mafia, partendo dall’incontro con i protagonisti, descritti nel libro che ha dato il nome al convegno. Don Marcello ha più volte sottolineato come nella lotta alla Mafia, si corra il rischio di mitizzare chi l’ha combattuta, dimenticandone l’esempio concreto, sentendola come un problema lontano. Da delegare agli eroi, credendola di non poterla cambiare. L’insegnamento di fondo che l’autorevole relatore ha voluto lasciare è che tutti siamo chiamati a combattere la Mafia. Non solo i nostri miti. La lotta alla Mafia è una lotta senza quartiere che deve partire dal quotidiano.

“Tu leggi in fondo la loro sofferenza” ha proseguito Don Cozzi, e quel sentimento ci ricorda come anche i mafiosi sono uomini come tutti noi. Da qui la massima “Non sono mostri. Sono nostri”. Il riconoscimento della dignità umana anche dei carnefici, è fondamentale per sconfiggere la Mafia nella sua radice di banalità del male che nasce vive e prolifera sull’assenza di soluzioni, proposte da enti diversi dalla criminalità organizzata, ai problemi della vita quotidiana. Bisogna conoscere le vite dei mafiosi non perché loro siano un esempio, ma perché esse ci insegnano che cosa non si deve fare, e a ricordarci sempre come dietro un criminale non ci sia un antieroe o un personaggio mitologico, ma un uomo con tutte le debolezze e fragilità che anche noi abbiamo, e che cerchiamo sempre di combattere.

L’intervento di chiusura è stato condotto dall’Avv. Cerniglia, che ha sottolineato le differenze fra uno stato democratico, in cui la sovranità appartiene al popolo e le organizzazioni mafiose, per nulla democratiche. Uno spunto di riflessione su queste differenze è stato fornito inoltre dalla differenza della teorie della pena, che in uno stato democratico debbano essere tendenti alla rieducazione del condannato, mentre nel mondo mafioso e della criminalità organizzata, non possono che essere una retribuzione per l’ingiusta lesione dell’onore.

Stefano Renosto