Novara - L’Italia è uno tra i primi Paesi in Europa colpito da obesità infantile ed è un dato ormai assodato che quest’ultima aumenti il rischio di comparsa, in età adulta, di malattie cardiovascolari e diabete mellito di tipo 2. Pertanto l’individuazione di un profilo di alto rischio cardiovascolare associato all’obesità durante l’infanzia potrebbe permettere una diagnosi precoce e quindi la messa in atto di misure preventive. Per questo motivo la Fondazione della Comunità del Novarese Onlus ha deciso di sostenere, con un contributo di 20mila euro, le spese dei materiali di consumo e di studio di un team di medici, ricercatori e specializzandi delle divisioni di Pediatria Medica, Chirurgia Vascolare e Fisiologia Chirurgia Sperimentale dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale – Azienda Ospedaliero Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara che ha avviato il progetto - studio “Bambini obesi: modificazioni della variabili cardiache e vascolari” su un pool di bambini e adolescenti tra i 6 ei 16 anni affetti da obesità, relativo agli effetti cardiovascolari e metabolici di un programma nutrizionale associato ad allenamento fisico aerobico.
«La Fondazione della Comunità del Novarese – commenta il Segretario Generale Gianluca Vacchini – s’impegna a sostenere progetti che guardano alla salute pubblica e ai Minori. Tutte le indagini dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità hanno lanciato un allarme sulla crescente obesità infantile e sulla correlazione tra questa e le malattie cardiovascolari. Sostenere il progetto “Bambini obesi: modificazioni delle variabili cardiache e vascolari” attraverso l’acquisto di materiali per lo studio significa aiutare ad affrontare il problema in maniera pratica ed efficace».
La fase iniziale dello studio è stata condotta su una popolazione di bambini di entrambi i sessi dell’età media di circa 11 anni : in aggiunta alle valutazioni cliniche, antropometriche e cardiologiche condotte dalla Dott.ssa Giulia Genoni, specializzanda di Pediatria Medica sotto la supervisione del Prof. Gianni Bona, Direttore della Pediatria Medica ed alle valutazioni eseguite dal Dott. Massimiliano Martelli, sono stati esaminati il profilo metabolico e il grado di infiammazione. L’indagine è stata condotta dalla Dott.ssa Lara Camillo, biotecnologa magistrale sotto la supervisione della Prof.ssa Elena Grossini e del Prof. Giovanni Vacca, docenti di Fisiologia presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale della Scuola di Medicina di Novara.
«L’obesità infantile sta dilagando – commenta la Prof.ssa Elena Grossini, responsabile del progetto – e la prevenzione in questo senso risulta necessaria. Abbiamo cominciato nel maggio dello scorso anno raccogliendo i dati iniziali T0, ora stiamo raccogliendo i T6 dopo sei mesi di esercizio fisico abbinato ed un regime dietetico bilanciato e, successivamente, raccoglieremo i dati dopo un anno per studiarne l’andamento. Sono 60 i bambini coinvolti nel progetto oltre a 10 soggetti sottoposti solo a controllo».
Dal 1980 al 2013, la prevalenza combinata di sovrappeso ed obesità in età pediatrica è aumentata, su scala mondiale, del 47.1%. Nel complesso, in Europa oggi i dati più allarmanti si registrano in Spagna, a Cipro ed in Italia. In Italia, nel 2013, sono state registrate, in bambini, adolescenti fino ai 19 anni, percentuali di sovrappeso pari al 29.9% ed al 24.3%, rispettivamente in maschi e femmine, e di obesità del 8.4% nei maschi e del 6.2% tra le femmine.
«L’obiettivo che l’Unione Europea si propone– conclude la Dott.ssa Grossini – è, in primo luogo, una prevenzione primaria volta a promuovere uno stile di vita attivo ed una corretta alimentazione e, in secondo luogo, un’azione efficace contro epidemiologie che possano avere un forte impatto sulla salute pubblica e, di conseguenza, sul sistema sanitario».
I dati preliminari raccolti parrebbero confermare l’ipotesi secondo cui uno stato infiammatorio di base, associato all’obesità potrebbe essere implicato nelle iniziali modificazioni dell’emodinamica e delle proprietà fisiche delle pareti vascolari; nel tempo sarà interessante valutare se l’esercizio fisico abbinato ad una corretta dieta possa indurre miglioramenti cardiovascolari e metabolici, analizzando l’eventuale relazione con lo “stato infiammatorio”.