Novara - La Sezione Antifrodi dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Novara ha scoperto una ditta “fantasma”, da cui il nome dell’operazione, la cui unica ed esclusiva attività era quella di fornire a cittadini extracomunitari disoccupati, desiderosi di ottenere un permesso di soggiorno per lavoro subordinato, un valido aiuto: buste paghe false e contratto di lavoro fittizio. Il meccanismo era semplice: il cittadino extracomunitario dichiarava di essere appena stato assunto dalla ditta, asseritamente sedente nel bergamasco, e produceva un contratto di lavoro apparentemente ineccepibile. All’occorrenza erano pronte anche le prime buste paghe, ovviamente false, attestanti l’effettiva esistenza del rapporto lavorativo. Poiché la documentazione era formalmente ineccepibile allo straniero veniva rilascio il permesso di soggiorno per lavoro subordinato per due anni. Il meccanismo si fondava su un presupposto, ovvero che i controlli non potessero essere approfonditi poiché il rapporto di lavorativo era appena iniziato; eventuali mancanze nelle banche dati previdenziali, per esempio, erano facilmente giustificabili dai fisiologici tempi tecnici necessari per il riempimento dei dati. La ditta fantasma, infatti, era usata una sola volta e solo per l’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro; utilizzare il paravento della società inesistente per più di una volta sarebbe stato rischioso poiché, in sede di rinnovo del permesso, dopo due anni dall’instaurazione del rapporto lavorativo fittizio, non sarebbero stati più giustificabili eventuali mancanze presso le banche dati contributive.
L’intricato meccanismo è stato scoperto dalla Sezione Antifrodi dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Novara ove, su disposizione del Questore Sarlo, è stato predisposto un ulteriore grado di controllo dei requisiti necessari per il rilascio del permesso di soggiorno: accanto ai controlli prodromici al rilascio, infatti, sono stati introdotti dei controlli successivi al fine di monitorare e verificare che i rapporti di lavoro legittimanti il rilascio dei permessi risultino, effettivamente, per l’intera durata della validità dei titoli. È stato agevole, così, verificare che i 7 cittadini extracomunitari, tutti provenienti dal corno d’Africa, che avevano richiesto il rilascio del permesso di soggiorno asserendo di essere impiegati presso la ditta “fantasma”, non avevano svolto, nel tempo, alcuna attività retribuita per detta società. Non solo la sede della ditta, dove gli operatori di Polizia si erano recati per un’ispezione, era inesistente ed ubicata presso un indirizzo di comodo. Tra i beneficiari dei servizi della ditta “fantasma”, tra l’altro, vi era anche un giovane cittadino della Costa d’Avorio recentemente arrestato per traffico di droga dalle Volanti della Polizia di Stato e per omicidio colposo dalla Polizia Stradale. È evidente, infatti, che gli stranieri dovevano procurasi il proprio sostentamento e, attesa l’artificiosità del rapporto di lavorativo, erano facilmente inclini a ricercare fonti di sostentamento derivante da fonte illecita.
L’operazione si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria per il reato di favoreggiamento clandestina di alcuni cittadini extracomunitari e, soprattutto, con l’avvio dei procedimento di revoca dei permessi fraudolentemente ottenuti. L’obiettivo dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Novara, infatti, è quello di accelerare il rilascio dei permessi di soggiorno per gli stranieri in regola con le norme del soggiorno e, al contempo, di reprimere, con vigore, ogni tentativo di aggiramento della normativa sull’immigrazione andando a colpire la c.d. immigrazione clandestina dei colletti bianchi. Si tratta, cioè, di monitorare quella zona grigia di cittadini extracomunitari che, formalmente, appaiono in regola con le norme sull’immigrazione ancorché, sostanzialmente, si trovino in condizione di illegalità sul territorio nazionale. Su disposizione del Questore Sarlo, quindi, continuerà lo specifico monitoraggio, in itinere, delle richieste di permesso di soggiorno al fine di verificare ed accertare l’effettività dei titoli legittimanti il soggiorno scoraggiando frodi e raggiri. Tali raggiri, infatti, non possono che riverberarsi negativamente sulla collettività poiché, da un lato, i cittadini extracomunitari privi di un vero lavoro e di fonti di reddito derivanti da fonte lecita sono, ovviamente, più propensi a cedere alle lusinghe di guadagni facili e, dall’altro, perché si corre il rischio di pregiudicare l’efficienza e l’efficacia del servizio offerto agli stranieri in regola con le norme sul soggiorno sul territorio nazionale.