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Novara - "La Provincia è tornata a ribadire la propria posizione a proposito della redazione preliminare del Piano regionale per le attività estrattive. In accordo e in piena sintonia con i sindaci del territorio, senza alcuno steccato politico, abbiamo messo nero su bianco quello che avevamo già espresso durante la seduta del 1° dicembre della II Commissione: intendiamo, in quanto rappresentanti del territorio, partecipare attivamente questa fase dei lavori della Regione Piemonte in vista della definizione degli aspetti tecnici e normativi relativi all'attività estrattiva e degli approfondimenti necessari alla sua Valutazione ambientale strategica". Al termine della seduta odierna della II Commissione, "riconvocata con la partecipazione estesa ai primi cittadini dei Comuni interessati", il presidente della Provincia di Novara Federico Binatti riassume con queste parole il contenuto del documento, condiviso da commissari e sindaci, "che sarà trasmesso in questi giorni alla Regione. La nostra Provincia, come abbiamo chiarito, è l’unica nel panorama regionale a essersi dotata dal 2011 di un Piano provinciale di settore dell'attività estrattiva, che ha recepito in particolare le principali disposizioni finalizzate alla tutela della fascia territoriale dell’Ovest Ticino: nel documento – rimarca il presidente - abbiamo ribadito che questa zona è “particolarmente delicata dal punto di vista ambientale, nonché sottoposta alle pressioni dovute alle dinamiche economico/insediative della limitrofa Regione Lombardia, nella definizione dei criteri di integrazione e raccordo del Prae con gli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica di vario grado vigenti, occorrerà tenere in considerazione in particolare il Piano Territoriale Regionale ‘Area di approfondimento Ovest Ticino’” approvato nel 1997".
L’assemblea, nel documento, fa presente che dal momento che, con la sua approvazione, “il Prae andrà a sostituire sul territorio novarese” lo strumento provinciale in ambito estrattivo, “risulterà oltremodo necessario tenere conto delle disposizioni di vario grado del Ptr-Ovest Ticino che dettano, tra l’altro, limitazioni e divieti di alterazione della morfologia del territorio”.
Il presidente ricorda che "il Prae avrebbe valore di strumento sovraordinato rispetto alla Pianificazione urbanistica locale rispetto alle individuazioni e perimetrazioni dei poli estrattivi e dei loro sviluppi. Questo a differenza di altri Piani Regionali, le indicazioni, direttive e prescrizioni dei quali vanno recepite attraverso una variante urbanistica. Pertanto – rimarca il presidente - l’auspicio della II Commissione e dei sindaci del Novarese, come si legge ancora nel documento, è che “il Prae come Piano di settore possa essere prescrittivo sulle destinazioni d'uso dei suoli, ma non sulle tutele e le limitazioni ambientali/paesaggistiche vigenti specifiche e peculiari della gestione territoriale anche a livello comunale”".
Il presidente ha inoltre ricordato che, durante l’assemblea del 1° dicembre, "le osservazioni dei partecipanti, come ricordiamo alla Regione, hanno evidenziato che “il Documento Programmatico sembrerebbe mostrare una strategia pianificatoria focalizzata prioritariamente a localizzare l’attività estrattiva, mettendo in secondo piano le relative modalità di esercizio di tale attività e demandando a fasi successive, definite di processo e non codificate, la quantificazione del fabbisogno nell’arco di vigenza del Prae”".
Appare, dunque, chiara una posizione che "valutando i fabbisogni che il nuovo Piano intende soddisfare nell’arco decennale di vigenza, è necessario che la delimitazione di bacini e poli estrattivi debba “essere condotta sulla base dei giacimenti esistenti e dei vincoli ambientali”: tutti i partecipanti alla riunione di oggi vogliono che venga da subito definita “la stima della risorsa disponibile e i quantitativi massimi estraibili nonché le riserve di piano”. Se la Regione intende procedere altrimenti senza ascoltare il territorio rischierebbe di “penalizzare le aziende estrattive novaresi, la cui decennale vigenza del Paep ha indubbiamente concorso all’attuale assetto di prospettiva aziendale”. Proprio per questi motivi – conclude il presidente – chiediamo che la nuova pianificazione regionale sia improntata “su un approccio differenziato tra le cave esistenti e le nuove cave pianificate con il nuovo strumento, a salvaguardia delle aziende già operanti sul territorio e a tutela di eventuali aggressioni del mercato”".