Novara - "A fronte delle condizioni di severità idrica che permangono nel Distretto idrografico del fiume Po e, quindi, anche nel nostro territorio, attestate dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, si evidenzia uno stato stabile di “severità idrica” tra media e alta: è quindi necessario da parte di tutti gli organismi competenti mettere in atto le strategie, i monitoraggi possibili per la gestione dinamica degli scenari di scarsità idrica, con l’obiettivo di evitare che si verifichino nuovamente le criticità che il Novarese ha vissuto durante la primavera e l’estate 2022 sia per quanto riguarda l’uso dell’acqua potabile, sia anche per quanto concerne l’attività agricola e, in particolare, risicola".
Lo dichiarano il presidente della Provincia di Novara Federico Binatti e il consigliere delegato all’Ambiente e Risorse idriche Rosa Maria Monfrinoli. "Nell’ultimo anno – precisa inoltre il presidente – siamo stati in costante contatto, oltre che con i Comuni della nostra provincia, con Autorità d’ambito, Consorzi irrigui, associazioni di categoria agricola per monitorare la situazione e per attivarsi, secondo le competenze dell’Ente, e affrontare le diverse questioni in prospettiva".
ACQUA POTABILE E ACQUA PER L’IRRIGAZIONE
Due sono i problemi da affrontare: quello dell’acqua potabile e quello dell’acqua per l’irrigazione delle colture. "Per quanto riguarda l’acqua potabile – spiega il consigliere - alcuni dati del periodo 2022-2023 risultano significativi: 50% in meno rispetto al 2021 di precipitazioni atmosferiche, innalzamento delle temperature di 3/5 gradi, -30 giorni all’anno di gelo con conseguenti diminuzioni di livelli di falda sia superficiali che profonde. Sulle linee acquedottistiche “Acqua Novara Vco” dichiara che le perdite sono del 45%, in linea con il livello nazionale, ma non per questo la situazione è giustificabile. Quarantasette Comuni hanno avuto problemi l’anno scorso con riduzioni d’acqua o trasporto della stessa con autobotti. Al 2026 sono previste spese pari a 150.000.000 euro più 16.000.000 derivanti da fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza su dodici Comuni: la linea di acquedotto consta in 360.000 metri lineari di tubazioni. L’aumento dei costi dei materiali, più che raddoppiato, non facilita la realizzazione dei lavori. In questo senso la strategia prevede interventi come la pulizia dei bacini accumulo e delle canalizzazioni, un’informazione mirata, il controllo dei lavori, l’adozione dei cosiddetti “sistemi intelligenti”, la riduzione delle perdite".
Per quanto riguarda l’acqua di alimentazione dei sistemi irrigui, il consigliere ricorda che "il 2021 è già stato problematico e seguito da un 2022 peggiore e da una previsione 23 molto preoccupante. Le piogge invernali e, soprattutto quelle di febbraio, sono scarsissime nel Piemonte nord-occidentale: ciò che appare estremamente critica è la carenza di precipitazione sul lungo periodo dai 6 ai 12 mesi). Anche per la copertura nevosa, statisticamente l’inverno in corso risulta fra i meno nevosi dal 1999. Le alte temperature anomale hanno portato alla precoce fusione nivale testimoniata dall’andamento anomalo dei livelli del lago Maggiore".
LE CONSEGUENZE SULL’AMBIENTE: L’APPLICAZIONE DEL DE E LE “DEROGHE”
Poca acqua "vuol dire meno ossigeno, temperatura più elevata nei corsi d’acqua, con conseguenze sugli ecosistemi e sull’uomo. Per ridurre il conflitto tra le realtà interessate nell’attività agricola verificatosi lo scorso anno, che ha visto anche episodi di concorrenza sleale, occorre avviare un approccio sperimentale sul deflusso ecologico supportato da un attento monitoraggio da parte dell’osservatorio. In questo senso – aggiunge il consigliere - gli indirizzi individuati sono rappresentanti, innanzitutto dall’approccio sperimentale volontario all’applicazione del DE di durata almeno triennale, come nel caso del Ticino, sulla base di accordi con utenti che s’impegnano a gestire un programma di rilascio concordato. Sarà inoltre necessario promuovere le sperimentazioni da applicare a tratti di asta fluviale o all’intera. Quindi stabilire che, a seguito dagli esiti delle sperimentazioni, sia comunque garantito almeno il rilascio di una portata minima non inferiore al 60% del valore teorico del DE, sarà inoltre necessario dare mandato ad Arpa Piemonte di fornire supporto tecnico-specialistico alle attività relative alle sperimentazioni per l'applicazione del DE ed alla valutazione della sostenibilità ambientale delle stesse prevedere che, nelle more dell'applicazione del DE teorico o degli esiti della sperimentazione, a partire dalla condizione di severità idrica "media" accertata in sede di Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, nonché in presenza di situazioni estremamente critiche segnalate dai concessionari irrigui e qualora sussistano esigenze di approvvigionamento che non possano essere diversamente soddisfatte, possa essere autorizzato per un periodo limitato, nella stagione irrigua, un minor rilascio temporaneo non inferiore al 60% del DMV previsto. Sarà quindi doveroso – rimarca il consigliere - stabilire, inoltre, che l'attuazione di eventuali minori rilasci – le cosiddette “deroghe al Deflusso ecologico” - non pregiudichi il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale delle acque e che le autorizzazioni a eventuali minori rilasci temporanei siano revocate al variare delle condizioni che le hanno determinate o qualora dai monitoraggi si evidenziasse la compromissione degli obiettivi di qualità ambientale, in accordo con le linee guida regionali sulla gestione dinamica degli scenari di siccità".
A questo proposito il presidente e il consigliere ricordano infine che "l’Osservatorio permanente dell’Autorità di bacino del Po indica per la situazione attuale una “severità idrica media” con assenza di precipitazioni da cui emerge l’opportunità che sollecita i consorzi irrigui affinché richiedano le necessarie deroghe ai rilasci del deflusso ecologico".