Novara - Le azioni della Regione Piemonte per fronteggiare la crisi idrica: richiesta dello stato di emergenza per l’intero territorio e dello stato di calamità per l’agricoltura, rilascio di acque dai bacini utilizzati per produrre energia idroelettrica a supporto dell’irrigazione delle colture e deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi: sono queste le principali misure che la Regione Piemonte sta mettendo in campo per fronteggiare la crisi idrica che sta colpendo l’Italia a causa del prolungarsi della siccità. Le decisioni sono state assunte nel corso dell’insediamento del tavolo permanente voluto dal Presidente della Regione Cirio per monitorare e affrontare la situazione di emergenza e del quale fanno parte le organizzazioni agricole, i consorzi irrigui, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, le Autorità d’ambito del servizio idrico integrato e l’ANBI (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). Il coordinamento dell’attività del tavolo, che rimane convocato fino al superamento della crisi, è stato affidato all’Assessore all’Ambiente Marnati. Illustrando queste misure agli organi di informazione, il Presidente ha evidenziato che la crisi idrica causata dalla siccità sta facendo registrare in Piemonte livelli di gravità assoluta per gli agricoltori, che stanno già affrontando l’aumento dei costi dei concimi e della benzina agricola, il cui prezzo ha raggiunto ormai quello della benzina tradizionale. Per questo motivo, già nella giornata di ieri, è stato chiesto per il comparto lo stato di calamita naturale, che consente di agire in tutela degli agricoltori nel caso di danni, che già ci sono e che bisogna evitare si prolunghino. È stata inoltre valutata la possibilità di agire, in accordo con i gestori degli invasi, per rilasciare un quinto delle acque contenute nei bacini idroelettrici, operazione che permetterebbe di garantire 15-20 giorni di respiro e salvare il raccolto e le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione. Altra misura sul tavolo la deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi, procedura che compete alle Province e che consente di prelevare più acqua di quella prevista garantendo la quantità necessaria per mantenere l’equilibrio stesso del fiume e la vita degli organismi che ne popolano le acque. Con Lombardia e Canton Ticino si sta valutando, inoltre, l’eventualità di provvedere ad un maggior rilascio di acqua anche dai laghi. Il Presidente ha fatto il punto anche sulla carenza in alcune zone dell’acqua utilizzata per l’uso domestico. Al momento in Piemonte sono 170 i Comuni con ordinanze adottate o in corso di adozione sull’uso consapevole dell’acqua potabile e di limitazione o divieto di usi impropri. Nel Novarese 10 Comuni hanno anche dovuto ricorrere all’interruzione notturna della fornitura. Nel dettaglio, in provincia di Torino sono 80 i Comuni che hanno emanato o stanno per emanare ordinanze e in 3 è stato necessario intervenire con autobotti per rifornire di notte le cisterne. In provincia di Cuneo ci sono 10 Comuni con ordinanza emanata o in via di emanazione e in 5 si è già intervenuti con autobotti. A Biella e Vercelli 9 Comuni con ordinanze emanata o in via di emanazione e 12 interventi con autobotte. Ad Alessandria 30 Comuni con ordinanza emanata o in via di emanazione e un intervento con autobotte. A Novara e VCO 40 ordinanze emanate o in via di emanazione, 10 interruzioni notturne e mille interventi con autobotti. Ad Asti invece la situazione risulta meno critica grazie al prelievo del 100% dell’acqua da faglia profonda. Si tratta di una crisi idrica peggiore di quella del 2003, tanto che il Po ha una portata d'acqua inferiore del 72% di quella naturale. La criticità riguarda l’acqua di sorgente, perché non c’è neve sulle montagne. Razionare l’acqua anche di giorno non è una misura attualmente sul tavolo, ha spiegato il Presidente, ma è importante che tutti prendiamo consapevolezza della complessità della situazione mettendo in campo un comportamento saggio e virtuoso sul nostro modo di usare l’acqua, un bene prezioso che non dobbiamo dare per scontato. L’Assessore Marnati, che coordinerà tutte le iniziative correlate alla carenza idrica, ha affermato che verranno messe in campo tutte le iniziative possibili per contrastare la crisi e salvare il comparto agricolo in un momento particolarmente delicato per le coltivazioni. Gli effetti dei cambiamenti climatici, ha aggiunto, inducono a considerare questa situazione come un problema con il quale ci si dovrà purtroppo confrontare e quindi diventa sempre più necessaria un’azione strutturata e non “di rincorsa” sfruttando al meglio i fondi europei in arrivo. Come sottolineato dall’Assessore regionale alla Protezione civile Gabusi, il Piemonte si trova in una situazione di siccità particolarmente pesante e come Regione stiamo mettendo in campo tutte le misure di nostra competenza. La Protezione civile, in particolare, è pronta per tutti gli interventi che saranno necessari, dalla fornitura di autobotti per i luoghi dove l’acqua è più scarsa all’assistenza alla popolazione per le necessità che si stanno manifestando. Nell'Alessandrino è già stato attivato un servizio di emergenza con rifornimenti tramite le autocisterne della Protezione civile per alcuni Comuni e nelle altre province siamo pronti ad intervenire in base alle esigenze che ci verranno segnalate. L’Assessore regionale all’Agricoltura Protopapa ha dichiarato che è stato importante incontrare tutte le parti coinvolte in questa grave emergenza del Piemonte per condividere soluzioni immediate e definire i progetti futuri per contrastare le emergenze idriche.
Più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione. La problematica riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord con la gravissima siccità di quest’anno che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città con l’arrivo di autobotti e dei razionamenti. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell'Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra. Il livello idrometrico del fiume Po è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni ed il lago Maggiore è in sofferenza con un grado di riempimento del 22,7%. Il semestre da dicembre a maggio 2022, in Piemonte, è stato il terzo più secco degli ultimi 65 anni, secondo i dati di Arpa. Il deficit dell'acqua accumulata nelle nevi è del 65%, i fiumi sono da mesi in magra e a fine maggio l'ammanco di acqua sui restanti bacini arriva fino al 70-80%. Maggio, infine, ha fatto registrare un'anomalia di 2 gradi in più in media, con massime a metà mese di 34 gradi. Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo, secondo la Coldiretti. “In questo scenario di profonda crisi idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili – commentano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani -dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione. Siamo già ad un livello di siccità media/arancione, ma di questo passo arriveremo a breve a quello alto/rosso. A fronte di questa situazione abbiamo chiesto, nel corso del tavolo regionale per il monitoraggio del rischio di perdita del raccolto a causa della siccità, fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione, di superare i rigidi schemi burocratici ed attivare, fin da subito, le procedure propedeutiche alla richiesta dello stato di emergenza nazionale. E’ necessario creare una rete di piccoli invasi su tutto l’arco alpino per evitare di arrivare a situazioni di crisi come quella attuale. Certo vanno coinvolti tutti i soggetti interessati, superando l’attuale frammentazione anche in termini di competenze amministrative, in modo tale che sia possibile definire un piano strategico unitario che possa rispondere alle esigenze idriche delle imprese agricole che ora, invece, si trovano a dover affrontare, oltre alle difficoltà dovute all’innalzamento dei costi delle materie prime e agli sconvolgimenti del mercato a causa della guerra ucraina, una vera e propria emergenza idrica”.
"Chiediamo interventi immediati per salvare le produzioni in campo: turni per annaffiamenti, irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni, azioni strutturali sulle infrastrutture idriche, come una rete di nuovi bacini e invasi, diffusi sul territorio, per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana. La situazione della siccità in Piemonte è drammatica. Nel bacino del Po, area centrale del Made in Italy agroalimentare, è a rischio fino al 50 per cento della produzione agricola". Cosi Gabriele Carenini, presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, al termine dell’incontro convocato dalla Regione Piemonte. "Prendiamo atto e ringraziamo della disponibilità della Regione ad attivarsi in ogni modo per affrontare l’emergenza idrica – continua Carenini -, abbiamo bisogno di misure concrete, di interventi seri di manutenzione della rete idrica per un miglior utilizzo delle acque, ma anche di nuove opere di irrigazione, a cominciare da piccoli invasi distribuiti per accrescere la resistenza dei territori, utilizzando in maniera efficiente ed efficace in primis i fondi del Pnrr. Sono necessari anche nuovi strumenti di assicurazione, in quanto quelle che un tempo erano anomalie climatiche, oggi stanno diventando la cronaca di tutti i giorni". Carenini riferisce le analisi di Cia Agricoltori italiani, secondo cui per la frutta estiva, in particolare meloni e cocomeri, si prevede una riduzione tra il 30 e il 40 per cento, che arriva al 50 per cento per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina.
Nonostante la situazione in Piemonte indichi che gli invasi siano al minimo storico e mostrino una riduzione media del 40 o addirittura del 50% rispetto alla media storica, quel che è emerso dall’incontro con gli operatori del comparto idroelettrico, convocato a stretto giro dopo la conclusione dei lavori del tavolo permanente istituito dal Presidente della Regione e coordinato dall’Assessore all’Ambiente, è la massima disponibilità alla collaborazione e la volontà di cooperare con i consorzi irrigui. I prossimi 15 giorni, sottolinea l’assessore all’Ambiente, saranno quelli cruciali per salvare le colture e proprio per questo è stata avanzata la richiesta di disponibilità a rilasciare la massima acqua possibile, al netto delle esigenze del settore idroelettrico altrettanto strategico; nei prossimi giorni si avrà contezza di tutte le iniziative locali che verranno messe in campo. Agli operatori, aggiunge, va il ringraziamento della Giunta regionale per la sensibilità e la disponibilità dimostrata. A seguito dell’approfondimento sull’emergenza è emersa anche l’esigenza di portare avanti la realizzazione degli invasi – in Italia risultano essere circa 1000 le richieste – motivo per il quale appare necessario accelerare e sul punto l’assessore annuncia la volontà di farsi portavoce presso il Governo per la costituzione di un tavolo dedicato. Per quanto riguarda l’incontro con le Province è emerso che alcune hanno già messo in campo azioni per gestire l’emergenza; tuttavia, occorre costituire un coordinamento di supporto per definire linee guida e procedure armonizzate sul territorio. Coordinamento che viene assunto dalla Regione, che si rende disponibile a supportare le Province nella gestione dell’emergenza idrica. Si stanno infatti costruendo ulteriori linee di indirizzo, afferma l’assessore, per dare alle Province miglior supporto per rispondere all’aggravarsi di queste ore dell’emergenza.
Come emerge dal Rapporto sullo stato dell'ambiente in Piemonte elaborato dall'Arpa il deficit idrico dell'anno scorso è stato del 18% (rispetto alla norma del trentennio 1971 - 2000); inoltre l'anno 2021 è stato il 15º più caldo degli ultimi 64 anni e tra l'8 dicembre scorso e il 30 marzo 2022 non si sono registrate precipitazioni significative. Il sommarsi di queste condizioni ha creato le premesse per la siccità che stiamo vivendo. Confagricoltura Piemonte rammenta che il bollettino idrologico mensile dell'Arpa, riferito al mese di maggio emesso il 3 giugno scorso, rileva uno scarto delle portate dei principali fiumi del Piemonte che in alcuni casi arriva all'80%: il Po a Isola Sant'Antonio ha una portata media mensile di 256 m³ al secondo contro una media storica di 796, m³ al secondo, con una uno scarto del 68%. Il fiume Varaita a Rossana, in provincia di Cuneo, presenta uno scarto delle portate dell'80%, il Sesia a Palestro del 72%. Con questa situazione la previsione a tre mesi, in uno scenario di scarsa piovosità, prevede un livello di siccità severa - a parte le aree dell'arco alpino - in tutti i comprensori piemontesi e di siccità estrema nelle aree di pianura. “La situazione è estremamente preoccupante – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte - ed evidenzia la necessità di mettere in atto tutte le misure necessarie per recuperare l'acqua piovana e distribuirla nel migliore dei modi. Prima viene il consumo umano, ma subito dopo la risorsa idrica è indispensabile per l'agricoltura, perché senz’acqua è impossibile produrre. Ribadiamo la necessità – aggiunge Allasia - di avviare al più presto la progettazione di nuovi invasi e di realizzarli con urgenza". Confagricoltura Piemonte prende atto con soddisfazione che il rapporto dell'Arpa evidenzia il miglioramento delle condizioni di salute delle acque superficiali, dove lo stato chimico è buono per l'89%. Anche le acque sotterranee presentano uno stato chimico che viene definito buono. "L'agricoltura da anni è impegnata con determinazione nella riduzione dell'impiego di fitofarmaci e fertilizzanti, il cui uso è limitato allo stretto necessario - dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte - e, ancor di più negli ultimi anni, grazie all'impiego delle nuove tecnologie e delle applicazioni dell'intelligenza artificiale, ha significativamente contribuito alla riduzione delle emissioni. È un impegno che gli agricoltori sostengono con importanti sacrifici, orgogliosi di poter fare la loro parte nel miglioramento dello stato di salute dell'ambiente”.