
Novara - "L’Amministrazione vive con vicinanza la vicenda del ricercatore iraniano dell’Università del Piemonte Orientale e collaboratore del Centro di ricerca in Medicina di emergenza e delle catastrofi Ahmadreza Djalali". Il sindaco Alessandro Canelli e il vicesindaco e assessore alla Città della Salute e della Scienza Angelo Sante Bongo esprimono partecipazione e solidarietà alla famiglia di Ahmadreza Djalali, 45 anni, padre di due bambini, che dallo scorso aprile è detenuto nel carcere di Evin di Teheran (dov’era tornato su invito della locale Università) con l’accusa di spionaggio e condannato quindi alla pena capitale. L’esecuzione è prevista entro le prossime due settimane. "Il dottor Djalali – sottolinea il vicesindaco Bongo – è una persona che ha vissuto in mezzo a noi, nella nostra città e che, con il suo lavoro, ha contribuito alla crescita del Crimedim dell’Upo, fatto grazie al quale è stato unanimemente apprezzato per le sue competenze e come persona alla quale i colleghi dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” si sono presto affezionati: durante l’inaugurazione dell’anno accademico della nostra Università, la scorsa settimana, anche il rettore Cesare Emanuel, a nome dell’intera comunità scientifica, ha voluto ricordare quanto sta accadendo, stigmatizzando l’infondatezza delle accuse al medico e collaboratore del Crimedim. Proprio come cittadini novaresi e come medici che ne hanno conosciuto la professionalità e le qualità umane riteniamo che si debba esprimere tutta la nostra vicinanza e partecipazione a questa assurda e inspiegabile vicenda anche attraverso l’adesione alle iniziative e alle campagne di mobilitazione a favore del dottor Djalali che sono sorte negli ultimi giorni".