Novara - Il 24 luglio scorso un pensionato del 1949 ha denunciato in Questura di essere vittima da alcuni anni del gioco d’azzardo, che lo porta compulsivamente a giocare alle cosiddette “macchinette videopoker”, a causa delle quali ha dilapidato il suo patrimonio. L’uomo ha raccontato che da circa tre anni, trovandosi in difficoltà economica, ha iniziato a farsi prestare denaro, per un ammontare di circa 300/400 euro al mese; il 1° di ogni mese, giorno in cui gli veniva accreditata la pensione, doveva però consegnare il doppio di quanto prestato (con un interesse del 100% mensile). Per essere certo di ottenere il denaro, il suo aguzzino si faceva consegnare la tessera BancoPosta, completa di pin, in modo tale che il giorno dell’accredito della pensione potesse effettuare lui stesso il prelievo compresi gli interessi per poi restituire la tessera al legittimo proprietario. La vittima ha inoltre riferito che nel mese di maggio aveva chiesto un ulteriore prestito di 300 euro ad un altro uomo che ha preteso – anche lui –la restituzione del doppio del denaro al giorno 1 del mese successivo. Nel mese di giugno ha prestato nuovamente altri 400 euro alla vittima, chiedendo indietro la somma di 600 euro (in questo caso con interesse al 50% mensile). Impossibilitato a saldare il debito è stata aggredita dal suo usuraio che, dopo averlo strattonato, prendendolo per il bavero, lo minacciava di gravi ritorsioni se non avesse saldato quanto da lui preteso. A seguito di servizi appositamente predisposti nel fine settimana scorso, nel giorno di scadenza dei pagamenti, sono stati tratti in arresto da personale della Squadra Mobile i due aguzzini; il primo, D.M. un cinquantenne di Novara, sorpreso mentre prelevava 600 euro con la tessera intestata alla vittima. Il secondo P.N. altro novarese quasi sessantenne sorpreso mentre la vittima gli consegnava la somma di 600 euro, da lui estorta. Gli arresti in flagranza di reato rispettivamente di usura e di estorsione sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziara ed è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari per uno dei due e l’obbligo di presentazione alla P.G. per l’altro. Alla vittima G. G., dietro specifica richiesta, è stato fissato incontro con il G.A.P. (ambulatorio per il gioco patologico) al fine di iniziare una terapia finalizzata ad abbandonare il vizio.