Novara - Sembra un racconto, di quelli 'noir' o della serie 'Gomorra' che lo scrittore Saviano ambienta in Campania. Ed invece è un fatto, purtroppo vero, accaduto nella campagna novarese a poca distanza dalla Cupola di San Gaudenzio. Ecco che cosa narra Stefano Grazioli.
"Durante una passeggiata in campagna ho trovato un deposito di rifiuti comprendente: estintori, bombole del gas, moto, Vespe Piaggio, portiere di un'auto, paraurti di auto e motori di auto. Ho segnalato la cosa ad Assa, Vigili e Comune". "Non ho voglia di andar così indietro con la memoria con il rischio di annoiarvi parlandovi del ritrovamento di Aldo Moro, o dei delitti del Mostro di Firenze - prosegue Stefano - Non ho voglia di parlare delle foto scattate anni dopo nei posti in cui "il Mostro" aveva colpito. Magari mettendosi in posa. Mi limiterò a qualcosa di più recente. Partiamo da Cogne. La vicenda del Piccolo Samuele la conoscete (iniziamo con lo stamparci in testa che si tratta della vicenda del piccolo Samuele e non di Annamaria Franzoni). La villetta divenne un luogo di pellegrinaggio dove scattarsi foto, dove recuperar qualche sasso ricordo. Dove si inizio a perdere ulteriormente il senso del buon gusto. Dove ogni peccato o dettaglio in più alimentava un formicolio pubico nel lettore. Dove la registrazione al 118 fu addirittura remixata in un pezzo da discoteca. Poi venne Perugia, la povera Meredith. Anche lì la villetta divenne un simbolo. Tutti a fotografarsi li davanti per poi dire: Io ci sono stato! Fermento pubico. Poi la Concordia. Non posso fare i nomi di tutti quelli che perirono. E di sicuro altri nomi quella vicenda non li merita. Tutti all'Isola del Giglio a fotografarsi con quel sarcofago di metallo alle spalle. Un gigante ferito e morente diventa parte dello Show. Andiamo a ballare sulle tombe di chi ha perso la vita, ma almeno procuriamoci un ricordo concreto. "Ma lei perché è andato in vacanza proprio sull'isola del Giglio?" "Eh dovevamo già andar in ferie, mia moglie voleva veder il relitto..." Fermento pubico per due. Stasera si s.... Potrei parlare dei pellegrinaggi nel campo in cui venne ritrovata la piccola Yara. Potrei parlare delle speculazioni sulle notizie trapelate. Su ogni macchia rinvenuta su quel povero corpo martoriato. Ma credo abbiate capito il senso. Ora, arriviamo a noi. Arriviamo a questa benedetta discarica di Novara. Sono stato contattato da 127 persone. Le ho contate. 127 persone che mi han chiesto tutti la stessa cosa. "Dove si trova esattamente?" Perché lo vogliono sapere? Ecco le motivazioni che ho ricevuto: Per curiosità, per andar a vedere. Perché han il diritto di sapere. Perché magari c'è qualcosa di interessante. Per scriverci un articolo e quindi per dare un'informazione corretta e precisa. Perché forse quella Vespa Rossa è loro. "Tu non preoccuparti, ti offro 100€". Per vedere con i propri occhi di cosa si tratta. Perché a Novara può esser cresciuta una cosa così grande senza che nessuno lo sapesse. Per far qualche foto. Per fare una caccia con il Metal Detector. Perché ho uno Zio Generale dei Carabinieri che può aiutare a far smantellar la cosa. Perché esplorando magari salta fuori un cadavere e diventiamo famosi. Varie ed Eventuali. Ok. Potrei continuare. Io invece non dirò dove si trova questo posto per un semplice motivo. Questo non è un gioco né una caccia al tesoro. Non lo dirò più che altro per evitare che qualcuno possa andar a depositare altro materiale, a prelevar qualcosa oppure a curiosare col rischio di farsi male. È ora di finirla di far foto dove c'è lo scempio. Ho reso pubblica la notizia per evitare che la cosa possa esser insabbiata e la discarica lasciata la a marcire. Ora che lo sanno in molti sarà molto difficile da insabbiare. Poi magari sarà qualcuno dei canali ufficiali, Assa/Comune a dire esattamente dove si trova il luogo. Ecco, per me va bene così. Io non voglio che il luogo resti segreto, io voglio non fare parte del sistema di pruriti pubici su cui campa l'Italiano Medio. Niente foto, niente particolari succulenti, niente colore delle mutandine della ragazza uccisa. Questo è uno dei tanti crimini a cui cercare di porre rimedio, non è l'ennesimo Show. Ho sempre sognato di fare il Giornalista, è quello che avete appena letto è il modo in cui lo avrei fatto. Ciao Nè".
Direi che da oggi, anzi da ieri, ho un collega in più... e che collega!
Gianmaria Balboni