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Uno su cinque è un falso dentista!

Novara - Uno su cinque è un falso dentista! La denuncia della Federazione nazionale dei medici chirurghi e odontoiatri, nonché della Commissione albo odontoiatri, trova riscontro anche in ambito locale. Spiegano il dott. Michele Montecucco e il dott. Maurizio Antonio Gugino, che nel consiglio provinciale dell’Ordine dei medici rappresentano gli odontoiatri: «Se a livello nazionale gli abusivi, ovvero chi esercita la professione senza la necessaria abilitazione, sono diecimila su 51 mila abilitati, nella nostra provincia la percentuale può essere più o meno la stessa; e ci si sono verificati casi in cui è stato necessario intervenire».

E’ un fenomeno, quello dell’abusivismo, difficile da contrastare: «Il problema è quello dei prestanome – continua Montecucco – che consentono poi ai non abilitati di poter operare in certe strutture. E non è possibile pretendere che il paziente chieda il diploma di laurea quando si reca in studio: anche se è facoltà del paziente telefonare all’ordine dei medici o consultare il sito www.fnomceo.it per accertarsi del possesso dei requisiti del dentista curante. Bisogna intervenire con un percorso di educazione del paziente, che deve essere informato dei rischi che corre». Rischi che possono tramutarsi in danni talvolta irreversibili, non solo per quel che concerne l’apparato della masticazione ma anche per la possibile contrazione di malattie infettive (epatite, Aids, ecc). Ma non è solo l’abusivismo a suscitare l’intervento dell’Ordine: in una professione che ha un’immagine (si pensa che sia immediatamente remunerativa e con sbocchi sicuri) che non corrisponde alla realtà, sta suscitando preoccupazione il dato del 20% di disoccupazione: «I giovani dentisti – afferma il dott. Michele Montecucco – finiscono per accettare compensi miseri da parte di studi “low cost” (ci sono stati casi di paga oraria di 9 euro lordi) e si vedono costretti a lavorare per molte ore, a scapito della qualità della prestazione, con tempistiche impossibili. I costi pubblicizzati, tra l’altro, rappresentano degli specchietti per le allodole: le “voci” che comprendono una prestazione vengono spacchettate, si presenta un’offerta e poi si sommano altri servizi, cosicché alla fine di “low” non resta poi molto». Un esempio per tutti: una capsula può costare anche solo 400 euro, ma poi bisogna aggiungere i costi per l’anestesia, l’impronta, la visita, il provvisorio e altro ancora, tant’è che alla fine si arriva ai 700-800 euro che è quanto si paga in un normale studio dentistico.

Discorso a parte è quello del cosiddetto “turismo dentale”, con pacchetti completi per le cure in alcuni paesi stranieri. «Premesso che è legittimo che ognuno scelga dove farsi curare – aggiunge Montecucco – è importante che sappia a cosa va incontro; senza entrare nel dettaglio delle metodologie di cura e della qualità dei materiali impiegati, va sottolineato il fatto che viene meno il rapporto di fiducia medico-paziente e che è molto complicato verificare i titoli dell’operatore. E, soprattutto, cosa accade quando c’è bisogno di intervenire sul lavoro fatto all’estero? Eventuali problemi non emergono subito, ma dopo qualche anno: e allora bisogna ritornare in quel posto?».