Novara - A un mese o poco più dall’inizio del nuovo anno scolastico, torna d’attualità il tema della corretta alimentazione degli studenti. Interviene il presidente dell’Ordine dei medici e odontoiatri, il dott. Federico D’Andrea, responsabile della struttura complessa di dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale “Maggiore” di Novara. E lo fa sollevando un problema sostanziale, ovvero quello dell’organizzazione dei “tempi” scolastici in relazione proprio a una corretta alimentazione e aprendo un dibattito con il mondo della scuola. «C’è, di fondo, una grande contraddizione – afferma il dott. D’Andrea – Da un lato, sempre più spesso e meritoriamente esperti si recano nelle varie scuole e illustrano come ci si deve alimentare in maniera sana; dall’altro, i ragazzi vengono tenuti sui banchi fino a ore improponibili, fino alle 2 o alle 3 del pomeriggio. Nel lasso di tempo in cui sono a scuola possono godere di un paio di intervalli, molto brevi, nei quali ingurgitano di tutta fetta alimenti poco sani. E del resto non potrebbero fare diversamente, visto che alle medie e alle superiori nessun istituto offre il servizio di mensa Poi arrivano a casa a metà pomeriggio e mangiano quel che trovano».
«Con questa organizzazione della loro giornata – aggiunge il presidente dell’Ordine dei medici – il pasto principale diventa quello della sera, il che è assolutamente contrario a ogni buona regola alimentare: ovvero, una sostanziosa colazione, un buon pranzo e una cena leggera; con spuntini nel corso della giornata. Insomma, quello che non accade con l’attuale organizzazione della vita dei nostri ragazzi. Il messaggio che intendiamo lanciare – conclude il dott. D’Andrea – è quello che è necessario ripensare ai tempi della nostra giornata, in particolare per quel che riguarda la vita scolastica. Ci rendiamo conto che si tratta di un percorso tutt’altro che semplice, che si scontra con abitudini ben radicate, ma non c’è altro da fare. Combattere l’obesità infantili, per esempio, in queste condizioni è un compito particolarmente arduo».