Novara - Giovedì 26 maggio era arrivata al 113 la chiamata di una giovanissima ragazza che segnalava che un’amica era stata violentata poco prima. Immediatamente gli equipaggi delle volanti della Polizia di Stato si recavano dalla giovane che si trovava presso la locale autostazione in compagnia di due amiche. Gli operatori della Polizia potevano immediatamente notare che una delle tre giovani era in lacrime ed appariva in forte stato di shock. Con grande professionalità gli uomini della Volante della Polizia di Stato decidevano di accompagnare le tre ragazze in Questura al fine di verbalizzare, in modo riservato, quanto accaduto e per poter, così, ricostruire i fatti. La giovane vittima della violenza, appena diciottenne, infatti, era oltremodo restia a raccontare quanto occorsole; come purtroppo accade spesso alle vittime di reati odiosi quali la violenza sessuale, la giovane temeva di poter essere giudicata e si vergognava per quanto aveva dovuto subire. Solo la professionalità degli operatori di polizia, che tranquillizzavano la giovane mettendola a sua agio, permetteva di acquisire dalla ragazza una completa e genuina ricostruzione dei fatti. La giovane raccontava, così, di aver pranzato da due amici a Novara. I due, fratelli, dopo il pranzo si erano separati: il più piccolo era stato mandato a giocare fuori dal maggiore che, invece, si era avvicinato alla giovane. Prima un approccio diretto: dammi un bacio; al rifiuto della giovane, alzatasi per andarsene, il ragazzo l’afferrava per un braccio trascinandola sul letto. Qui con violenza la costringeva a subire ripetuti palamenti alle parti intime; nella foga il ragazzo, addirittura, strappava alla vittima i pantaloni che non era riuscito a sfilare. La ragazza, fortunatamente, approfittando di un attimo di distrazione del proprio aguzzino, intento a togliersi i propri pantaloni per poter completare la violenza, riusciva a divincolarsi ed a scappare. La ragazza, quindi, in forte stato di shock chiamava un’amica che, a sua volta, allertava il 113. Le immediate ricerche del giovane, che nel frattempo era stato compiutamente identificato, terminavano a tarda sera con il suo arresto ad opera degli operatori della Polizia di Stato messisi sulle sue tracce dal primo pomeriggio. Il giovane, una volta in Questura, negava ogni addebito ed anzi riferiva che era stata la ragazza che gli aveva lanciato delle avances. La genuinità delle dichiarazioni della vittima, ripetute avanti alle amiche, prima, ed agli investigatori, poi, nonché i riscontri forniti dalle prove fisiche, i pantaloni lacerati, però, facevano emergere un preciso quadro indiziario che permetteva al GIP di Novara di convalidare l’arresto e di disporre, vista la giovane età e la mancanza di precedenti penali del reo, la misura cautelare personale degli arresti domiciliari.