Trecate - "Vigili urbani o poliziotti?" E' la domanda che si pone e pone Sergio Amidani all'Amministrazione comunale guidata da Binatti. In una nota scrive: "La notizia che a Trecate ben 8 vigili urbani avrebbero chiesto il trasferimento ad altro ente amministrativo ha destato molto scalpore ma non ne conosco le motivazioni personali, organizzative o gestionali perciò non le commento. Mi interessa invece condividere con i miei concittadini una riflessione che coinvolge la politica non esclusivamente locale. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva “trasformazione” del ruolo dei vigili urbani e persino della terminologia utilizzata per definirlo. Senza che al contempo si modificassero le modalità di reclutamento e le regole gestionali del personale addetto siamo passati da un corpo di “vigilanza” ad uno di “polizia” urbana. Ma i due termini indicano “mestieri” diversi e necessitano di caratteristiche psico-attitudinali e spesso anche fisiche differenti. E diverse devono essere anche l’organizzazione e la gestione del personale. Semplificando direi che per fare il vigile urbano sono sufficienti competenze e strutture “civili”, mentre per fare il poliziotto servono capacità, addestramento ed organizzazione essenzialmente “militari”. Non deve quindi stupire che il personale reclutato per fare il vigile viva con estremo disagio il mestiere di poliziotto e i relativi metodi di lavoro: probabilmente se avesse pensato di fare l’agente di polizia si sarebbe arruolato anziché partecipare ad un bando municipale. Ed è qui che entra in gioco la “politica”, perché questa evoluzione non è avvenuta per esclusiva responsabilità degli amministratori locali anzi, a mio parere, è accaduto per reazione alla latitanza delle istituzioni nazionali preposte. Città come la nostra necessiterebbero della presenza permanente delle forze di Polizia di Stato. Il pattugliamento delle strade, l’antidroga, il pronto intervento sulla violenza urbana e, più in generale, il perseguimento dei reati penali, dovrebbero essere una loro prerogativa quasi esclusiva. Pensare di sopperire a tale carenza attraverso un corpo di Polizia Municipale, oltre ad essere scarsamente efficace, distoglie i vigili urbani da quello per cui sono stati reclutati: occuparsi dei reati e delle sanzioni amministrative e, perché no, indurre ed educare la cittadinanza al rispetto delle regole di convivenza civile. Personalmente sono convinto che se i vigili urbani tornassero a svolgere un ruolo più consono alle proprie caratteristiche, a nessuno verrebbe in mente di chiedere il trasferimento. E’ quindi una radicale inversione di tendenza quella che dobbiamo chiedere alla politica nazionale e alle nostre amministrazioni locali: la Polizia la facciano i poliziotti e la vigilanza la facciano i Vigili! Pensare di fronteggiare la criminalità con personale amministrativo e regole gestionali totalmente inadeguati è solo un inutile spreco di risorse che genera negli addetti alienazione e voglia di fuggire".