Galliate - Si svolgeranno martedì 8 febbraio alle 14.30 nella Chiesa parrocchiale di Galliate i funerali di Federico Ciulu, il 29enne scomparso nella notte tra mercoledì 2 e giovedì 3 febbraio. Il giovane galliatese è annegato nel naviglio Langosco in quanto - secondo una prima ricostruzione - non sarebbe riuscito ad uscire dalla Fiat Qubo su cui viaggiava e che per cause al vaglio degli inquirenti si è ribaltata nelle acque del canale a poche centinaia di metri dal suo amato Ticino. A recuperare il corpo ormai esanime sono stati i Vigili del fuoco del Comando provinciale di Novara. Si ipotizza che la causa dell'incidente stradale che ha portato la Qubo a finire nel Langosco sia stato un malore oppure un colpo di sonno che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo.
Federico, conosciuto da moltissimi a Galliate per il suo passato e presente da sportivo sia nel mondo del calcio che della canoa, lascia la compagna Lucilla, una figlia di pochi anni, i genitori Vilma e Gianni e due fratelli.
Tantissime, soprattutto sui 'social', le testimonianza d'affetto per lui e di vicinanza per i famigliari. L'Uisp - Sport d'acquavica scrive: "Nell'apprendere la triste notizia della scomparsa in un incidente stradale di Federico Ciulu giovane tecnico del Canoa Club Novara la Uisp Acquaviva esprime le più sentite condoglianze alla famiglia e ai suoi cari, amici e conoscenti".
Come sempre non banali e ricche di commizione le parole di Ernesto Marchi, da sempre uomo di sport, oltre che docente e tecnico: "Volevo condividere un ricordo con tutti coloro che hanno trascorso con me una parte del percorso di vita terrena con Federico; io conservo un ricordo relativo alla persona ed allo sportivo di tutti i giocatori che, ho allenato e di tutti gli studenti a cui ho avuto la fortuna di insegnare. Ho allenato Federico in quel di Galliate: lo ricordo come un ragazzo semplice, gioviale, buffo in molti suoi atteggiamenti che lo rendevano simpatico a tutti; il suo modo di fare ed i suoi buffi atteggiamenti erano determinati dalla sua proverbiale timidezza che lui cercava di mascherare attraverso la sua innata simpatia. Aveva da piccolo uno sguardo dolcissimo che, ricordo ancora con estremo piacere; poi divenuto uomo l'ho perso di vista ed erano ormai tanti anni in cui non ho mai più avuto alcun incontro con lui, nemmeno occasionale; l'altro giorno nel momento in cui sono venuto a conoscenza della triste notizia ho provato un grande sconforto, perché ogniqualvolta (fortunatamente non molte volte) un mio studente, un mio giocatore ha lasciato questo mondo precocemente, anche un piccolo pezzettino di me, della mia anima, del mio cuore si allontana insieme a loro. In più, in questo caso non riesce ad uscire dalla mia testa lo straziante pensiero che la sua piccolissima figlia crescerà senza il suo giovane papà".
Gianmaria Balboni