Trecate - Sì, sono già trascorsi 29 anni da quando il 28 febbraio del 1994 alle ore 14.30 circa un forte boato ruppe il silenzio di una tranquilla giornata di fine inverno. A Trecate si consumò quello che sarebbe diventato uno dei più gravi disastri ambientali mai avvenuti in territorio italiano. Così è stato lo scoppio del pozzo petrolifero Tr 24 in località Cascina Cardana. Pensate, un evento per il quale non furono ravvisate responsabilità umane, ma dovute al caso. Infatti il procedimento giudiziario si concluse nel novembre 1995 con un non luogo a procedere per i 3 tecnici che stavano lavorando nel pozzo, indagati per disatro colposo. Come riporta il ‘Ticino’ dell'epoca di Flavio Beltrami, che in un precedente Consiglio comunale di Trecate veniva garantito da parte di 2 ingegneri incaricati sullo stato delle trivellazioni del succitato pozzo petrolifero, che non ci sarebbe stato alcun tipo di pericolo per l'ambiente e per la popolazione. Una eventuale fuoriuscita di petrolio sarebbe stata subito fermata dai sistemi di sicurezza, valvole, etc. etc. E invece successivamente una colonna alta 100 metri scaglia in aria una micidiale miscela di petrolio, gas, sassi, terra e acqua: era il 28 febbraio 1994 ore 15.30, mentre un comunicato annunciava che non c'erano pericoli per la salute, perché la pioggia non ucciderà. Si era spaccata una tubazione del pozzo di trivellazione a 7.500 metri circa di profondità. La gente invece, me compreso, credeva che “quelle gocce”, che cadevano per terra, sulle macchine e sui tetti, portassero la morte. Qualche ora dopo le 14.30 di quel dannato 28 febbraio una dichiarazione dell'Agip ridimensionava così: “Non ci sono state esplosioni in superficie, non ci sono né morti né feriti”. Trecate viene isolata, strade e ferrovia sono sbarrate. Il Sindaco dell'epoca, ing. Magnaghi, viene intervistato il 28 febbraio ore 19.45 dall'inviato della Rai. Le sue dichiarazioni sono rassicuranti. Il rischio d'incendio è molto basso. Anche la presenza di acido solforico è bassa. I trecatesi sono tappati in casa, davanti alla tv, mentre il getto del petrolio continua e anche il boato assordante. Le linee telefoniche sono saltate. Martedì 1° marzo 1994 ore 8 l'Amministrazione comunale di Trecate fa spargere sulle strade cittadine quintali di seppiolite, un terriccio granulare, usato per i bisogni fisiologici dei gatti da appartamento. In questo stesso giorno i tecnici texani convocati d'urgenza non sanno cosa fare. Non è possibile usare la dinamite perché mezza Trecate andrebbe a fuoco. Sempre martedì 1° marzo ore 10 le scuole restano regolarmente aperte. Solo dopo che alcuni bambini accusano capogiri, mal di testa e la direttrice del plesso di via Andante dell'epoca dispone ore 12 la chiusura della scuola. Mentre le tv di tutto il mondo parlano del fatto. Trecate è diventata di colpo tristemente famosa. Martedì 1° marzo alle ore 19 dalla Prefettura di Novara giunge l'ordine per la scuola elementare di via Verra e l'Asilo Nido di restare chiusi. Mercoledì 2 marzo 1994 ore 4.30, come d'incanto il pozzo si ferma da solo, come anche la pioggia. Il sole illumina un paesaggio spettrale. Le case sono annerite, le auto incatramate, gli orti inservibili e la puzza insostenibile. Però è finito un incubo durato 2 giorni e 2 notti. Era terminata anche l'angoscia e l'ossessione che si era impadronita delle menti dei Trecatesi. Il tormento del pozzo che vomitava petrolio era terminato.
Adesso era la speranza a prevalere. Purtroppo come aveva diagnosticato il dottor Aina di Cerano, trascorsi i primi 10 anni dal disastro, i malati e le morti per angioma, carcinoma e neoplasie iniziarono a manifestarsi con più intensità. Molti trecatesi sono stati privati dagli affetti più cari compreso il sottoscritto. A distanza di decenni restano alcuni importanti interrogativi: 1) È stata effettuata una bonifica completa ed esaustiva del territorio subito dopo il disastro? 2) Il territorio si può ritenere in salute? 3) C'è stata una commissione internazionale di verifica degli impianti? 4) C'è stato un Comitato di garanzia che ha sorvegliato la bonifica dell'area inquinata? 5) Quali sono stati gli effetti sulla salute della popolazione coinvolta? 6) Quanti sono stati i morti oncoligici dopo l'esplosione del pozzo? 7) È stato fatto un monitoraggio alla popolazione per le malattie oncologiche intervenute successivamente? 8) Dal 2004, cioè 10 anni dopo, nulla purtroppo è stato pubblicamente divulgato.
A 29 anni dall'accaduto c'è chi non dimentica ancora giustamente quella data. C'e' anche un Comitato, che si è costituito nel 2021, i cui presidente e vice-presidente, il cav. Salvatore Varisco e Lorenzo Volonté, anche loro privati degli affetti più cari dopo lo scoppio del pozzo, che ogni anno ricordano pubblicamente il triste evento. Anche il sottoscritto subito dopo il 10° anno dallo scoppio del pozzo è stato sottoposto ad intervento oncologico significativo. È stato più fortunato di coloro che non ci sono più, ma periodicamente viene sottoposto ancora ad esami colonscopici.
dott. Vincenzo Guarino