Trecate - Di recente a Trecate è stato suggellato un patto di amicizia tra il Comune e alcuni Municipi dell'area del Triveneto, da dove 100 anni fa arrivarono diversi profughi proprio a Trecate per essere ospitati - mentre infuriava la Grande Guerra - nell'attuale Oratorio San Giuseppe, che allora era la 'casa' dei Padri Giuseppini. In ricordo del 4 novembre, giornata di commemorazione della fine della Prima Guerra Mondiale, ecco uno scritto da Brentonico, comunità che fortemente ha subito e vissuto il dramma del conflitto. Commenta l'assessore alla Cultura Quinto Canali: "La Grande Guerra ha rappresentato per Brentonico l’evento più drammatico della sua plurimillenaria e ragguardevole storia. Municipalità austroungarica di confine sul Monte Baldo, nel 1914, allo scoppio del conflitto, quasi 800 dei suoi uomini, su un totale di circa quattromila abitanti, furono reclutati nell’esercito imperiale e mandati a combattere viepiù sui fronti orientali contro i russi ed i serbi; quasi duecento non tornarono. Da fine maggio del 1915, a seguito della dichiarazione di guerra del Regno d’Italia, il territorio di Brentonico fu per alcuni mesi ostaggio di una sorta di interregno, con la presenza alterna di truppe italiche ed asburgiche. La situazione che si creò sull’Altopiano di Brentonico fino alla sua definitiva conquista italiana nell’ottobre del 1915 fu stucchevole: centinaia furono gli internati e i fuoriusciti da ambo le parti per cause politiche, irredentisti e “austriacanti”. Ma ancora più tremendo fu l’esodo costretto di tutta la popolazione nel 1916, quando, a seguito della “Spedizione punitiva”, le autorità italiane, senza un preventivo piano di evacuazione, ordinarono lo sgombero totale di tutti i civili residenti; erano le ore nove della sera del 18 maggio: quasi tremila persone - bambini, donne e vecchi (perché gli uomini, quelli ancora vivi, stavano combattendo nell’esercito avversario) – si avviarono di notte a piedi e sotto la pioggia e, scavalcando le montagne per sentieri e mulattiere, raggiunsero la valle dell’Adige, da dove, via treno e prefetture, furono spartiti su tutte le regioni del Regno d’Italia, isole comprese. Quelli che non morirono in esilio per stenti o malattie (parecchie centinaia furono i morti per la sola “febbre spagnola”) rientrarono a Brentonico tre anni dopo, nella primavera del 1919, ricongiungendosi finalmente con gli internati, i fuoriusciti, i soldati sopravvissuti e ritrovando gli abitati ed il territorio distrutti e depredati. Sono state centinaia le località che ospitarono i circa 3.200 esiliati brentegani, riconducibili a ben 146 comuni attuali: 131 italiani, 12 austriaci e 3 cechi; tra questi anche il Comune di Trecate, nel quale confluirono a fine giugno 1915 sette brentegani (sei internati, compreso il Podestà Alfonso Andreolli colà scortato in catene, e un fuoriuscito) raggiunti in seguito da alcuni famigliari. A riannodare i fili della storia tra Brentonico e Trecate, ma anche tra Trecate ed altri comuni, ci ha pensato la valente e appassionata ricercatrice Margherita Lodroni, che, per puntuali ricerche archivistiche pubbliche e parrocchiali, ha ricostruito finanche le storie e le vicissitudini peculiari dei particolari ospiti dell’accogliente comunità trecatese. Domenica 22 ottobre scorso si è compiuto l’atto fondamentale che legherà per sempre le municipalità di Brentonico e di Trecate: il suggello di un “Patto di amicizia”. Il ringraziamento dell’Amministrazione comunale di Brentonico e di tutti i suoi cittadini va a Margherita Lodroni ed agli amministratori del Comune di Trecate (ed ai ‘fortissimi’ della “Associazione Amici 52”). Gratitudine e riconoscenza davvero particolari li riserviamo alla Consigliera Patrizia Coraia, la cui così rara sensibilità umana e culturale e il cui appassionato e coinvolgente impegno politico hanno favorito e permesso la conoscenza ed il patto istituzionale tra le municipalità di Brentonico e Trecate e saranno sostanziale e irrinunciabile supporto per l’attuazione degli impegni sottoscritti tra i due comuni".