Borgoticino - Circa 400.000 prodotti consumabili per stampanti e fax contraffatti e materiale utile per produrne altri seicentomila sono stati sottoposti a sequestro grazie ad un’operazione congiunta della Guardia di Finanza di Novara e di Borgomanero. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Novara, hanno consentito di individuare a Borgo Ticino un magazzino dove era stato ricreato un vero e proprio laboratorio clandestino per la realizzazione delle cartucce contraffatte. Oltre ai prodotti “finiti” pronti per l’immissione in consumo, i finanzieri, hanno infatti trovato una serie di macchinari e di prodotti semilavorati utili a ricostruire ogni singola fase del processo produttivo: cartucce “anonime” pronte per essere confezionate, etichette, sigilli e ologrammi anticontraffazione falsificati e tutto il materiale (cliché di stampa, dime per il taglio delle scatole ecc…) necessario per produrre confezioni identiche alle originali. Benché al momento dell’intervento non sia stato rinvenuto alcuno degli “addetti ai lavori”, grazie ad un certosino lavoro di analisi delle pochissime tracce documentali rinvenute, i finanzieri sono riusciti a ricostruire l’intera filiera di produzione e distribuzione. L’organizzazione, dedita alla produzione ed alla commercializzazione di materiale di consumo per stampanti, fax e fotocopiatrici (toner e cartucce a getto d’inchiostro), operava attraverso un complesso ed articolato sistema di frode, attuato mediante l’utilizzo di un’impresa con sede in Lamezia Terme ed attiva nel settore della rigenerazione di cartucce e toner. Grazie ad una capillare rete di raccolta, posta in essere sotto la copertura di un’attività formalmente lecita, il sodalizio criminale otteneva la disponibilità di quantitativi ingenti di “contenitori esausti” per poi rigenerarli ed inviarli tramite corriere espresso presso il laboratorio di Borgo Ticino. Nel laboratorio si procedeva all’applicazione delle etichette, dei sigilli di garanzia e degli ologrammi anticontraffazione falsificati; il tutto veniva poi inscatolato in confezioni pressoché identiche alle originali, complete di fogli informativi, libretti di istruzione ed addirittura di materiale pubblicitario contraffatto. Al fine di ostacolare la rintracciabilità del laboratorio le cartucce rigenerate venivano inviate tramite corriere indicando come destinatario del “semi lavorato” un’attività commerciale realmente esistente (operante nel settore della ristorazione con sede nella provincia di Varese) ma assolutamente estranea al sistema di frode e soprattutto non riconducibile in alcun modo a qualsiasi fase del ciclo produttivo. Il ricorso al “fermo deposito” consentiva infine di procedere al ritiro dei colli direttamente presso la sede del corriere in modo pressoché anonimo e per ostacolare la possibile identificazione dei reali utilizzatori del magazzino, anche la disponibilità dei locali era stata occultata mediante il ricorso ad un prestanome. Attraverso una società “filtro” le cartucce venivano quindi immesse in commercio come nuove ed originali ad un prezzo particolarmente competitivo rispetto a quello proposto dai fornitori ufficiali dei prodotti originali. La frode è risultata così ben congeniata che i prodotti contraffatti sono addirittura arrivati ad inquinare le forniture di moltissimi uffici della Pubblica Amministrazione; infatti, fra gli ignari clienti della società cartiera, uno in particolare, approfittando dei prezzi particolarmente vantaggiosi, aveva effettuato ingenti acquisti ed operando attraverso il portale del mercato elettronico dedicato alla Pubblica Amministrazione, aveva attratto diversi clienti anche tra le procure e le forze dell’ordine che confrontando il prezzo proposto rispetto la concorrenza avevano operato la scelta senza esitazioni. Il prodotto benché del tutto simile all’originale, non era in grado di assicurare ovviamente gli stessi standard qualitativi del prodotto genuino ma per non creare insoddisfazione nei clienti il “produttore” era solito sostituire i pezzi difettosi con altri “nuovi” contribuendo ulteriormente ad aumentare la fiducia nel prodotto commercializzato. Proprio seguendo le tracce lasciate da questi resi è stato possibile ricostruire la filiera di distribuzione, ricollegare il tutto al laboratorio individuato nel novarese e sequestrare centinaia di migliaia di prodotti che erano stati distribuiti capillarmente tutto il territorio nazionale (ben 17 regioni sono state interessate dalle attività di sequestro).
“La piaga della contraffazione - commenta il Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle novaresi, Col. t. ISSMI Giovanni Casadidio - è un fenomeno che, soprattutto nei momenti di forte crisi economica, tende ad espandersi grazie alla capacità dei falsari di proporsi sul mercato con prezzi particolarmente aggressivi e prodotti il più delle volte esteriormente indistinguibili dagli originali. A destare allarme è la crescente capacità di intervenire in qualsiasi settore merceologico (la gamma dei beni contraffatti si è estesa al punto tale che non esiste prodotto che non possa essere imitato) e su qualsiasi canale di vendita (da quelli più tradizionali alle vendite a distanza tramite Internet). In un momento in cui la capacità di spesa dei consumatori è sensibilmente contratta, è difficile non farsi tentare da ciò che può sembrare un buon affare, ma la merce contraffatta può diventare velocemente inutilizzabile ed inefficace quando non addirittura pericolosa perché generalmente prodotta senza il dovuto rispetto delle norme europee sulla salute e la sicurezza. Inoltre la filiera produttiva legale, dove operano le aziende che creano i prodotti originali e si impegnano nei relativi investimenti in ricerca e innovazione, subisce importanti perdite nelle vendite e nei profitti, che non mancano di interessare anche l’indotto e si traducono alla fine in perdite di posti di lavoro. I contraffattori operando necessariamente in nero, sottraggono importanti risorse anche alle entrate tributarie degli Stati trasferendo il "conto" ai cittadini che pagano le tasse e non va infine dimenticato che, comprando prodotti contraffatti, indirettamente, si supporta il crimine organizzato”.