Trecate - Giorni di vigilia, giorni di grande dibattito e anche preoccupazione a Trecate per sapere cosa deciderà la Conferenza dei Servizi giovedì prossimo, 6 novembre, riguardo al progetto di realizzare un inceneritore di rifiuti sanitari speciali in un impianto posto tra l'abitato di Trecate e quello della frazione di San Martino. La raccolta di firme nei gazebo allestiti in piazza Cavour negli ultimi giorni (nella foto) ha registrato quasi 1.500 firme di adesione. "Martedi 4 novembre - annuncia Alessandro Pasca - alle 21 al bar Sassi in piazza Cavour faremo una riunione apartitica in cui costituiremo il comitato contro l'inceneritore. La riunione è aperta a tutti: siete tutti invitati, trecatesi e non, di qualunque orientamento politico siate. Il comitato è lo strumento ideale per unire tutti contro l'inceneritore. Speriamo nella piú ampia partecipazione possibile. Col sottoscritto ci saranno Roberto Varisco e Michi Cigolini (in rappresentanza di Rossano Canetta che non potrà essere presente per motivi personali). Vi aspettiamo! Ci vediamo martedì in piazza. Speriamo nella più ampia partecipazione possibile di tutti!".
Intanto c'è da registrare la presa di posizione di Gianni Mancuso e Dario Roverato (Fratelli d'Italia), anche loro contrari all'eventualità che venga costruito un inceneritore nei pressi del polo petrol-chimico di San Martino di Trecate. “In merito al progetto per la realizzazione di un inceneritore per rifiuti sanitari a Trecate, proposto dalla HWT srl - dichiarano Gianni Mancuso e Dario Roverato - Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale ritiene opportuno esprime alcune considerazioni, in parte già emerse nei giorni scorsi. Innanzitutto, è importante evidenziare come sulla produzione di rifiuti sanitari in Piemonte non vi siano dati recenti, in quanto il rilevamento gestito dall’Assessorato regionale alla Sanità non è più attivo dal 2011, mentre in generale sarebbe un importante strumento per una gestione economicamente attenta della partita. Per inquadrare la situazione, secondo gli ultimi dati ufficiali in Piemonte vi è una produzione di rifiuti sanitari di circa 12.000 tonnellate/anno con un costo di circa 12milioni di euro. Come sempre, le cifre vanno analizzate e contestualizzate. Emerge, ad esempio, che oltre il 53% viene prodotto in provincia di Torino, mentre il territorio della provincia di Novara pesa per il 10,5%; inoltre, sul totale di 12.000 tonnellate, 9.800 sono classificate come rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, mentre la restante parte sono ascrivibili alla categoria dei rifiuti sanitari non pericolosi o assimilabili agli urbani. Per quanto riguarda il progetto presentato, parliamo di un impianto predisposto a trattare 15.000 tonnellate/anno di rifiuti sanitari pericoli a rischio infettivo, pertanto una quantità superiore rispetto al fabbisogno dell’intera regione. Inoltre, scorrendo gli elaborati progettuali, emerge come gli stessi andrebbero a nostro avviso aggiornati. Ad esempio, secondo quanto riportato nel progetto definitivo, alla voce “autorizzazioni necessarie”, si fa riferimento all’autorizzazione per la ricerca di acque sotterranee a norma del regolamento regionale 10/R del 2003, quando lo stesso regolamento è stato profondamente modificato nel giugno scorso. Questa breve premessa è utile per fornire ai cittadini ulteriori informazioni affinché possano farsi un’idea oggettiva. Noi crediamo che un tema così importante non possa prescindere da una valutazione di sistema e, pertanto, ci chiediamo se siano stati presi contatti con la Regione per capire se sono al vaglio possibili altre soluzioni. E’ stato richiamato, ad esempio, l’impianto del Gerbido, il termovalorizzatore di Torino: ebbene, questo impianto non è autorizzato a trattare rifiuti sanitari pericolosi, ma se gli stessi venissero sottoposti a pretrattamento (modificandoli quindi) in impianti già esistenti, sarebbe allora possibile. Va chiarito un altro punto: un impianto che tratta rifiuti “classici” dovrebbe avere una capacità ottimale sulle 400mila tonnellate/anno; ma in questo caso, parliamo di rifiuti diversi, che seguono tecniche di trattamento diverse, e che hanno volumetrie diverse ed inferiori. Possiamo anche esonerare il proponente privato dal fare ragionamenti di sistema, ma siamo convinti che le amministrazioni pubbliche a vario titolo coinvolte, a partire dalla Provincia e dal comune di Trecate, debbano farsi carico di questi ragionamenti. E poi, come non rilevare che la società proponente ha un capitale sociale di 10.000euro, il minimo previsto dalla legge e, certamente, una cifra non sufficiente per far fronte ad eventuali problemi che, speriamo, non succedano mai. Ha ragione l’Amministrazione comunale nel non volersi sovrapporre ai funzionari, che hanno le competenze per analizzare il progetto dal punto di vista tecnico, ma questo ci sembra anche un atteggiamento troppo pilatesco: ad un sindaco, ad una maggioranza, alla Politica spetta il compito di dire se un progetto è compatibile con le attività della comunità, corre l’obbligo di programmare e gestire lo sviluppo del territorio. Pertanto, noi siamo convinti che il territorio di Trecate, con particolare riferimento all’area di San Martino, abbia abbondantemente dato e sia fin troppo compromesso dal punto di vista ambientale. Piaccia o no, a Trecate si registra un numero di sforamenti dei limiti consentiti di polveri sottili analogo a quello di Torino e Milano. Non ne facciamo una colpa all’attuale Amministrazione, ma è sicuramente un elemento di cui tener conto. Questo porta Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale - concludono Mancuso e Roverato - ad affermare che, considerato il contesto, non c’è bisogno di aspettare la conferenza dei servizi per dire un no chiaro al progetto dell’inceneritore”.
Nella vicina Cerano, infine, petizione del consigliere d'opposizione Alessandro Albanese, sempre contro l'inceneritore e affinché il sindaco Gatti e la sua Giunta facciano di tutto perché il 'collega' Ruggerone dichiari la sua avversità al progetto della HWT srl: "Ho consegnato presso il Comune di Cerano una petizione popolare. In una sola settimana, dal 26 ottobre al 1° novembre, ben 450 cittadini hanno sottoscritto la nostra proposta mirata a chiedere l'impegno del sindaco Flavio Gatti affinché esprima in ogni sede e presso tutte le autorità tecniche e politiche una posizione inequivocabilmente contraria alla realizzazione di tale impianto. Per quanto riguarda alcune affermazioni esternate durante una recente conferenza stampa, alla presenza del sindaco e di tre consiglieri di maggioranza, ritengo che lascino il tempo che trovano e rimango pertanto dell'idea che soprattutto su questioni di tale portata il modo giusto di agire sia quello di stare in piazza tra la gente per dare forza alle proprie proposte".