Oleggio - A Oleggio e a Torino Associazione Memento e il Comitato Pro Centenario 1918-1922 hanno ricordato la figura di Mario Sonzini (Oleggio, 5 aprile 1897 – Torino, 22 settembre 1920) volontario di guerra e nazionalista con due omaggi floreali: presso la tomba che custodisce le sue spoglie nel Cimitero Monumentale di della città antonelliana e di fronte al Monumento ai Caduti del suo paese natale.
Mario Sonzini era un operaio metallurgico impegnato nel sindacalismo nazionalista, al punto di essere nel 1914 tra i fondatori del Circolo Operaio Nazionalista Aurora; come volontario nella Grande Guerra fu inquadrato nel 91esimo Reggimento di Fanteria, combatté valorosamente sulle montagne di Cadore e Comelico, venendo gravemente ferito alla testa. Fu autorizzato a fregiarsi della Medaglia commemorativa della Guerra Nazionale 1925-1918. Nel dopoguerra, come impiegato negli stabilimenti FIAT del capoluogo piemontese, continuò la sua militanza politica e sindacale nelle file del nazionalismo.
L’episodio della barbara uccisione di Mario Sonzini da parte delle Guardie Rosse è così ricostruito in Storia della Rivoluzione Fascista (1929) di Giorgio Alberto Chiurco: “La sera del 22 mentre un corteo funebre di sovversivi accompagnava, con grande sfoggio di vessilli rossi, le salme di alcuni rivoltosi caduti nei conflitti con la forza pubblica, gli anarchici avvistata una guardia regia in bicicletta l’uccidevano a colpi di rivoltella. Gruppi di rivoltosi armati di moschetti e di bombe si riversavano sul Corso Regio, sparando sulla forza pubblica, invadendo gli stabilimenti, operando aggressioni e sequestri di persona. Il Ten. di artiglieria Giuseppe Ghersi veniva assalito, percosso e trascinato nello stabilimento Nebiolo, e sul ponte delle Benne un vecchio signore veniva bastonato dai rivoltosi e perquisito. Un nuovo drappello di rivoltosi trascinava allo stabilimento Nebbiolo un giovane: era il nazionalista Mario Sonzini, ventenne, figlio di una giornalaia, volontario di guerra, ferito e decorato. Era uno degli esponenti del nazionalismo torinese e fascista dei primissimi. Egli veniva sottoposto al giudizio di un tribunale rosso composto di uomini e di femmine. Il Tribunale decretava la soppressione del giovane. Si deliberava di farlo morire nei forni! Ma i forni erano spenti a causa dello sciopero; allora veniva ucciso a colpi di rivoltella ed il mattino dopo fu trovato con quattro ferite alla testa. Le guardie rosse catturavano in via Pisa un altro giovane borghese che veniva condotto a forza allo stabilimento Bevilacqua e trascinato davanti al Tribunale ivi costituito dai rivoltosi. Egli era la guardia carceraria Costantino Scimula, ventenne, nato a Porto Maggiore (Sassari). Veniva condannato anch’egli ad essere bruciato vivo negli alti forni; il poveretto implorava pietà in nome della madre: i carnefici lo sputacchiavano. La mattina dopo a poca distanza dal cadavere di Mario Sonzini, si rinveniva, letteralmente crivellato da colpi di rivoltella, il corpo dell’infelice Scimula”
Il 23 marzo 1922 il quotidiano torinese La Stampa nel commentare la ricostruzione dell’episodio che emerse nel processo innanzi alla Corte d’Assise di Torino scrisse: “(…) sembra quasi di rivivere le pagine losche del primo periodo iniziale della rivoluzione russa, quando le ‘guardie rosse’ uccidevano spietatamente coloro che esse credevano sostenitori della causa zarista. Non ci par vero che in una città come la nostra, che vanta una tradizione di civiltà (…) l’odio politico abbia potuto generale un simile delitto”.
A Mario Sonzini venne intitolata la Federazione del Partito Nazionale Fascista di Oleggio e un gruppo rionale fascista torinese; in sua memoria proprio ad Oleggio fu installata nel 1922 una lapide commemorativa recante l’iscrizione: “A Mario Sonzini/ uscito eroe dai turbini di guerra/da vile mano fraterna spento/in Torino il 23 settembre 1920/perché viva nel marmo e nel cuore/e ammonisca col sacrificio suo/che nel delitto e nell’odio della Patria/non è elevazione di classi e grandezza di popolo./Oleggio, sua terra, pose”.
La sua salma riposa nel Cimitero Monumentale di Torino.
Annoverato – a seconda delle espressioni utilizzate dalla pubblicistica del periodo – come “Martire della Rivoluzione Fascista” e “Caduto per la Causa Nazionale”, oggi a cento anni dal suo barbaro assassinio è giusto riconoscere a uomini come Mario Sonzini il merito storico di essere stati i primi – con lo stesso spirito di sacrificio del fronte di guerra dal quale tornarono – ad avere difeso l’Italia dall’insurrezione bolscevica: Sonzini fu vittima di una guerra civile che che nel “biennio rosso” del periodo 1919 – 1920 già anticipava con omicidi e violenze i crimini di cui si sono caratterizzati i regimi e i partiti comunisti nel Novecento.
Per questi motivi è stato coerente ricordarlo non solo innanzi alla sua sepoltura, ma anche nel suo paese natale presso l’iscrizione “Oleggio ai suoi figli caduti per la grandezza della Patria”.