Trecate - Riceviamo e pubblichiamo una lettera-riflessione della giovane Silene su un tema molto 'caldo': i trasporti pubblici.
Pomeriggio d’estate. Siete in piedi voi e una vecchietta spazientita. Lei inveisce verso il marciapiede, forse inveirà anche a te se non le rispondi, veloce, "Quando passa il pullman?".
“Signora mi dispiace ma non lo so, l'orario non l’ho mai visto esposto sul traliccio degli avvisi, i pochi fogli che c'erano sono strappati e ricoperti da scritte.” Un caldo disumano e due cristiani in attesa di Caronte.
Ma le corse dei pullman sono state ridotte e non sai quando o se ce ne sarà una prossima. Insomma resterai confinato nel tuo piccolo paese per tutto il giorno.
Uno dei tanti problemi che al momento gravano la provincia e le schiacciano la schiena come quella di un mulo: i trasporti.
Ad alcuni suona strano, eppure è la prassi. Radi e malconci o candidi che siano, gli automezzi dei trasporti urbani vagano per le strade zeppi dei loro problemi.
Agli utenti abitudinari invece sembra chiarissimo, queste semplici ed evidenti scocciature comportano spesso reali disagi, talvolta serie conseguenze.
“Io, vedova e pensionata senza la possibilità di muovermi autonomamente, posso permettermi 2 euro e 30 al giorno per andare a trovare mia cognata? E stare sotto al sole, senza una pensilina, senza indicazione sugli orari, ad aspettare che arrivi un pullman?” domanda la vecchietta agguerrita di poco fa.
È proprio vero, in alcune fermate non si riescono a scorgere orari e avvisi, o le pensiline mancano.
Chiedere informazioni al personale poi, non è sempre una buona scelta.
“Gli ho ricordato [all’autista] di aver prenotato la fermata; questo sbuffa e tira dritto senza rispondermi” racconta Arturo, lavoratore di mezz’età.
Di fianco a molti autisti alla mano e del mestiere, si trovano frequente maestri del trasporto bestiame; grazie a questi abbiamo: fermate che saltano per mancata attenzione, risposte di malo modo, vere e proprie discussioni, ritardi, o, tramite le loro telefonate, presa coscienza di informazioni della loro vita poco interessanti.
È stato visto da molti, un ragazzino di 13-14 anni, essere insultato con slancio da un autista solo per aver domandato se era possibile aprire le porte anteriori.
O ancora un’altra volta, sempre l’ autista -che da qualche tempo ha assunto funzione di primo controllore con l’istanza del “biglietto alla mano”- dopo aver chiesto il biglietto con aria inquisitoria ad una signora ed averla obbligata a scendere poiché non lo possedeva, si trova davanti un armadio di uomo a gambe e braccia aperte che lo fissa dritto negli occhi aspettando la stessa richiesta. Questa non arriva, l’energumeno si siede, il pullman riparte, la signora rimane a terra.
Se qualità e compagnia fanno vacillare, il costo fa scordare definitivamente la voglia di muoversi.
Nell’ultimo anno il biglietto di una corsa fascia 2, extra urbana, è rincarato di 40 centesimi, quasi di un terzo del suo costo originario. Il servizio d’altro canto non può dirsi migliorato, anzi, le colonne degli orari sono state sfoltite, i pullman non rinnovati e la puntualità o la sicurezza non sentiti come doveri.
Forse consola: i biglietti da qualche tempo sono stampati a colori.
”Il prezzo dell’abbonamento continua a salire -racconta un ragazzo di 17 anni- quest’anno sto pagando quasi 40 euro al mese per un servizio che non promette sicurezza e di certo non è agevole nelle tratte scolastiche.”
E proprio in questo punto si trova il tallone d’Achille dei trasporti novaresi: il servizio scolastico.
Su alcune tratte la frequenza degli utenti è aumentata, vedendo invariato il numero di autoveicoli messi a disposizione. Se può mettere a disagio i passeggeri di una linea ordinaria, è sulle tratte dedicate ai ragazzi che questa situazione sortisce i peggiori effetti.
Immaginate pullman stracolmi di ragazzi che portano con sé i ferri del mestiere: zaini, zainetti e cartellette.
Tutto e tutti chiusi in qualche metro quadrato di latta che viaggia a 60 kilometri orari.
“Spesso il pullman è così pieno che possiamo anche non reggerci alle maniglie, tanto è impossibile cadere.” Scherza una studentessa.
Oltre al virtuosismo di non far cadere gli utenti, sarebbe bene osservare che autoveicoli troppo affollati potrebbero correre il rischio di ribaltarsi, senza contare il pericolo, nel caso qualcuno manifestasse un malessere, di rimanere bloccati sul pullman senza poter uscire abbastanza velocemente o ricevere soccorsi adeguati. Manca l’aria, assieme alle porte si chiude ermeticamente il tuo ginocchio ed eventuali incidenti, esterni o interni alla vettura, sarebbero difficilmente gestibili. Tutto questo per 40 euro al mese, se riesci a salire sul pullman o questo non salta la tua fermata.
Ma si può quantizzare effettivamente la disfunzionalità dei trasporti? Effettivamente quanti studenti sono scontenti o hanno problemi con i trasporti? E in quale misura?
Ecco qua qualche dato: su un campione di 400 studenti dai 14 ai 19 anni, 260 raggiungono il loro centro studi utilizzando l’autobus. Di questi ben 160 si ritengono insoddisfatti del servizio; 100 sono stati lasciati a piedi almeno una volta a causa del sovraffollamento dei mezzi -tuttora, non di rado, una manciata di ragazzi per fermata non riesce a salire sui veicoli- e 15 sono riusciti ad infortunarsi durante i tragitti.
In merito ai trasporti pubblici un dirigente scolastico spiega come in pratica orari delle lezioni e corse di autobus siano stati incastrati secondo una logica tra tetris e male minore.
D’altronde le ditte di trasporto sono le prime, che potendo, sarebbero disposte a migliorare il servizio.
Sta diventando tutto un accordo per il male minore, siamo arrivati a mettere in secondo piano servizi essenziali e a mettere in croce le uniche vie per un Paese, una Provincia, una Città civile ed organizzata.
Avete presente il mulo che vi ho presentato all’inizio? Tenetelo buono che tra poco torna in voga".
Silene