Torino - E’ in discussione in questi giorni in Consiglio Regionale il testo di legge per il riordino del sistema di gestione delle aree protette del Piemonte che prevede diverse modifiche all'organizzazione degli enti di gestione e al loro numero e su cui Legambiente ha deciso di presentare le proprie osservazioni. “Il disegno di legge appare in gran parte una manovra ragionieristica volta a ridurre i costi di gestione degli enti parco, ma a quanto ammonti questo risparmio e a scapito di cosa, però, non ci è dato sapere –sottolinea il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana-. A fronte di questa incertezza circa i benefici derivanti dall'ulteriore accorpamento degli enti di gestione ribadiamo la necessità di studiare con più calma e con maggior approfondimento una revisione complessiva della materia, così da razionalizzare le risorse mantenendo però alta la qualità della gestione delle aree protette e così da risolvere, tra gli altri, il grave problema dell'esclusione delle zone di salvaguardia dalla rete delle aree protette, rilanciando un ampio confronto sul futuro dei parchi”. Per questo Legambiente invita la Regione Piemonte ad organizzare a breve dei veri e propri Stati Generali delle aree naturali protette. Un percorso partecipato di approfondimento, riflessione e confronto, in cui valutare anche l'istituzione di nuove Riserve Naturali e nuovi Parchi (ad esempio l'istituzione del Parco della Dora Riparia, della Riserva Naturale di Staffarda, del Parco dell'Anfiteatro Morenico d'Ivrea, della Collina Morenica di Rivoli e Avigliana, ecc).
Il territorio piemontese vanta caratteristiche di particolare bellezza e importanza dal punto di vista naturalistico e della biodiversità di flora e fauna. Proprio per questo fin dagli anni '70 la Regione Piemonte ha istituito numerose Aree Protette Regionali che sono andate a integrare il sistema della Aree Protette già tutelato dai due Parchi Naturali Nazionali (Gran Paradiso e della Val Grande). La Regione, storicamente punto di riferimento in questo settore, ha incrementato negli anni la superficie tutelata con il sistema delle Aree Protette, considerando questi territori come degni della più vasta pianificazione regionale e della tutela urbanistica e paesaggistica. Questo percorso virtuoso si è interrotto nel 2011 quando le modifiche alla legge 19/2009 portarono all’esclusione di tutte le zone di salvaguardia dal sistema delle Aree Protette. Già con la legge 19/2009 furono inoltre accorpati alcuni enti di gestione con l'obiettivo di razionalizzare le risorse.
“Prima di procede ad un'ulteriore riduzione degli enti, chiediamo di conoscere i dati sui risultati raggiunti sotto il profilo del risparmio economico e della qualità dei servizi dagli accorpamenti effettuati nel 2009 –dichiara Flavia Bianchi, responsabile Urbanistica e Parchi di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Se il fine è meramente economico facciamo notare come i risparmi rappresentati dalla riduzione delle indennità di direttori e consiglieri sarebbero in buona parte compensati dai necessari spostamenti su lunghe distanze. Così pensati, gli accorpamenti appaiono inoltre ragionati secondo un criterio di confini amministrativi, mentre sarebbe opportuno venissero tenute presenti le caratteristiche peculiari del territorio, vero valore aggiunto delle Aree Protette. Proponiamo dunque alla Regione di approvare la legge solo per la parte relativa alla revisione della gestione degli enti e di sospendere ulteriori accorpamenti, da valutare con più calma a seguito degli Stati Generali delle aree naturali protette”.
Il disegno di legge per Legambiente presenta anche alcune note positive: prima tra tutte l'attenzione verso la rappresentanza all'interno degli enti parco. L’articolo 9 stabilisce infatti di “prevedere la costituzione di più di una comunità delle aree protette ove necessario in ragione delle caratteristiche e della collocazione territoriale della aree gestite”, così come l'articolo 7 garantisce la rappresentanza delle associazioni ambientaliste e agricole. Positiva anche la decisione, sempre prevista dall'articolo 7, riguardante il numero dei membri del consiglio, proporzionale al numero dei Comuni compresi all'interno dell'ente.