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A Massino Visconti torna alla luce un affresco del '400

Massino Visconti - "Nel corso dei lavori di restauro della chiesa di San Salvatore a Massino Visconti - riferiscono Benedetta Brison e Sara Lyla Mantica della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli - è venuto alla luce un prezioso affresco quattrocentesco, in ottime condizioni, raffigurante Santa Maria di Antiochia". Di seguito il commento di don Antonio Soddu, amministratore parrocchiale di Massino e il racconto del ritrovamento delle funzionarie della Soprintendenza che seguono i lavori.

L’intervento di don Soddu: "E’ stata una vera e propria sorpresa. Un’opera ritrovata, che arricchisce una chiesa che già era un gioiello del Vergante e che conferma come da secoli questa zona sia un faro della spiritualità e fede per tutto il territorio diocesano". Da Don Soddu anche un ringraziamento per coloro che stanno sostenendo l’intervento. "L’opera di restauro è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione Crt (36mila euro), della Fondazione Cariplo (150mila euro); della raccolta fondi della Fondazione Comunità del Novarese (13mila) da fondi parrocchiali (50mila euro) e da una raccolta fondi che  ha raggiunto i 25mila euro. Segno della vivacità culturale e della vitalità del nostro territorio. A loro il nostro grazie".

Dalla Soprintendenza: "Nell'autunno scorso hanno finalmente preso il via i lavori di restauro del complesso architettonico del Monte San Salvatore a Massino Visconti, fortemente voluti e attivamente promossi dalla parrocchia della Beata Vergine della Purificazione posta sotto la cura pastorale di don Antonio Soddu. L'intervento di restauro, condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli ed eseguito su progetto dell'arch. Silvia Angiolini e della ditta Barberi Restauri, si concentra in questa prima fase sulle cappelle inferiori dedicate a Santa Margherita e a San Quirico, sulla Scala Santa e sulla cappella superiore dedicata alla Maddalena, essendo state già oggetto di restauro in anni recenti la chiesa di San Salvatore e le cappelle ad essa antistanti. La scelta di restaurare le cappelle inferiori e quella della Maddalena è stata dettata dal grave stato di degrado in cui versano a causa delle infiltrazioni piovane e dell'alto tasso di umidità del terreno che nei secoli hanno danneggiato gli intonaci e gli affreschi interni. L'intervento prevede pertanto sia il restauro dei tetti in piode (già oggetto di lavori finanziati dal Ministero nel 1987), che dei muri all'interno delle cappelle. Il complesso benedettino, inizialmente dipendente dall'abbazia di San Gallo, risale all'XI secolo: inizialmente costituito dalla chiesa di San Salvatore e dalla cappella di San Quirico, fu ampliato tra XIII e XIV secolo con la costruzione della cappella di Santa Margherita. Quando la Soprintendenza ha fatto i primi sopralluoghi, considerata l'antica fondazione del complesso e il pessimo stato conservativo degli affreschi ancora visibili, da ascrivere al 1870-1880, ha autorizzato l'esecuzione di saggi stratigrafici per appurare la presenza di affreschi più antichi sottostanti. Grazie alla perizia dei restauratori, sin dal primo saggio è stato possibile individuare la traccia di una pellicola pittorica ben conservata al di sotto di quella ammalorata: con l'avanzare dei lavori è stata riportata alla luce l'intera figura di Santa Margherita d'Antiochia, come conferma anche l'epigrafe sopra la testa della santa. La figura della martire si erge frontale, vestita con un magnifico abito rosso con maniche a sbuffo in broccato e i capelli biondi intrecciati sul capo; nella mano destra tiene la palma del martirio e nella sinistra la croce, mentre sotto i suoi piedi si contorce il drago, simbolo del demonio tentatore sconfitto dalla vergine. L'espressione della santa martire è serena, ma ferma, quasi a voler ricordare la determinazione di Margherita nel professare la sua fede di fronte al maligno. Il racconto agiografico narra infatti che la fanciulla fu oggetto delle attenzioni dal prefetto Ollario; al rifiuto di lei, Ollario la denunciò come cristiana condannandola al carcere. In cella Margherita fu tentata dal demonio che le apparve sotto forma di drago e che infine la inghiottì. Ma la santa, armata della sola croce, ne squarciò il ventre uscendo viva: per questa singolare "rinascita" Margherita è stata eletta patrona delle partorienti. Il lacerto rinvenuto è un ottimo buon fresco, risalente alla metà o seconda metà del XV secolo, da collocare nella temperie culturale del gotico internazionale. A metà del XV secolo San Salvatore passò all'ordine degli agostiniani che vantavano stretti legami con i Visconti di Milano, i quali nella zona del Vergante, tra Massino ed Invorio, collocavano le proprie origini, mantenendo su queste terre possedimenti, diritti e privilegi. Lancillotto Visconti commissiona il ciclo di affreschi nell'abside di San Salvatore e a una mano di analoga cultura lombarda, ancora intrisa di eleganze cortesi, va riferito anche il ciclo in San Michele a Massino: tutti questi cicli di affreschi sono solitamente raggruppati intorno al nome di Giovanni De Campo e della sua bottega. Non è quindi da escludere che anche la Santa Margherita, che condivide con il ciclo di San Michele non solo lo stile, ma anche l'impaginazione delle figure con cornice verde su fondo blu, spetti alla bottega del De Campo e a una committenza viscontea. L’adiacente cappella dedicata a San Quirico, martire bambino, anch’esso di età tardo antica come Margherita e spesso invocato durante l’allattamento, è probabilmente stata oggetto della medesima campagna decorativa, come suggeriscono alcuni frammenti rinvenuti sotto scialbo, purtroppo non altrettanto ben conservati, ma il prosieguo dei lavori potrebbe riservare altre scoperte".