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MARCO MOONY: IL NUOVO RITMO DELLA NOTTE

Marco Moony

Milano Marco Moony: segnatevi questo nome perché a breve se ne sentirà sempre più parlare. Un autentico performer e artista che è in grado di scandire (e dettare) il ritmo della notte e creare un’autentica colonna sonora a colpi di bacchetta e… fantasia. Ad oggi classificato come uno dei giovani artisti più validi nel suo genere. Lo incontro nel suo studio di musica. Siamo alle porte della laboriosa Milano, che è però anche la… Milano da bere e Marco è uno dei protagonisti della ‘vita by night’: ci apre le porte del suo regno e si racconta. E si confessa.

“Da poco ho compiuto 26 anni e se devo dirti tre termini che mi caratterizzano sono: professionalità, umiltà e originalità. Perché ho scelto proprio le percussioni? Beh erano abbastanza facili e forse scontate, visto che in famiglia già mio padre era un apprezzato batterista, così come mio fratello più grande. Chiaramente non potevo prendere altra strada…  - e ride di gusto - Come batterista ho iniziato da giovanissimo in band nelle quali suonavamo di tutto: dal funky al pop al latino. Miei punti di riferimento sono stati artisti del calibro di Dave Weckl o Horacio Hernandez, delle vere e proprie icone nel mondo della batteria. Forse però il primo amore sono state le… pentole di mia madre, con le quali mi divertivo a battere il ritmo da piccolissimo – altra risata – Poi ho iniziato a prendere lezioni private e alla fine sono andato all’Accademia di Musica riuscendo a far combaciare questa scuola con le Superiori, e dopo ho affinato ulteriormente altre tecniche con diversi batteristi e percussionisti. Insomma, la musica e le percussioni sono entrate nella mia anima e da allora non sono più uscite”.

Qual è stato il salto di qualità? “Se devo essere sincero questo è avvenuto quando sono diventato solista. Mi dilettavo, più per gioco e divertimento che per altro, ad organizzare con amici prima feste piccole, poi party più grandi. La svolta è stata nel Capodanno 2012: nella fantastica Sicilia dove sono stato ingaggiato con un dj per questo grande evento alla quale hanno partecipato qualcosa come 8.000 persone. Siamo riusciti a far ballare e a divertire tutti, indistintamente dall’età. Una gioia immensa e anche un segnale che quella del contatto diretto col pubblico e sentire la loro forza e voglia di musica era la mia strada. Così ho deciso di lasciare l’attività di famiglia e di intraprendere questo viaggio difficile, ma entusiasmante, mai uguale a se stesso e davvero avventuroso, perché per farlo ci vogliono coraggio e tenacia. Ho così iniziato a crearmi un ambiente, o come vuoi chiamarlo tu, uno studio dove  creare con la massima concentrazione quei suoni e quel ‘battito’ proprio come volevo io. Sono partito nella preparazione di serate e ho cominciato a provare, provare e riprovare ancora per ottenere sempre il meglio: ore e ore di studi, registrazioni, composizioni e campionature per ottenere una performance che più si avvicinasse alla perfezione”.

Sei una persona molto meticolosa: cosa puoi dirci a riguardo? “Guarda – e diventa serio – che la creazione dei suoni ogni volta che sono ospite in una serata è assolutamente originale. Impensabile dire che ogni volta si ripete lo stesso cliché… Ora posso dire di avere creato un’autentica orchestra con due bacchette”.

E delle tue prime serate che mi dici? “I debutti veri e propri hanno avuto luogo in alcuni club di amici nel Milanese; poi ho cominciato a farmi conoscere sempre di più anche altrove ed ora mi ritrovo catapultato in tutta Italia e all’estero. Faccio degli esempi: Sicilia, Liguria, Umbria, Forte dei Marmi in Versilia, in altre discoteche della Toscana, oltre naturalmente nella ‘mia’ Milano al Tocqueville, al Just Cavalli o al The Beach. Sono stato anche in Germania ed in Svizzera ed è sempre la stessa emozione e passione: sento l’urlo della gente che balla al ritmo della musica ed io sono concentrato a dare il meglio, come se di fronte non ci fosse nessuno e fossi nel mio studio a terminare una registrazione”.

Qual è il tuo approccio alla serata? “Sono uno che quando suona pretende da se stesso la massima lucidità: quindi non bevo e non faccio altre cazzate che invece rischiano di rovinare la performance. Se uno per essere davanti al pubblico e dimostrare di essere bravo ha bisogno di ubriacarsi… beh allora non è quello il suo mestiere… Bisogna invece dare il massimo con la massima concentrazione, avendo nel cuore e nell’anima quella paura e pathos che sono la benzina del mio mestiere e della mia voglia di esibirmi. Una volta che non sento più questo dentro di me prima, durante e dopo l’esibizione allora vuol dire che il mio tempo è finito e mi devo dedicare ad altro”.

A chi si ispira Marco Moony? “A tutti e nello stesso tempo a nessuno – e torna a sorridere – Quel che conta è comunque e soprattutto l’originalità”.

Parliamo di vita e di gente della notte: che idea ti sei fatto? “Ci sono molti pregiudizi e falsità messe in giro da persone che non hanno la minima idea di quel che veramente succede in una discoteca. È un mondo invece molto più normale, quello dello spettacolo, che ha le sue invidie, ma non è differente da quello che si vive tutti i giorni ad esempio in un ufficio o in un’azienda”. 

Chiudiamo con qualche anticipazione per il 2014. “Ci saranno grandi novità, grazie alla collaborazione con grandi nomi del mondo musicale e credo ci sarà anche una svolta artistica sul modo di suonare grazie anche alla mia strumentazione che tengo a precisare che sarà prettamente elettronica Roland. Continueranno i concerti live, che spero aumentino sempre più, tanto in Italia quanto all’estero. Il nostro Paese tende a dare poche possibilità e opportunità a quello che possiamo definire il talento: questo atteggiamento mette in seria difficoltà chi si impegna con dedizione e professionalità”.

Ultimissima domanda: un grazie a? E un vaff… a? Col sorriso sul volto da bravo ragazzo risponde: “Grazie di certo a chi sta credendo in Marco Moony. Un bel… vaffanbagno a coloro che mi avevano detto: Ma dove vuoi andare… non t’illudere di diventare qualcuno”.

Lo saluto, esco dal suo studio di Milano e penso che a volte l’invidia contro è la più grande spinta per ottenere grossi risultati. Anche quelli più impensati. Bravo Marco… The rhythm of the night.

Gianmaria Balboni