Fontaneto d'Agogna - Un progetto speciale e un tour per celebrare il ventennale di “CATARTICA”. “CATARTICA TOUR 994 / 014” farà tappa al Phenomenon il prossimo sabato 8 novembre. I Marlene Kuntz festeggiano così i venti anni da Catartica e i venticinque anni del gruppo. Un’occasione unica, questo tour, per immergersi dal vivo nel mondo sonoro di riferimento di quel periodo, un viaggio live che ha già tutto il sapore di un evento. Sul palco: Cristiano Godano voce e chitarra, Luca Bergia batteria, percussioni, Riccardo Tesio chitarra oltre che Luca Saporiti aka Lagash , basso. Il titolo del nuovo disco (Pansonica) è un ovvio ammiccamento al suono di Catartica. Prende in prestito una canzone dei Marlene molto amata dal pubblico e definisce compiutamente il mondo sonoro di riferimento del periodo: dunque la coerenza artistica, stilistica e opportunistica sono lecite e giustificate.
Intervista a Cristiano Godano voce e chitarra dei Marlene Kuntz.
Cristiano, cosa proponete ai fans in Catartica Tour e cosa troveranno nell'album Pansonica? “Con questo disco celebriamo il ventennale di Catartica, il nostro primo lavoro, quello con cui riuscimmo a realizzare il sogno di affacciarci all'attenzione nazionale per uscire dai confini angusti della provincia. Abbiamo scelto pezzi che componemmo senza mai dar loro la possibilità di farsi conoscere dal grande pubblico ed è stato estremamente stimolante reimmergersi nel sapore e nel colore di quelle canzoni, soprattutto perché questa reimmersione è avvenuta con una spontaneità e genuinità fantastiche”.
Che emozione provate oggi durante i vostri live? "Vedere che ancora tanta gente, ci segue dopo tutti questi anni ci rende felici. In questo tour suoniamo pezzi della nostra storia, come abbiamo sempre fatto, non li abbiamo mai dimenticati, più alcuni inediti".
Tra questi c'è Oblio, brano trasmesso proprio in questi giorni in radio. Come è nata questa canzone? "E' nata anni fa, un po' come tutte le nostre canzoni: suonando insieme. Ci siamo accorti subito che c'erano dei passaggi interessanti, da coltivare. Abbiamo provato a inserirlo in diversi album, ma alla fine la peggioravamo sempre un po', ma sentivamo che era una grande canzone. In Pansonica finalmente abbiamo trovato quella minima dose di coraggio che ci voleva per inserirla. Senza modificarla, esattamente come l'avevamo pensata 20 anni fa”.
I Marlene Kuntz sono tra gli artisti rock più più riconoscibili in Italia. Come è stato il vostro percorso? "I Marlene Kuntz hanno avuto questo tipo di percorso e carriera perché sono nati in un momento florido per l'underground. Era da poco uscito l'album Nevermind dei Nirvana. Il suono delle chitarre distorte incuriosiva, piaceva. Noi siamo stati tra i primi a suonare un rock, in un modo abbastanza nuovo per l'epoca e cantare in italiano con un sound così americano ci ha fatto conoscere in poco tempo. Eravamo qualcosa di nuovo nel campo musicale. Suonavamo davanti a 5.000 paganti a sera. Ci fu una vera e propria esplosione. Più che una rinascita del rock ci fu una nascita del rock. Questa passione è andata poi scemando nel tempo. Sono cambiate le mode, il pubblico. Vent'anni fa c'era più fermento, era figo un tipo un tipo di rock più underground. Ora l'Italia è un popolo decisamente poco rock".
La piemontesità in qualche modo ha influenzato il vostro percorso? "Non avremmo potuto essere riconosciute tra le prime band in Italia se la nostra piemontesità fosse emersa in maniera preponderante sulla nostra musica che invece ha sempre avuto un suono molto internazionale. Sicuramente l'“essere piemontesi” viene fuori nel nostro carattere. Siamo rimasti a Cuneo e non frequentiamo eventi mondani. Siamo discreti e riservati. E' come vivessimo in un pianeta isolato e impazzito con una sua traiettoria e una sua orbita svincolata da tutto il resto.
Prossimi progetti? "Già nei primi mesi riprenderemo un esperimento partito alla fine dello scorso anno. Il progetto si chiama Il vestito di Marlene ed è nato in collaborazione con una compagnia di di danza moderna. Sul palco la nostra arte si mescola con le movenze dei ballerini, un connubio interessante e che nelle passate edizioni è stato molto apprezzato anche da un pubblico diverso da quello che ci segue durante i concerti".