Fontaneto d'Agogna - Il Festival della Dignità Umana, promosso e realizzato dall’Associazione “Dignità e Lavoro – Cecco Fornara - Onlus” con il patrocinio di Regione Piemonte, Comuni di Borgomanero, Cureggio, Romagnano Sesia, Fontaneto d’Agogna, Briga Novarese, Soriso, Orta San Giulio e Ameno, Pro Loco Borgomanero, Fondazione Marazza e Fondazione della Comunità del Novarese Onlus, è pronto alle battute finali. La rassegna si chiuderà con le sette note: venerdì 9 ottobre alle 21.30 alla Casa di Paglia di Fontaneto d’Agogna il cantautore Michele Anelli, in concerto, proporrà “La musica canta il lavoro”. Lo spettacolo musicale comprenderà canzoni originali dell’autore, canti storici del ‘900 e altri brani tratti dal Canzoniere degli anni Sessanta. Insieme ad Anelli (voce e chitarre), sul palco Andrea Lentullo alle tastiere e alla fisarmonica, Roberto Musso al contrabbasso, Sergio Quagliarella alla batteria e percussioni, Francesco Marchetti alla voce e Gianluca Visalli al violino.
Michele Anelli è stato un pioniere sempre in anticipo sui tempi. Aveva capito la lezione springsteeniana, i temi e le storie più che la musica, prima di tutti e ne aveva riproposto con i Groovers una sua personale e convincente versione. Ha cambiato rotta, non senza un certo coraggio, ispirato dalle forme mutevoli dei Wilco e nello stesso tempo ha lavorato a lungo sulle canzoni popolari italiane, ancora una volta, qualche anno prima che diventassero d’obbligo. Quello che gli mancava era un passo che rispondesse al suo profilo e l’ha fatto pubblicando un disco in italiano, dopo vent’anni spesi a cantare in inglese: il sound del disco è solido, compatto, elettrico, essenziale, senza fronzoli. La storia, le storie che ci sono dentro è quanto di più personale abbia prodotto Michele Anelli: dall’intensa Ballata contro il tempo a Sono sempre nei guai, una pop song più o meno perfetta, tutto lo spettro delle sue perlustrazioni sonore è ben rappresentato dall’uniforme interpretazione e dall’indomita volontà di mettersi di nuovo in gioco. Con canzoni che sono sentiti ritagli autobiografici (La strada di mio padre), suggestive istantanee (Lettera dal finestrino) o frammenti di vocabolari, sempre attuali, ormai digeriti a lungo (Resisterò, Uomini e polvere, Sparare cantando). Al di là dei temi, le canzoni s’incastrano una nell’altra nel definire il nuovo volto di un protagonista della musica italiana che è stato capace di non restare fermo e di rinnovarsi in modo radicale, anche dopo anni e anni di incessanti tentativi e ricerche. Non ne esistono tanti altri. (M. Denti)