Romagnano Sesia - Stress da lavoro. Che fare? A questa domanda ha risposto, nella serata di giovedì 30 maggio nell’aula “ergonomia” di Formulaesse a Romagnano Sesia, Elisa Langhi psicologa del lavoro. Il convegno, incentrato su questo fenomeno sempre più diffuso, ha dato risposte ben precise, unitamente a una soluzione di base: usare la capacità di cambiare che spesso lasciamo inutilizzata. La serata è stata aperta da Anna Pastore, titolare del Centro di formazione “Formulaesse” ˂molte persone che incontro – ha sottolineato – affermano di avere problemi di stress legati al proprio lavoro ed alle sfide quotidiane piccole o grandi cui sono sottoposti. E’ necessario dunque comprendere se è veramente stress, riconoscere queste tensioni o segnali ed agire al fine di non incorrere veramente nei disturbi e nelle patologie causati dallo stress. Penso che questa fase iniziale di individuazione dei sintomi o dei campanelli d’allarme è spesso non considerata oppure sottovalutata. Per questo siamo qui questa sera, parliamone!˃˃. Più tecnica e al tempo stesso precisa e metodica, è stata la relazione di Elisa Langhi, psicologa del lavoro. Langhi ha analizzato le possibili cause dello stress, gli aspetti da riconoscere e valutare ˂˂per evitare di incappare – ha detto – in ciò che viene definito come “burn-out”, bruciato cioè quello che rimane dopo l’incendio, ovvero la situazione che si crea, sottovalutando o trascurando questo fattore di rischio ed i segnali evidenziati dal nostro corpo e dalla nostra mente˃˃. Da questi spunti si sono sviluppati una serie di tesi e puntualizzazioni: lo stress è dannoso quando ci sono tensioni e situazioni negative prolungate non alternate da tempi di recupero ˂˂la mente – ha evidenziato la dottoressa Langhi – è bombardata da una serie di notizie negative e di conseguenza si rifugia nella paura e nell’isolamento˃˃. A seguito di tutte queste problematiche e complessità, la legge ( D.Lgs. 81/08) stabilisce che anche lo stress-lavoro-correlato deve essere valutato come fattore di rischio.
Ed ecco i dati: il 92% dei lavoratori si definisce “stressato”; gli uomini nella misura del 60% del campione intervistato, con una età compresa tra i 46 e i 55 anni. Settore maggiormente colpito da questo “fenomeno” è il settore terziario, 42%, con un 59% di impiegati. Le motivazioni? Il 60% arriva dalle cosiddette scadenze, mentre per il 50% è relativo al carico di lavoro. La manifestazione iniziale di questo fenomeno “stress” avviene attraverso i segnali che il nostro corpo ci lancia: esempio tachicardia, ulcere, gastriti, insonnia, mal di testa che alla fine sfociano poi in irrequietezza, irritabilità, scarsa memoria come pure riduzione delle “performance” lavorative. Nel lavoro questa situazione “di disagio” si evidenzia per esempio con intolleranza, non voglia di recarsi al lavoro, “bisogno di ferie” e, finite le ferie si incominciano i periodi di malattia “assenteismo”. I disagi lavorativi ricadono nell’ambiente sociale, magari generando problemi di coppia o di relazione con altre persone. Come pure i disagi famigliari e sociali ricadono nell’ambiente lavorativo. Quindi in concreto cosa fare? ˂˂Oltre ad ascoltare il nostro corpo – ha concluso la psicologa – dobbiamo abituarci al cambiamento per aderire meglio alla realtà, sviluppare una rete positiva con i colleghi e le persone, autovalutarci costantemente, cercare momenti di recupero o di scarico delle tensioni . Ognuno di noi ha una soluzione, è questa ovviamente va cercata in noi stessi˃˃.