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Venerdì premio alla carriera a Patrizia Valduga

Un riconoscimento per la traduzione in poesia alla Fondazione Marazza in programma l'8 novembre alle 18 a Borgomanero in occasione del festival internazionale di poesia civile

BorgomaneroQuesto 8 novembre alle 18 a Borgomanero in occasione del festival internazionale di poesia civile, con reading musicale da versioni della poetessa da Pound. Shakespeare e Porta, con introduzione di Roberto Cicala. Venerdì 8 novembre 2024 ore 18 - Biblioteca Fondazione Marazza, viale Marazza, 5, Borgomanero (Novara): Premio Marazza alla carriera per la traduzione in poesia assegnato a Patrizia Valduga, con reading a cura del Gruppo di lettura Achille Marazza e intervento musicale di Alberto Musetti al violoncello. Presenta Roberto Cicala con un saluto di Giovanni Cerutti.

Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, 1953) ha scritto versi (da Medicamenta del 1982 a Belluno del 2019, per Einaudi) e ha tradotto (da John Donne a Shakespeare, da Carlo Porta a Ezra Pound). Ha fondato nel 1988 il mensile “Poesia”, che ha diretto per un anno. Ha curato, tra l’altro, Breviario proustiano. Massime e sentenze della Recherche per Einaudi (2011) e Nell’ora della cenere di Giovanni Raboni per la Fondazione Corriere della Sera (2012). Del poeta, traduttore e critico letterario Giovanni Raboni è stata la compagna. In prosa ha pubblicato Italiani, imparate l’italiano! (Edizioni d’If, 2016) e Per sguardi e per parole (Il Mulino, 2018). Per Interlinea ha curato l’antologia Poeti innamorati.

Ha scritto sulla sua produzione Luigi Balducci: «Valduga ha fatto sua la crisi di linguaggio della poesia moderna. Non è un poeta in crisi, ma un poeta che parla con la crisi, servendosene. E nessuno ha colto, come lei, la situazione di impossibilità che ha lasciato dietro di lei il discorso di Montale: non perché fosse impossibile dire meglio, dire di più, ma perché è ormai impossibile dire qualcosa con quelle parole. In questa camera carceraria sono ammessi ancora dei giochi; ma il più importante non è quello erotico: è quello di chi si diverte a ritagliare il linguaggio degli altri, a lavorare di forbicine e colla. Non so trovare o vedere, oggi, un linguaggio poetico che sia più linguaggio di questo».

L’ultima traduzione di Patrizia Valduga è dei primi sette Cantos di Ezra Pound (Oscar Mondadori). Un capolavoro ineguagliabile, quello di Pound, al quale con personalità e passione si è dedicata Valduga che, sorretta da finezza interpretativa e di gusto e da personali scelte stilistiche e lessicali, ha deciso di riproporne nella nostra lingua i primi sette canti. Troviamo anche, in queste pagine, l’esito dell’approfondito studio compiuto dalla traduttrice sui Cantos, documentato da una sostanziale presenza di note a commento del testo e della traduzione. Un apparato, fondato anche sulla consultazione di importanti e storici contributi di studiosi poundiani, che testimonia quanto l’indagine delle radici dell’opera di Pound e la lettura sistematica delle sue fonti siano state imprescindibili per poter tradurre e offrire un’analisi non superficiale di un testo tanto particolare e complesso, di un poema quanto mai ricco di precisi riferimenti culturali e storici, di elementi strutturali interni che ne rendono ulteriormente denso, multiforme e materico il formidabile e coinvolgente spessore poetico.